Sono già a casa cinquecento detenuti

Oltre ai politici scarcerati anche ladruncoli, spacciatori e persone accusate di ricettazione Oltre ai politici scarcerati anche ladruncoli, spacciatori e persone accusate di ricettazione Sono aia a casa cinauecento detenuti / tangentisti sono il 10per cento ROMA. Sono usciti di carcere, finora, in cinquecento. Sono a casa De Lorenzo, lady Poggiolini e Di Donato. Ma anche centinaia di comuni mortali. Sono quasi trecento i reati, infatti, che non prevedono la custodia cautelare, dai più comuni (quali il furto, la ricettazione, il piccolo spaccio) ad altri serissimi, ma rari (lo spionaggio politico o militare, la rivelazione di segreti di Stato, l'attentato contro il Presidente della Repubblica). E non finisce qui. Il decreto sulla custodia cautelare, che sta minando la solidità del governo, si sta rivelando un rebus. Saranno scarcerati in quattromila o in ventimila? L'ipotesi minima è quella formulata dal Dipartimento carcerario, alle dipendenze del ministero di Grazia e Giustizia. L'ipotesi massima l'ha formulata il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che è apparso spaventato dalle conseguenze del decreto. Secondo una formulazione del testo ancor più libertaria, peraltro, che Silvio Berlusconi sembra voler proporre, sarebbero addirittura trentamila i detenuti da scarcerare. TANGENTISTI. Sono il dieci per cento di quelli scarcerati. Su 473 detenuti, che alle 13 avevano lasciato la galera, gli accusati di corruzione o concussione (e di altri reati contro la pubblica amministrazione) erano 53. Per trentacinque di loro sono scattati gli arresti domiciliari. Diciotto sono stati liberati. Tra i più noti, sono usciti di galera il finanziere Giancarlo Rossi a Milano, l'ex sindaco Nello Polese a Napoli, l'ex presidente provinciale Achille Crisponi a Nuoro. In Lombardia hanno liberato cento persone. Al contrario, finora nessuno è stato scarcerato in Trentino, Marche e Calabria. ACCOMPAGNATORI. Le scarcerazioni procedono a rilento perché la maggior parte dei detenuti va accompagnata a casa per gli arresti domiciliari. E in diverse città italiane le forze di polizia sono già in sovraccarico. Ma questo è nulla. Aumenta di molto il lavoro per gli agenti che dovranno vigilare sul rispetto delle regole per la custodia cautelare. Molti degli scarcerati, poi, sono extracomunitari senza domicilio. Protesta vivacemente anche il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, Sappe: «Chi si assumerà la responsabilità penale e morale di eventuali fughe?». I SINDACI PROTESTANO. Cinque sindaci progressisti (Bassolino di Napoli, Bianco di Catania, Cacciari di Venezia, Rutelli di Roma e Vitali di Bologna) hanno scritto a Berlusconi perché ritiri il decreto e lo ripresenti in forma di disegno di legge. «Le trasmettiamo il gra¬ vissimo disagio e la protesta diffusa che registriamo tra i cittadini. Riteniamo giusto che si introducano misure di tutela dei cittadini dagli eccessi della carcerazione preventiva, purché non si discrimini tra diversi tipi di reato e non si delegittimi la magistratura». CASELLI PESSIMISTA. Appena letto il testo del decreto, il giudice Giancarlo Caselli ha notato un codicillo che ha avuto poco risalto, ma che lo spaventa non poco: «L'art. 9 dà l'obbligo di comunicare agli indagati che ne facciano richiesta, al più tardi entro tre mesi, l'esistenza di indagini a loro carico. Mi pare evidente che così si compromette irreparabilmente qualunque segretezza delle indagini. E nelle indagini di mafia la segretezza è condizione essenziale perché non vengano uccisi testimoni, collaboratori di giustizia e loro familiari». VEDOVE SDEGNATE. Giovanna Giacoma, vedova Terranova. I figli del giudice Antonino Saetta. Le sorelle di Giovanni Falcone. Da molti famigliari di giudici uccisi si alzano grida di sdegno. Scrivono la vedova e i figli del giudice Saetta: «Proviamo sdegno per il rozzo e brutale tentativo di umiliare la migliore magistratura italiana e di paralizzarne le indagini». CELLI SODDISFATTO. «Il decreto è la strada giusta, è assurdo che i magistrati si consentano il lusso di commentare e giudicare i provvedimenti del governo». Licio Gelli ha concesso un'intervista a La Voce per far sentire il suo appoggio a Berlusconi. «Gli vogliono mettere il bastone tra le ruote perché hanno capito che lui può fare qualcosa per rimettere in sesto il paese». AVVOCATI A FAVORE. Il consiglio nazionale forense va controcorrente e esprime soddisfazione per il decreto. L'avvocato Vittorio Chiusano, presidente dell'Unione delle camere penali, a sua volta ribadisce che «i penalisti si batteranno perché il principio dell'eccezionalità della custodia cautelare venga rispettato e non succeda più, come invece è purtroppo accaduto in passato, che diventi la rego- Francesco Grignetti L'ex ministro liberale è stato insultato all'uscita dal carcere di Poggioreale Poi è stato festeggiato a casa dalla famiglia Francesco De Lorenzo ex ministro della Sanità all'uscita dal carcere