Subito polemica

Subito polemica Subito polemica Per Fellini una mostra o una fiera? Federico Fellini ROMA. Non è neanche cominciata la grande mostra su Fellini e già viene attaccata da più parti come «una fiera vacua e paesana», «un baraccone affettivo», «un inutile circo che al Maestro avrebbe portato solo dispiacere». Promossa dagli eredi di Federico Fellini e di Giulietta Masina, uniti in questa come in altre circostanze, verrà inaugurata a Roma il 20 gennaio del '95, esattamente il giorno in cui Fellini avrebbe compiuto 75 anni: nei due giorni precedenti un convegno presieduto da Rondi sul cinema di Fellini. In mostra, secondo l'idea del comitato artistico di cui fanno parte Lietta Tornabuoni, Vincenzo Mollica, Pietro Notarianni e Mario Longardi, verranno presentanti disegni, manoscritti, sceneggiature, lettere, costumi, manifesti, e tutto quanto sarà stato possibile riunire in questi mesi. Allora perché opporsi a una iniziativa che parte con queste credenziali? Il rischio, denuncia Rinaldo Geleng, lo scenografo amico di Fellini, è che intorno a una macchina come questa, che dopo Roma dovrebbe addiririttura girare negli Stati Uniti, da New York a Los Angeles, si sviluppino forme di volgare commercializzazione che avrebbero ferito e infastidito Fellini: tazzine da caffè con la sua faccia, magliette con Anita Eckberg che esce dalla Fontana di Trevi, quadernucci con la figuretta di Giulietta Masina vestita da Gelsomina. Tuona Geleng: «Il maestro odiava le manifestazioni, gli omaggi, le pompe. Non voleva neanche andare a ritirare l'Oscar. Sono stato io a convincerlo, dicendogli che mia moglie ormai aveva già comprato il vestito della cerimonia. Questo mercato itinerante lo farà rivoltare nella tomba». Rincara la dose padre Angelo Arpa, il gesuita che è stato più vicino a Fellini dal tempo di «La dolce vita»: «Mi lascia perplesso questa manifestazione pomposa che avrebbe fatto urlare Federico. Questa mostra dà spazio alla vanità complessiva. Hanno deciso di giocare con lui. E' un segno dei tempi». E poi, sostengono, nessun privato darà i disegni di Fellini in suo possesso: non lo vuol fare Pier Marco de Santis, né Anna Giovannini che tanto gli furono legati. E neppure il fotografo Pier Luigi ha intenzione di mettere a disposizione della mostra le foto di scena scattate sui set di Fellini. A buttare acqua sul fuoco delle polemiche è l'avvocato Carlo Patrizi, legale degli eredi di Fellini e della Masina: sono loro, infatti, che dopo un luna disamina delle tante offerte ricevute hanno deciso di affidare l'organizzazione materiale dell'iniziativa al gruppo «Prospettive», che ha già fatto la mostra sui sessantanni di Topolino e quella sui Normanni. «Chi dice che ci saranno le tazzine da caffè con la faccia di Federico? Le trattative per il merchendising non le abbiamo neanche iniziate, figurarsi se si può già criticarle. Gli eredi hanno voluto una grande mostra proprio per bloccare quello sciacallaggio. Manifesti non autorizzati, t-shirt che riproducevano schizzi di costumi, testi inediti pubblicati da riviste. Un fermo dovevamo metterlo. La mostra dovrebbe servire anche a questo». Ma ci saranno i tanti disegni che Fellini regalava agli amici? «Credo di sì. La mostra è stata accolta benissimo nell'ambiente del cinema. Scorsese, Paul Mazursky, Woody Alien sono entusiasti dell'idea di averla in America. Controlleremo con la massima cura che resti un'iniziativa seria», [si. ro.] Federico Fellini

Luoghi citati: America, Los Angeles, New York, Roma, Stati Uniti, Trevi