«Darò battaglia per la libertà»

«COSI'SVUOTERÒ* LE CARCERI» Cresce la ribellione dei partiti alleati, il dissenso serpeggia anche tra le file di Forza Italia «Parò battaglia per la libertà» Berlusconi: ma in Parlamento non porrò la fiducia ROMA. Di male in peggio. Venerdì la maggioranza traballa perchè Fini chiede di cambiare radicalmente il decreto sulla custodia cautelare. Il giorno dopo la coalizione arriva quasi alla crisi di governo, con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che invita il Carroccio a respingere il provvedimento e minaccia di dimettersi. Un sabato caotico, dunque: una di quelle giornate in cui capita che conquisti un'inaspettata fama un parlamentare leghista, tal Roberto Niccolini, il quale sostiene di aver sentito alcune frasi pronunciate da Berlusconi (a Trieste, per il vertice dei Paesi del Centro Europa) circa la sua disponiblità alla carcerazione preventiva per i reati di concussione. Questa lunga e travagliata giornata inizia in mattinata proprio a Trieste. Dove il presidente del Consiglio rilancia e annuncia che proporrà sì delle modifiche, ma «non per restringere la concessione delle libertà», piuttosto «per aumentarla», in modo che anche le categorie cosiddette più deboli possano usufruire degli arresti domiciliari. Berlusconi è determinato: spiega che pur non ponendo la fiducia darà «battaglia» in Parlamento su questo provvedimento e ricorda agli alleati, Bossi in testa, che quel decreto è stato approvato all'unanimità: «La seconda Repubblica - avverte - non può sorgere all'insegna dell'illegalità e della prevaricazione. Su questo sono pronto a sfidare l'impopolarità. E vedrete che il partito della certezza del diritto vincerà contro il partito delle manette facili e della galera». Il Cavaliere lancia strali all'indirizzo del pool di Mani pulite: «Non credo - osserva - che sia giusto arrivare alle dimissioni. Io spero che procedano nel loro lavoro... a meno che la coerenza vinca, e in questo caso avendo fatto una dichiaraziont pubblica, penso che se vorranno continuare a essere presi sul serio, debbano perseverare nella coerenza». Si mostra sicuro, Berlusconi. La notte prima, a Trieste, ha fatto l'alba nella sua suite, all'hotel Winkelmann, per studiare la nuova offensiva. Con lui solo il portavoce Antonio Tajani, carta, penna. E un telefono. Per chiamare Letta e Ferrara, con cui concerta il da farsi. E l'indomani si presenta ai giornalisti con una lunga dichiarazione. Ma alcune ore dopo, Berlusconi riceve una sgradita sorpresa: Maroni fa sapere che sul decreto ha cambiato idea. Anzi di più: a scoppio ritardato ha scoperto - maledetta ingenuità - di essere stato «imbrogliato». Quel provvedimento, quindi, deve essere respinto: non bastano delle modifiche. Perciò Maroni rimette il suo mandato nelle mani del consiglio federale della Lega, che deciderà sulle sue dimissioni. Ma come mai un esponente dell'antipartitocratico Carroccio opta per una prassi così anomala, che era assai in voga nella prima Repubblica? La spiegazione è semplice. E' stato Bossi che gli ha chiesto di dichiarare urbi et orbi la sua con- trarietà al decreto. Ed è stato ancora Bossi che gli ha suggerito di non dimettersi sul serio, ma di ricorrere a questo escamotage. Il leader della Lega Nord, infatti, non se la sente di spingere troppo il piede sull'acceleratore, perché non sa quali possano essere le conseguenze di un'eventuale crisi di governo. E adesso? Berlusconi, a Trieste, preferisce non commentare le dichiarazioni di Maroni: «Non rilascio giudizi affrettati su situazio- ni che richiedono riflessioni», taglia corto. Mentre da Roma il portavoce del governo, Giuliano Ferrara spara a zero e paragona il ministro leghista a Don Abbondio: «Intorno al presidente del Consiglio - osserva - pullulano omini piccoli che hanno paura di andare controcorrente. Affermare di essere stato imbrogliato è una forma di dilettantismo e infantilismo politico». Nel frattempo, però, anche i missini, con il sottosegretario all'Interno Mau¬ rizio Gasparri, continuano a chiedere modifiche al provvedimento. Mentre il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Raffaele Della Valle, manifesta le sue «perlessità sul decreto, dal punto di vista politico». Segno che anche nel movimento di Berlusconi cova il dissenso (del resto lo stesso vicepresidente della Camera, Dotti, l'altro giorno confidava che quel provvedimento non lo convinceva per niente). Si giunge così al termine di questa giorna¬ ta, e alle dichiarazioni di Nicolini. Carcerazione preventiva per concussione e non per corruzione? Sarebbe questa la mediazione? La versione di Nicolini viene confermata anche dal coordinatore di Forza Italia per il Friuli, Roberto Antonione, che ha partecipato all'incontro in cui il capo del governo avrebbe fatto queste affermazioni: «Però - aggiunge - Berlusconi ha pure detto che le modifiche non le fanno i giudici, le fa il Parlamento». Il