Ted: mea culpa 25 anni dopo di Franco Pantarelli

8 Il senatore, che rischia di non tornare in Senato, cerca di togliere argomenti agli avversari Ted: meo culpa 25 anni dopo «Sono colpevole per la morte di MaryJo» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Un Ted Kennedy estremamente contrito quello che l'altro ieri a Washington ha rilasciato una dichiarazione pubblica sull'incidente di 25 anni fa a Chappaquidick che costò la vita alla sua giovane collaboratrice Mary Jo Kopechne. La ragazza era stata «promossa», nel senso che da membro del suo staff era diventata la sua amante. Quella sera del 18 luglio 1969 tornavano insieme in automobile da un party nell'isola di Martha, al largo della costa del Massachusetts. Kennedy, si disse, aveva bevuto un po' troppo ma si era ugualmente messo alla guida. Al momento di attraversare il ponte di Chappaquidick, che collegava l'isola alla terraferma, perse il controllo e l'automobile finì in acqua. Lui si salvò a nuoto, lei rimase incastrata e morì annegata. Come andarono esattamente le cose non è mai stato appurato del tutto perché molti testimoni importanti (quelli che organizzarono i soccorsi e che recuperarono il corpo della ragazza, i poliziotti che raccolsero le prime deposizioni di Ted), a un certo punto si rifiutarono di fornire la loro versione, o comunque ne fornirono una che da molte parti fu denunciata come artefatta. Ma una cosa che apparve sicura era che comunque Kennedy, per salvare la propria pelle, aveva lasciato che la ragazza annegasse. Le responsabilità penali erano state evitate, quelle morali no. A quel tempo una candidatura di Ted alla Casa Bianca era considerata estremamente probabile. Il mito del fratello John era ancora intatto, l'altro fratello Robert era stato ucciso due anni prima e lui appariva come l'unico uomo capace di sconfiggere Richard Nixon, che nel frattempo era riuscito a conquistare la presidenza nel 1968, sfruttando la gravissima lacerazione verificatasi nel partito democratico, alla cui «convention» di Chicago il senatore Eugene McCarty, che prometteva l'immediata fine della guerra in Vietnam, era stato sconfitto - fra brogli e incidenti di una violenza inaudita da Hubert Humphrey, allora vice di Lyndon Johnson. Ted, con il nome che portava e con la buona prova che aveva dato al Senato, dove era stato eletto a soli 30 anni, diventando il più giovane senatore nella storia Usa, sembrava l'uomo giusto per riunire le forze del partito e metterlo alla testa del movimento pacifista, all'epoca fortissimo. Ma l'incidente di Chappaquidick gli tagliò le gambe. Alle successive elezioni senatoriali riuscì ugualmente a conservare il suo seggio (con un consenso record: il 62 per cento dei voti) grazie al ferreo controllo che la macchina elettorale della sua famiglia aveva messo in piedi nel «suo» Massachusett; ma di candidatura alla Casa Bianca, ovviamente, non si parlò più. Ora, neanche quella macchina sembra in grado di garantirgli la rielezione nel prossimo novembre. Secondo i sondaggi la «presa» dei Kennedy sugli elettori del Massachusetts si è molto allentata e per di più c'è il problema del 25° anniversario dell'incidente di Chappaquidick, sul quale - è facile immaginare i suoi avversari si accingono a puntare per dargli il colpo di grazia. Così lui ha deciso di giocare in anticipo, con questa pubblica autocritica. «La responsabilità di quella tragedia è mia e la porterò sempre sulle mie spalle», ha detto. «Ho già espresso il mio rimorso alla mia famiglia, alla famiglia Kopechne e al popolo del Massachusetts. La sola cosa che vorrei è avere il potere di lenire il dolore costante che provo io e che provano i genitori di Mary Jo per la sua perdita». Se questo servirà a riportare sul suo nome i voti in fuga non è chiaro. Il suo staff si sta adoperando per concentrare la campagna elettorale sui «record» del senatore piuttosto che sull'anniversario di Chappaquidick. «Non è un problema politico. E' più un argomento per i media che per gli elettori», dice il suo stratega elettorale, Robert Shrum. Ma il timore che gli elettori possano pensarla diversamente è molto forte. Ted Kennedy e i suoi uomini ne hanno discusso, hanno concluso che sì, il pericolo che quell'incidente torni a pesare è consistente, ed hanno deciso di affrontarlo di petto, con la pubblica autocritica. Franco Pantarelli La dinamica dell'incidente non fu mai chiarita. I testimoni infatti cambiarono la loro deposizione e il caso si chiuse Ted Kennedy e Mary Jo Kopechne, la donna che morì a Chappaquidick quando l'auto del senatore finì fuori strada

Luoghi citati: Chicago, Massachusetts, New York, Vietnam, Washington