I'hippy Couto chiomalunga

I/hippy Couto chiomalunga I/hippy Couto chiomalunga «Sarò il leader della difesa del Parma» FIRENZE. Fernando Couto, i lunghi capelli da figlio dei fiori, lo sguardo da ribelle capobanda di quartiere. Prima impressione: tutto fuorché quello di uno studente oxfordiano. Soprattutto quella chioma nera che gli copre occhi e spalle e dà di lui un'immagine, come direbbero i benpensanti, «dubbia». Eppure né patron Tanzi, né il presidente Pedraneschi e neppure Scala, appena lo hanno visto, hanno fatto come Boniperti: appena Rui Barros, uno dei pochi portoghesi (almeno fino a ieri) approdati in Italia, arrivò a Torino, il dirigente juventino lo accompagnò subito dal parrucchiere. Cambiati i tempi, si dirà. Oggi di un giocatore, sul piano del look, si accetta tutto o quasi: trecce, orecchini, tatuaggi. L'importante è che in campo dia il massimo e fuori viva al minimo. Ecco, Fernando Couto di sé garantisce questo: esuberante e grintoso col pallone (fino a raggiungere la fama di «cattivo»), introverso e calmo fra le pareti di casa. «Ma non sono né un giocatore violento né un picchiatore. Tanto meno un tipo strano: in campo sono un duro e amo vincere. Fuori sono calmo, frequento gli amici dell'infanzia, amo conversare, non fumo». Scala, che di solito guarda prima all'uomo poi al giocatore, sarà soddisfatto della sua vita privata. Vive con i genitori e un fratello che lo seguiranno a Parma, è fidanzato e presto si sposerà. Tra le sue passioni: la Coca-Cola e appunto i contestatissimi capelli lunghi. «Da ragazzino li avevo corti, poi me li sono fatti crescere perché mi piacciono così. Non è per la mia immagine che lo faccio, io non voglio distinguermi nel calcio per i capelli, ma per la mia qualità di giocatore». Proprio questo, oltre che il suo curriculum, ha convinto il Parma, che lo ha scelto per sostituire Grun. 25 anni ad agosto, fisico possente, carriera costruita nel Porto in cui ha giocato 112 partite segnando 12 gol, due scudetti, campione del mondo nel 1989 con la rappresentativa Under 19, dal 1992 titolare fisso in nazionale con 25 presenze. Gli italiani se lo ricorderanno per quel gol realizzato contro gli azzurri in Portogallo (partita finita 3-1 per l'Italia) e per l'espulsione nella gara di ritorno a San Siro, che coincise con la qualificazione ai Mondiali degli azzurri e l'eliminazione dei portoghesi. Oltre alle prestazioni disputate in Coppa Campioni contro il Milan e il Barcellona. Di lui gli esperti dicono: marcatore implacabile, fortissimo di testa, grande temperamento, attualmente il miglior difensore portoghese. Di sé dice: «Sono arrivato a certi livelli con le mie forze e non con le raccomandazioni. Se qualche volta esagero in campo, è per l'emozione della lotta, non per far male all'avversario». Insomma: gioco maschio ma nessuna impennata sopra le righe. Appena due gare saltate per squalifica nel campionato portoghese. A Scala va benissimo così: è il leader che cercava, bastò un'impressione a Milano contro l'Italia e fu colpo di fulmine. Puntò il dito e sentenziò: «Ecco l'uomo adatto per la nostra difesa». Couto china la testa e ringrazia. Ora si appresta a duellare in Italia con i suoi compagni di nazionale: Paulo Sosa, Rui Costa, Futre, di cui dice un gran bene. «Il calcio italiano è il massimo, ma quello portoghese non è da meno. Lo dimostreremo». Più patriottismo che ruffianeria di circostanza: Couto non scende a compromessi, non allenta mai la pressione. Concede un po' di sdolcineria solo quando, e non potrebbe essere altrimenti, parla del Parma. Appena arrivato ha detto: «So che mi volevano anche la Fiorentina e il Napoli, ma la prima ha poi cambiato obbiettivo e il secondo è rimasto ancorato ai tempi di Maradona. Il Parma è mille volte meglio. Insieme al Milan gioca il calcio più bello». Se voleva conquistare definitivamente Scala, la missione è compiuta. Adesso non resta che scrollarsi di dosso quell'etichetta di «cattivo». I capelli, assicura, non li taglierà e la gamba non la tirerà mai indietro. Però... «Farò di tutto per dimostrare che non sono un violento. Ma sia chiaro, senza travestirmi da agnellino. La gente deve capire che non sono lì per essere un bravo ragazzo. E poi chi è un bravo ragazzo nel calcio non si trova bene». Questo è Couto: un po' dottor Jekyll, un po' mister Hyde. Prendere o lasciare. Ma intanto il Parma se lo tiene ben stretto. E dal parrucchiere, questo è sicuro, non lo porterà. Brunella Ciullini

Luoghi citati: Barcellona, Firenze, Italia, Milano, Parma, Portogallo, Torino