tormentone, dunque, continuerà con un'estenuante trattativa dall'esito quanto mai incerto. La vicenda, ormai, coinvolge persino il capo dello Stato, messo sotto accusa da una parte della sinistra. Scalfaro, però, (che l'altro giorno si è negato al telefono a Leoluca Orlando), non poteva fare altrimenti: lui avrebbe preferito il disegno di legge, ma non c'erano motivi formali perché non firmasse quel provvedimento. Ciò nonostante pure il Presidente è in difficoltà. Non per niente ha confidato ai suoi collaboratori di essere contrariato per l'apparizione televisiva di Di Pietro, il cui impatto emotivo ha certo contribuito ad aumentare la tensione. Maria Teresa Meli «COSI'SVUOTERÒ* LE CARCERI» Ecco i dodici punti del programma-giustizia L Iln Italia la magistratura ha fatto opera encomiabile però, col passare del tempo, si sono levate voci sempre più alte di protesta contro l'abuso della carcerazione preventiva che, in alcuni casi, è stata usata in modo eccessivo. In certe situazioni c'è stato addirittura il sospetto che sia stata usata come strumento di indagine per ottenere la confessione degli arrestati. E questo è illegale. 2Le nostre carceri sono paurosamente affollate da migliaia di persone che non sono state condannate in regolare processo, ma che vi languiscono in attesa di giudizio. Persone che il codice ci impone di considerare innocenti e che invece vengono trattate come se fossero state già condannate. 3Con gli attuali ritmi dei processi il numero di questi disgraziati cresce continuamente e le loro condizioni di vita, per l'affollamento e la promiscuità, diventano indegne di un Paese civile. 4Tanto in Italia quanto all'estero ormai ci vengono mosse apertamente accuse di violare alcuni principi fondamentali dei diritti dell'uomo e di assumere i caratteri di uno Stato poliziesco. Questo, per la patria di Cesare Beccaria, è motivo di vergogna intollerabile. 5La Seconda Repubblica non può sorgere all'insegna dell'illegalità e della prevaricazione, anche se fatta a fin di bene. La corruzione, le nefandezze pubbliche e private devono essere perseguite fino in fondo, con assoluta determinazione, ma nel rispetto della dignità di ogni essere umano. La domanda di una punizione esemplare per i colpevoli non può essere soddisfatta togliendo la libertà a coloro che, fino 6lo, come presidente del Consiglio, ho il dovere di tutelare i più deboli, gli indifesi. Questo vale per i disoccupati, i lavoratori in cassa integrazione, i pensionati, gli ammalati, ma anche i carcerati senza processo. E' mio dovere mettermi dalla loro parte, contro chiunque, anche a costo di sfidare l'impopolarità. 7So che partiti e movimenti con mentalità autoritaria fanno manifestazioni di piazza. So che esistono partiti e movimenti che concepiscono la legge come vendetta e il diritto come strumento di oppressione. Ebbene contro di loro affermo i principi della civiltà liberale. Sfidando l'impopolarità, perciò, farò di tutto per vuotare le carceri di tutti coloro che vi sono trattenuti contro i principi universali del diritto e della morale. 8La carcerazione preventiva deve ritornare ad essere una misura eccezionale per i delitti più gravi, per l'associazione mafiosa, per l'omicidio, per le stragi, per il traffico delle droga, per le persone che costituiscono un reale pericolo per la comunità. In tutti gli altri casi deve essere abolita. Oppure ridotta al minimo, dopodiché vengano svolti i processi. 9Non si deve abusare nemmeno degli arresti domiciliari. Non si deve abusare del potere di prolungare la carcerazione con nuovi capi di imputazione. Non si deve abusare di nulla. 1A Dobbicmo imparare tante cose. AnIV ch'io devo imparare tante cose. Ma il nostro sistema giudiziario deve imparare a celebrare i processi rapidamente senza tener in carcere, in attesa di giudizio, migliaia di persone. E' una sfida a cui dobbiamo saper rispondere. nlo considero il decreto del ministro Biondi un primo passo in questa direzione. Qualcuno ha voluto insinuare che esso serve a mandare a casa i corrotti di Tangentopoli, a proteggere certe categorie economiche privilegiate. E' una ignobile menzogna, una menzogna propagandistica. Esso è il primo gesto di questo governo per applicare anche in Italia i diritti universali dell'uomo, i diritti della persona umana. VA Quindi sarò il primo io a chiedere I Jm emendamenti, ma non nel senso di restringere la concessione delle libertà, ma per aumentarla. Non per categorie privilegiate, ma per tutti, per tutti indistintamente. Per tutti nel modo più assoluto. Perché nessun cittadino venga imprigionato senza condanna. Perché i processi siano rapidi ed esemplari. Perché, anche da noi, nella Seconda Repubblica, la giustizia torni ad essere un modello di civiltà. alla condanna, devono essere considerati innocenti. Il presidente Scalfaro Giuliano Ferrara ministro per i Rapporti col Parlamento e portavoce del governo

Luoghi citati: Friuli, Italia, Roma, Trieste