La «madre di tutte le lune »

25 anni dopo Da Marte a Giove le «navicelle» scoprono i segreti del sistema solare 25 anni dopo Da Marte a Giove le «navicelle» scoprono i segreti del sistema solare La «madre di tutte le lune » Con l'Apollo nasce la geografia dei satelliti 1382 chilogrammi di sassi e polveri lunari portati a terra dagli astronauti in sei missioni ci hanno insegnato molte cose sulla storia geologica del nostro satellite. Prima di tutto l'età delle sue «terre», che sono più antiche, e quella dei suoi aridi «mari» di lava, un po' più giovani. Le datazioni fatte dosando gli elementi chimici radioattivi a lunga vita coincidono abbastanza con quelle fatte sui meteoriti e sui più antichi campioni di rocce terrestri: circa 4 miliardi di anni. Non meno istruttivo dell'esame in laboratorio delle pietre lunari è stato però il confronto tra il nostro satellite e quelli degli altri pianeti. Quando, 25 anni fa, Armstrong e Aldrin sbarcarono sulla Luna, di quei satelliti non sapevamo quasi nulla: tutt'al più avevamo un'idea (spesso approssimativa) del loro diametro e della loro massa. Le esplorazioni del sistema solare svolte negli Anni 70 e 80 da sonde come i Pioneer, i Mariner, i Viking e i Voyager hanno invece permesso uno studio comparativo di tutte le «lune», con risultati scientificamente molto interessanti. Proviamo a delineare almeno un quadro d'insieme. Mercurio e Venere, intanto, non hanno satelliti. La Terra e Plutone ne hanno uno, e in entrambi i casi si tratta di un satellite insolitamente grande rispetto al proprio pianeta : il diametro della Luna è circa un quarto di quello terrestre, quello di Caronte la metà del suo pianeta Plutone. Satelliti giganti, insomma. Marte, invece, ha due lune piccolissime. Giove ne ha 16 di varie dimensioni, Saturno 17, Urano 15, Nettuno 8. In totale, quindi, all'anagrafe del Sistema solare attualmente sono registrati sessanta satelliti, variamente distribuiti intorno a sette dei suoi nove pianeti. Tutte queste lune hanno caratteristiche molto specifiche. Una classificazione grossolana potrebbe dividerle in quattro categorie a seconda delle dimensioni. Nella prima si collocano i satelliti di grandi dimensioni, con diametri intorno ai 4-5 mila chilometri: la Luna, i quattro satelliti galileiani di Giove (Io, Europa, Ganimede e Callisto), il maggiore dei satelliti di Saturno (Titano) e il maggiore dei satelliti di Nettuno (Tritone). Nella seconda categoria possiamo mettere i satelliti con diametro intorno ai 1000-1500 chilometri, come i quattro maggiori di Urano (Ariel, Umbriel, Titania e Oberon) e Caronte, il satellite di Plutone. La terza categoria comprende i satelliti sotto i mille chilometri di diametro ma ancora di dimensioni rispettabili: per esempio Mimas ed Enceladus, satelliti di Saturno (rispettivamente di 400 e 500 chilometri) e Miranda, satellite di Urano (480 chilometri). Infine la quarta categoria, la più numerosa, comprende satelliti dal diametro di poche decine di chilometri, come i due satelliti di Marte - Deimos e Phobos -, le lune minori di Giove, di Saturno, di Urano e di Nettuno. Molti di questi satelliti in miniatura sono stati scoperti dalle sonde spaziali «Pioneer» e «Voyager». Se però li osserviamo più attentamente, tutti questi satelliti hanno una loro personalità. Come abbiamo già accennato, fino al 1974 conoscevamo la superficie di un solo satellite: la nostra Luna. Persino i grandi satelliti di Giove non erano nulla più che puntini di luce, senza un diame¬ tro apparente apprezzabile per quanto potente fosse il telescopio usato. Le navicelle spaziali ci hanno mostrato in pochi anni una grande varietà di paesaggi e di situazioni ambientali via via che avvicinavano altri satelliti. Deimos e Phobos, i satelliti di Marte, fotografati dalle sonde «Viking», hanno un aspetto molto simile a quello degli asteroidi Gaspra e Ida quale ci è stato mo- strato negli ultimi mesi dalle eccezionali fotografie riprese dalla sonda «Galileo»: piccoli corpi di forma irregolare, martoriati da crateri. E' probabile, quindi che i satelliti di Marte siano asteroidi catturati dall'attrazione gravitazionale del pianeta. E forse asteroidi catturati sono anche i satelliti più piccoli di Giove. Molto interessanti sono le quattro lune principali di Giove scoperte da Galileo nel 1610. Io presenta un'attività vulcanica continua, indotta dalle maree contrapposte di Giove stesso e del satellite Europa, il quale invece ha una superficie totalmente ghiacciata e insolitamente liscia. Ganimede è caratterizzato da un complicato intreccio di strisce brillanti, irregolari e rettilinee, che si intersecano tra di loro. Callisto detiene il primato assoluto di craterizzazione: non c'è un angolo della sua superfi¬ cie che non sia stato colpito da un meteorite. Quanto ai satelliti di medie dimensioni che circondano Saturno, ricordano abbastanza la nostra Luna, mentre il grande Titano è l'unico satellite del sistema solare che possieda un'atmosfera: è però un'atmosfera molto diversa dalla nostra, essendo composta prevalentemente da metano. Se ci fosse anche ossigeno, guai ad accendervi un fiammifero! Ma per fortuna gli altri ingredienti sono l'azoto e l'argon. In ogni modo questa atmosfera è così densa e opaca da impedire la visione del suolo del satellite. Non è escluso che in essa ci sia una zona in cui potrebbero formarsi molecole organiche complesse, simili a quelle che 3,5 miliardi di anni fa hanno dato origine alla vita sulla Terra. I satelliti maggiori di Urano sono un po' delle lune in miniatura, con crateri, solchi e pianure lievemente ondulate. Quelli minori, scoperti dalle sonde «Voyager», appaiono come volgari sassi cosmici larghi una cinquantina di chilometri, analoghi ai satelliti minori di Giove e di Saturno. Nettuno ha in Tritone un satellite degno di tutto rispetto per dimensioni, nettamente superiori a que'le della Luna e persino a quelle del pianeta Mercurio. Infine Caronte, la luna di Plutone, è l'unica che non sia ancora stata fotografata da vicino grazie a qualche navicella spaziale: si suppone però che sia un oggetto ghiacciato con un diametro di circa 1200 chilometri. Il ghiaccio nella sua «estate» (una trentina di anni alternati a 220 anni di inverno) sublima, formando una tenue atmosfera di idrocarburi. Piero Bianucci Lo studio delle pietre prelevate da Aldrin, Armstrong e altri lunauti ha permesso l'analisi di tutti i satelliti Nell'«anagrafe» sono iscritti 60 corpi celesti con nomi e caratteristiche più diverse Ora li conosciamo meglio 1^ -f !.r.H»l fft» UMimiu * A fianco il lungo viaggio della sonda Voyager che fotografa (sotto) alcuni satelliti di Giove X / % Rotta del 'ijK-IlHlWHi / fwmji alle he \ \ Lo studio delle pietre itu \Jf prelevate da Aldrin, Armstrong %^fì ! e altri lunauti ha permesso l'analisi di tutti i satelliti Nell'«anagrafe» sono 60 corpi celesti con ne caratteristiche più dOra li conosciamo me A fianco il lungo viaggio della sonda Voyager che fotografa (sotto) alcuni satelliti di Giove

Luoghi citati: Europa, Giove