Pista della droga al Cremlino di Giulietto Chiesa

Annegano 40 boat-people Un giornale russo rivela: in cambio del silenzio, Washington avrebbe ricattato Mosca Pista della droga al Cremlino L'Fbi accusa alcuni uomini di Eltsin MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Il governo russo è «nelle mani dell'America»? A sparare la notizia, anzi l'indiscrezione, è un quotidiano moscovita tutt'altro che tenero, di solito, con Boris Eltsin, ma che viene generalmente considerato come attendibile. La storia è questa. «Secondo rivelazioni ricevute dalla "Nezavisimaja Gazeta" - scrive il giornale - da fonti indipendenti l'una dall'altra ma estremamente bene informate, alcuni momenti della recente visita a Mosca di Louis Freeh, direttore dell'Fbi americano, sono stati accuratamente tenuti al riparo dalla curiosità del grande pubblico». Quali? Freeh avrebbe messo sul tavolo di un «alto funzionario dell'amministrazione presidenziale» i risultati dell'indagine supersegreta in corso negli Stati Uniti sotto il nome in codice di «La pista del denaro». Nonostante il codice è evidente che si tratta di riciclaggio di denaro sporco, proveniente da - continua il giornale - «operazioni criminali a vasto raggio, includenti il trasporto di narcotici». Il direttore dell'Fbi avrebbe dunque fatto vedere al suo interlocutore un elenco di nomi di «cittadini russi, sui quali esisterebbero prove molto serie» di partecipazione a quelle operazioni. Tutta gente che ha conti in banca in America e sui cui movimenti l'Fbi da tempo avrebbe istituito controlli molto ravvicinati. Non si sa di quanti nomi fosse composto l'elenco, ma il giornale afferma che, «tra gli altri, vi sarebbero cognomi piuttosto grossi». Tanto grossi da costituire un vero e proprio affare di Stato, ben al di là dei pur potenti gruppi mafiosi russi che già agiscono sul territorio degli Stati Uniti. Lo scopo della rivelazione di Freeh non sarebbe stato tuttavia quello di avviare un'operazione congiunta russo-americana per sgominare la mafia russa, bensì quello di «trattare» uno scambio di favori. «Avendo in mano una carta di queste proporzioni - scrive ancora "Nezavisiamaja Gazeta" - è possibile dettare le proprie condizioni in forme anche estremamente dure». E Freeh non avrebbe perso tempo (il condizionale è d'obbligo) nell'avanzarne cortesemente almeno due: a) tirare fuori il nome della «talpa» che agisce direttamente dall'interno della Casa Bianca; b) concordare, senza eccezioni, con gli Usa tutte le iniziative di politica estera del governo russo. Non si sa cosa gli è stato risposto. Ma, se questa storia è ve¬ ra, quei nomi devono essere davvero scottanti. E la «Nezavisimaja Gazeta», piuttosto velenosamente, si affretta a rilevare che né il ministro degli Esteri Kozyrev, né il presidente Eltsin (nel frattempo di nuovo «raffreddato») hanno finora reagito al voto del Senato americano che ha congelato 839 milioni di dollari di aiuti americani alla Russia finché le truppe di Mosca non saranno ritirate dall'Estonia. A differenza della Duma che, evidentemente all'oscuro dell'elenco dei mafiosi in alto loco, ha subito votato una risoluzione (228 voti a favore, 14 contrari) in cui denuncia la de¬ cisione del Senato americano come «un'ingerenza negli affari interni di Stati sovrani che danneggia la ricerca di decisioni costruttive dei problemi russo-estoni e mette a repentaglio le relazioni russo-americane». E' ben vero - continua il giornale - che i senatori americani proprio venerdì scorso si sono preoccupati di stanziare 30 milioni di dollari per aiutare la polizia (russa) nella lotta contro la criminalità (russa), la quale, «secondo le loro valutazioni, negli ultimi tempi mette a repentaglio le stesse fondamenta della democrazia americana». Ma la lotta contro la criminalità sembra preoccu¬ pare i senatori americani più dei diritti umani dei russi violati in Estonia. Il titolo che campeggia in prima pagina è molto lungo, quasi un discorso, pieno di sarcasmo: «Dopo gli abbracci a Napoli dei presidenti Eltsin e Clinton, gli americani ricorrono di nuovo ai due pesi e due misure nei confronti di Mosca. Washington si prepara a mandare le truppe ad Haiti con il pretesto della violazione laggiù dei diritti umani, ma chiede alla Russia di ritirare le proprie truppe dall'Estonia anche se vi si violano i diritti umani». Giulietto Chiesa «F stato lo stesso capo degli 007 americani Louis Freeh ad andare a Mosca e a trattare personalmente uno scambio di favori» \ \ m li presidente russo Eltsin e nella foto a sinistra il capo della Cia Louis Freeh