Re Giorgio hitleriano «traditore» di Churchill
■ ■ Re Giorgio, hitleriano «traditore» di Churchill In alto: Giorgio VI e consorte ad Ascot. A sinistra: il duca di Windsor e la Simpson A destra: Churchill mento del suo lavoro, l'ingresso trionfale di Hitler a Londra a fianco del re inglese in mezzo all'esultanza del popolo inglese»: parola di Fritz Wiedemann, assistente del Fùhrer. Ora sappiamo che l'imbeccata gli venne dal sovrano in persona. Era stato lui a considerare una vittoria il viaggio di Chamberlain a Berchtesgaden dopo l'invasione della Cecoslovacchia, fu lui a portarlo a far ciao ciao con la manina alla folla dal balcone di Buckingham Palace quando il premier tornò sventolando il fraudolento trattato di Monaco come il pezzo di carta che «avrebbe assicurato pace alla nostra epoca». Il giorno in cui l'Inghilterra riconobbe la sovranità italiana sull'Abissinia, il re telegrafò a Halifax: «Ci rallegriamo per la conclusione dei negoziati che Lei ha condotto con tanta energia e abilità». Quando Chamberlain si dimise, la regina gli mandò una lacrimosa lettera grandissima probabilità nascerà un governo regionale per la Sassonia Anhalt formato da socialdemocratici e verdi. E siccome questi due partiti insieme non hanno la maggioranza, il Pds (cioè gli eredi diretti dei comunisti di Honecker) dovrà dare un appoggio esterno, fosse pu- in cui diceva che con lui i monarchi «si erano sentiti al sicuro»; mentre Churchill dovette sudarsela, quella fiducia. Sapeva benissimo di non essere gradito e rispose per le rime, tenendo il re alla larga e a digiuno di informazioni. Cominciarono ad andare d'accordo solo nel dicembre del 1940. «I Windsor rappresentavano l'aspetto peggiore dell'establishment nel momento preciso in cui la sua politica di pace ad ogni costo si dimostrava pericolosamente sbagliata - sbotta Roberts -. Nella politica quotidiana erano goffi e miopi, non fecero il salto mentale necessario a capire che nutrire la bestia nazista ne alimentava l'appetito». Lo storico non dà il colpo di grazia soltanto alla coppia regnante, ma anche ai reietti Edoardo Vni-Wallis Simpson. Ha trovato le prove che il duca di Windsor guadagnò almeno 15 miliardi di lire con transazioni illegali di valuta al mercato nero francese: esportò un sacco di soldi dall'Inghilterra e li cambiò clandestinamente nel Paese che gli aveva concesso privilegi fiscali. Parigi venne a saperlo e lo scandalo stava per scoppiare nel 1959. Fu insabbiato dal presidente della Midland Bank, Walter Monckton. In nome della monarchia. Maria Chiara Bonazzi
Luoghi citati: Abissinia, Ascot, Berchtesgaden, Cecoslovacchia, Inghilterra, Londra, Monaco, Parigi, Sassonia Anhalt
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