Ma nel deserto scoppia la pace di A. B.

mm mm Ma nel deserto scoppia la pace Israele e Giordania trattano in una tenda LA GUERRA CHE NON FINIVA TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO fa Peres disse che alla firma di un accordo con la Giordania mancava solo la penna. Nei prossimi giorni, inoltre, i negoziati israelo-giordani acquisteranno una notevole dinamica: il 20 luglio Peres si incontrerà (sulla sponda giordana del Mar Morto) con il premier Abdel Salam Majali, che farà gli onori di casa, e con il segretario di Stato Warren Christopher. Il 25 luglio, inoltre, re Hussein di Giordania e il premier Yitzhak Rabin si incontreranno per la prima volta in pubblico, a Washington. Nel riferire di questi portentosi avvenimenti, «Yediot Ahronot» ha deciso ieri di passare per una volta dalla cronaca spicciola alla «Storia»: «Due erano gli obiettivi del movimento sionista: creare nella terra d'Israele uno Stato indipendente per il po¬ Tra Israele e Giordania la guerra è finita. Lo ha annunciato ieri, con un titolo a tutta pagina, il diffuso quotidiano «Yediot Ahronot» e lo ha confermato più tardi anche il ministro degli Esteri Shimon Peres, incontrando una delegazione di giovani pacifisti israeliani. «L'era della guerra è finita - ha detto appunto -. Adesso apriremo un capitolo nuovo». Il nuovo capitolo sarà aperto oggi esattamente alle ore 9 di mattina quando israeliani e giordani si incontreranno, a 15 chilometri a Nord di Aqaba, in un attendamento nel Wadi Arava, una vallata quasi sempre secca e riarsa che segna (grosso modo) la linea armistiziale fra i due Paesi. Dopo i discorsi di occasione dei capi-delegazione (l'israeliano Elyakim Rubinstein e il giordano Fayez Tarawneh) che saranno trasmessi in diretta dalle reti televisive dei due Paesi, i lavori di contenuto inizieranno in tre diverse commissioni incaricate di studiare rispettivamente la definizione del confine, gli accorgimenti di sicurezza e la spartizione delle risorse idriche della zona. I problemi sul tavolo non sembrano formidabili: già un anno Le carestie provocate dalla Il leader cinese Mao Zedong Ora gli attribuiscono la responsabilità della morte di 80 milioni di persone polo ebraico e vivere in pace con i vicini arabi - ha ricordato il suo editorialista -. Abbiamo realizzato il primo obiettivo nel 1948 e il secondo nel 1994». «Il sogno ha aggiunto - si sta avverando di fronte ai nostri occhi: con la Giordania, la guerra è finita». In tutto, Israele e Giordania si disputano 386 chilometri quadrati di terra (poco più della striscia di Gaza) e la distribuzione delle risorse idriche. Sul primo punto, Israele non dovrebbe ostinarsi troppo. Sul secondo, proporrà ai giordani di concentrarsi sulla creazione di nuove risorse idriche, ad esempio esaminando i costi della desalinizzazione dell'acqua marina e quelli dell'importazione di acqua dolce dalla Turchia. Problemi più spinosi sono stati rinviati a un tempo più lonta¬ delirante politica economica e le purghe politiche decimarono la popolazione no. Quello dei profughi palestinesi residenti in Giordania sarà discusso nel contesto dei negoziati multilaterali di pace. E' rinviata pure la discussione sullo status di Gerusalemme, che Israele si prefigge di iniziare ad affrontare con i palestinesi solo dopo due anni di autonomia nei Territori. Ieri comunque, significativamente, Peres è tornato a suggerire a re Hussein di recarsi presto a Gerusalemme per pregare nella moschea di Al Aqsa. «Se verrà - ha assicurato -, lo accoglieremo con tutti gli onori». Per una volta, la politica di pace dei laboristi è stata confortata dall'approvazione del Likud, il principale partito di opposizione. Unica voce dissidente in Israele, quella del «falco» Ariel Sharon che ancora ieri ha affer¬ mato che «la Giordania è lo Stato palestinese» (per via della sua composizione demografica) e ha accusato il governo Rabin di creare con le sue mani «un secondo Stato palestinese» a Gaza e a Gerico, guidato da Yasser Arafat. In Giordania, d'altra parte, il movimento islamico ha decretato per il 25 luglio una giornata di lutto. Ieri, inoltre, 10 fra partiti e movimenti di opposizione hanno pubblicato un documento in cui esprimono ferma condanna per la decisione del re di incontrarsi con Rabin. Di fronte all'estendersi del dissenso, Hussein ha fatto diffondere dall'agenzia giordana di stampa Petra un messaggio da lui inviato a Majali in cui augura il pieno successo dei negoziati con Israele. [a. b.]