« Processate i boss della Sanità »

Centoquaranta imputati Chiesto il rinvio a giudizio per De Lorenzo e Poggiolini: 9 miliardi di tangenti a testa « Processate i boss della Sanità » Centoquaranta imputati NAPOLI. Il record spetta di diritto a Francesco De Lorenzo con cento capi di imputazione, anche se l'ex ministro è battuto di una incollatura da Duilio Poggiolini nella speciale classifica delle tangenti: 9 miliardi e 400 milioni del re Mida della sanità contro 9 miliardi e 330 milioni. E' decisamente un'inchiesta dai grandi numeri quella che ieri è arrivata in dirittura d'arrivo, quando i sostituti procuratori Alfonso D'Avino, Antonio D'Amato, Nunzio Fraiasso e Arcibaldo Miller hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per 140 imputati. Dentro il gotha del mondo sanitario, industriali farmaceutici, medici, docenti universitari, ma non mancano superburocrati del ministero ed esponenti politici di rilievo della Prima Repubblica come Renato Altissimo, Giorgio La Malfa e Adolfo Battaglia. Complessivamente hanno collezionato la bellezza di 247 capi d'imputazione per reati che vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione e all'illecito finanziamento dei partiti. Ad aprire la lista non poteva non esserci che lui, Francesco De Lorenzo, considerato a capo di una organizzazione criminale che ha lucrato sulla salute dei cittadini trasformando il servizio sanitario in un pozzo di San Patrizio. Ai cento episodi di illeciti contestati all'ex ministro si aggiungono i 45 per i quali è chiamato in causa Duilio Poggiolini, l'eminenza grigia della farmatruffa coinvolto nella duplice veste di direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale e di componente del Cip-farmaci. Accanto a lui all'udienza preliminare comparirà anche la moglie Pierr Di Maria, tornata libera venerdì scorso grazie al decreto sulla custodia cautelare. Sono occorse 260 pagine ai giudici napoletani per illustrare il sistema delle tangenti a nove zeri pagate allo scopo di favorire le iscrizioni dei medicinali nel prontuario farmaceutico, autorizzare la vendita delle acque minerali e per le campagne pubblicitarie anti-Aids. Richieste di danaro sempre più pressanti in occasione delle campagne elettorali quando occorreva sostenere la candidatura del ministro. Ed infatti alcuni capitoli della richiesta sono dedicati ai «contributi» versati ai comitati elettorali, ai periodici di partito e ad un centro studi, il Rimez, collegato all'esponente liberale. E' durato poco più di un anno il lavoro degli inquirenti ed è stato un lavoro snervante visto che, man mano che si scopriva un illecito, subito si delineava all'orizzonte un nuovo più inquietante scenario. Tutto cominciò tra maggio e giugno dello scorso anno quando i magistrati si ritrovarono tra le mani due memoriali. Il primo lo aveva consegnato Gianni Marone, uomo di fiducia di De Lorenzo e depositario di mille inconfessabili segreti, come la distruzione in un pentolone dei documenti più compromettenti. Il secondo, a futura memoria, fu spedito da Antonio Vittoria, preside della facoltà di Farmacia morto in circostanze ancora da chiarire quando apprese di essere sotto inchiesta. Da allora gli sviluppi delle indagini hanno assunto un ritmo da sarabanda. Due organismi, il Cip e la Commissione unica del farmaco, sono slati trasformati in giganteschi «collettori» di mazzette per favorire la promozione dei farmaci. Il dossier si arricchisce quando Poggiolini, arrestato in una clinica svizzera, decide di vuotare il sacco. Così i giudici scoprono l'alterazione delle dosi terapeutiche per aumentare gli incassi delle aziende, il mercato del sangue infetto, l'enorme potere delle holding farmaceutiche capaci di condizionare le leggi di previsione della spesa sanitaria e di determinare persino l'assegnazione dei premi Nobel. Ed ancora, il ruolo del cardinale Fiorenzo Angelini, «ministro degli Esteri» del Vaticano, e l'ombra della massoneria, individuata per la comune affiliazione alla loggia P2 di personaggi chiave, come lo stesso Poggiolini, Vittoria e Elio Guido Rondanelli, altro componente del Cip-farmaci per il quale la procura ha avanzato ieri la richiesta di rinvio a giudizio. Dall'indagine dovrebbero uscire definitivamente 35 indagati, destinatari di una richiesta di archiviazione. Con il provvedimento depositato ieri si è conclusa la fase centrale dell'inchiesta sulla malasanità, proprio quando alcuni suoi protagonisti sono tornati a casa. Enzo La Penna

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