Craxi blocca il processo di Susanna Marzolla
Conto Protezione in aula: l'ex leader del garofano rischia più di dieci anni di carcere Conto Protezione in aula: l'ex leader del garofano rischia più di dieci anni di carcere Craxi blocca il processo Revoca i difensori e l'udienza salta MILANO. «Rapidità eccezionale, straordinaria, unica, dei tempi processuali», scrive Bettino Craxi, rivolto al tribunale del «conto Protezione». Un complimento? Non è in fondo quello che tutti auspicano? Per l'ex segretario del psi assolutamente no: questa «rapidità eccezionale» è un motivo di protesta. Uno dei tanti, elencati in un fax inviato da Hammamet, che si conclude con l'annuncio della revoca del mandato ai suoi avvocati. Una mossa che ha impedito al pm di concludere la sua requisitoria, con le richieste di condanna, e ha costretto il presidente del tribunale a rinviare tutto a giovedì prossimo. Ricapitoliamo. Venerdì il pubblico ministero Giuseppe D'Amico comincia la sua requisitoria; ricostruisce la vicenda di quei sette milioni di dollari usciti dalle casse del Banco Ambrosiano e finiti in un conto dell'architetto Silvano Larini «a disposizione» del psi. Una «tangente» pagata da Calvi in cambio di un prestito all'Ambrosiano da parte dell'Eni di cui si fece mediatore anche Licio Gelli. E gli imputati sono appunto Craxi, Gelli, Larini assieme all'ex ministro Claudio Martelli (prese lui l'appunto col numero del conto! e a Leonardo Di Donna, ex presidente Eni. Per tutti l'accusa è concorso in bancarotta fraudolenta, reato che nel nuovo decreto non prevede più la custodia in carcere ma, come condanna, di anni in carcere ne prevede fino a dieci e, con le aggravanti, anche di più. Un'eventuale condanna, per Craxi, sarebbe un brutto colpo, anche sulle spiagge tunisine. L'ex segretario socialista ha cercato in tutti i modi di rimandare l'inizio del processo, il suo primo processo. Alla vigilia della prima udienza, proprio all'ultimo secondo, ha revocato il mandato al suo difensore Niccolò Amato e l'altro, Enzo Lo Giudice, non si è presentato mandando solo il figlio Salvatore con uno dei tanti certificati medici tunisini. Ma il tribunale ha respinto il tentativo, ha dichiarato Craxi contumace ed è andato avanti. Con «rapidità eccezionale» secondo Craxi: tanto da porlo dinanzi a un pericolo concreto di condanna, prima ancora della pausa estiva del tribunale. Ed ecco, ieri, l'ultimo escamotage: un fax da Hammamet, ore 7,28 del mattino. Scrive che il processo «è stato caratterizzato dall'illegale privazione del mio diritto di difesa, dalla preconcetta sottovalutazione strumentale delle mie malattie, dalla negazione del diritto di partecipare alle udienze» e, appunto, «dalla rapidità eccezionale». Un «processo meramente formale», sostiene ancora Craxi, «finalizzato ad una veloce ed esemplare condanna. Poiché non intendo minimamente partecipare a contribuire all'illegale procedura conclude - mi vedo costretto a revocare il mandato ai miei avvocati Enzo Lo Giudice e Michele Ributti» (quest'ultimo nominato quando il tribunale aveva deciso di andare avanti comunque). Non solo: Craxi preannuncia di iniviare «dettagliato esposto alla procura competente» e infatti, a pennarello, sul fax è aggiunto un «p.c. alla procura di Brescia». Appreso della decisione di Craxi, il tribunale cerca di rintracciare i suoi legali per nominarli d'ufficio. Invano: non si fanno trovare. Potrebbe nominare un altro legale ma questi, inevitabilmente, dovrebbe chiedere i termini a difesa. E fare slittare tutto a settembre. Che fare? Il presidente Gamacchio e i suoi colleghi decidono di incaricare comunque l'avvocato Ributti che, nel pomeriggio, viene finalmente contattato. Si riuscirà a procedere ancora con «rapidità eccezionale» o, da Hammamet, arriveranno nuovi ostacoli? Susanna Marzolla L'ex segretario del partito socialista Bettino Craxi imputato nel processo per il «conto Protezione»
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