Truffa miliardaria via telefono di R. Cri.

L'organizzazione siciliana sgominata dalla Finanza: in manette trenta persone L'organizzazione siciliana sgominata dalla Finanza: in manette trenta persone Truffa miliardaria via telefono Ottenevano crediti intercettando chiamate dalle banche SAVONA. Un'organizzazione siciliana, accusata di compiere truffe ai danni di decine di banche in tutta Italia facendo negoziare assegni (circolari e bancari) falsificati, è stata sgominata dalla Guardia di Finanza al termine di una complessa indagine che è durata oltre un anno. Sono state arrestate trenta persone, denunciate altre venti ed effettuate duecento perquisizioni. L'ammontare della truffa è stato calcolato in 35 miliardi di lire, le regioni interessate sono numerose e testimoniano della vastità di questa truffa su sfondo tecnologico: Sicilia, Campania, Calabria, Liguria, Veneto, Piemonte, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana e Lazio. Le indagini sono state condotte dalla sezione di polizia giudiziaria della Procura della repubblica presso la pretura di Savona e dalla compagnia savonese della Guardia di Finanza. Le hanno coordinate i pubblici ministeri Emilio Gatti e Domenico Pellegrini. Secondo quanto reso noto dalla Guardia di Finanza, l'organizzazione, tramite collaboratori sparsi in tutta Italia, reperiva «clienti» per la negoziazione degli assegni. I «clienti» una volta ricevuti i titoli li portavano in banca, accompagnati da un componente dell'organizzazione che doveva verificare che l'operazione av¬ venisse e informare quindi i complici, una volta perfezionata. Sempre secondo quanto riferito dalla Guardia di Finanza, la banca negoziatrice chiedeva il «benefondi» a quella emittente, via telefono. Ma la comunicazione veniva subito intercettata dall'organizzazione. I malviventi davano all'istituto di credito richiedente ampie garanzie sulla bontà dei titoli. E in qualche caso, che si presentava più difficile, inviavano addirittura un fax. L'intercettazione avveniva tramite una deviazione sulla cabina dove confluiva l'utenza telefonica della banca. La linea veniva deviata in un ap¬ partamento affittato per l'occasione, sempre situato nei pressi dell'istituto di credito preso di mira. I «clienti» una volta incassati i titoli corrispondevano, in contanti, al corriere dell'organizzazione il cinquanta per cento del valore nominale degli assegni. Poi chi aveva portato all'incasso gli assegni presentava una denuncia di truffa. Così - dicono gli investigatori delle Fiamme Gialle - si otteneva un duplice scopo: prevenire l'indagine di polizia che sarebbe stata certamente avviata, e tamponare le richieste delle banche che nel giro di qualche settimana avrebbero chiesto il rimborso. [r. cri.]

Persone citate: Domenico Pellegrini, Emilio Gatti