Mogadiscio agguato agli italiani di Francesco Fornari
Tre ufficiali rapiti con un neozelandese, uccisi a raffiche di mitra due Caschi blu malesi Tre ufficiali rapiti con un neozelandese, uccisi a raffiche di mitra due Caschi blu malesi Mogadiscio, agguato agli italiani Al check-point Pasta l'attacco al convoglio Feriti altri 5 soldati delle Nazioni Unite MOGADISCIO. Tre ufficiali italiani c uno neozelandese, distaccati presso il comando Unosom a Mogadiscio, sono stati sequestrati ieri pomeriggio da un gruppo di somali armati che hanno attaccato il loro convoglio uccidendo tre soldati malesi di scorta e ferendone altri tre. Gli ufficiali catturati sono il colonnello Fulvio Vezzolini, 55 anni, il capitano Gaetano Salvati, 35 anni e il capitano Emilmio Scn: fanno parte con altri dieci ufficiali, sette sottufficiali e tredici soldati, questi ultimi carabinieri del Tuscania, del piccolo distaccamento rimasto nella capitale somala, in servizio presso il comando dei Caschi blu come presidio della nostra legazione diplomatica, ospitata in alcuni containers sistemati nell'area occupata dall'ambasciata americana. L'agguato è avvenuto alle 17,30, nei pressi check-point ieri del il 3 tre Pasta, dove luglio dell'anno scorso nostri militari vennero uccisi e 22 feriti durante un sanguinoso scontro a fuoco con gruppi di miliziani. Da sempre è zona di imboscate e attentati: in questo punto, infatti, passa la linea verde che separa la zona meridionale della capitale, controllata dagli Haberghedir, fedeli al generale Aidid , da quella settentrionale, in mano agli Abgal del presidente Ali Mahdi. E' anche un punto nevralgico perché dalla Eona del pa stificio parie la vecchia strada imperialo, l'unica arteria che collega le regioni settentrionali con Mogasdiscio ed è un punto di passaggio obbligato por tutto il traffico diretto verso Nord. Dal marzo scorso, dopo la partenza dei Caschi blu italiani che l'avevano presidiato per più di dodici mesi, il check-point è stato teatro di furiose battaglie fra clan rivali e bande di inorian (banditi) per assicurarsene il controllo. Il convoglio, tre fuoristrada blindati, con i nostri tre ufficiali e il collega neozelandese, scortati da nove Caschi blu malesi, era partito nelle prime ore del pomeriggio dal comando dell'Unosom pei- effettuare una ricognizione in vari quartieri della capitalo, teatro nei giórni scorsi di sparatone fra miliziani delle opposte fazioni. Una missione molto rischiosa: in queste ultime settimane gli automezzi dell'Unosom sono finiti sovente in mezzo a sparatorie fra bande rivali, venerdì pomeriggio il convoglio con il quale viaggiava il rappresentante speciale in Somalia delle Nazioni Unite, l'ambasciatore del Ghana Victor Gbeho, è rimasto coinvolto in una battaglia tra sostenitori del generale Aidid e uomini di un clan avversario. Questa volta, però, gli automezzi delle Nazioni Unite sono stati attaccati deliberatamente. Mentre il piccolo convoglio transitava lungo la strada 28 ottobre, fra il pastificio e l'hotel Guled, ò stato fatto segno da raffiche di mitraglia¬ trice. I Caschi blu non hanno potuto neppure rispondere al fuoco: un soldato malese è morto, altri cinque sono rimasti feriti dalla tempesta di proiettili che si e abbattuta sui veicoli. Gli assalitori, sembra Haber Ghedir, hanno costretto gli ufficiali a scendere dagli automezzi e li hanno portati, con tre caschi blu malesi della scorta rimasti illesi, a Mogadiscio Sud, la parte della città controllata dagli uomini del generale Aidid. Alcuni uomini del commando hanno accompagnato i cinque soldati della Malaysia feriti (ma due sono morti durante il tragitto) all'ospedale per la maternità e l'irifannzia «Sos Kinderdorf», di una organizzazione umanitaria austriaca, non lontano dal luogo dove era avvenuto l'agguato. Con la radio dell'ospedale gli aggressori si sono messi in contatto con l'Unosom annunciando che oggi chiederanno un riscatto per la liberazione degli ufficiali e dei soldati. L'ultimo sequestro era avvenuto venerdì scorso: un funzionario delle Nazioni Unite era stato rapito da un gruppo di uomini armati che per la sua liberazione avevano chiesto diecimila dollari: ventiquattr'ore dopo il funzionario è stato liberato ma fonti dell'Onu negano che sia stato pagato un riscatto. Francesco Fornari Gli aggressori accompagnano i feriti all'ospedale e annunciano «A Roma chiederemo un riscatto» Nuovo porto A Mogadiscio dopo molti mesi di tregua sono ritornate le milizie dei clan. Una pianta della città con il luogo dell'agguato agli italiani
Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Fulvio Vezzolini, Gaetano Salvati, Haber, Victor Gbeho
Luoghi citati: Ghana, Mogadiscio, Roma, Somalia, Tuscania
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