Prossimamente di Mirella Appiotti

Prossimamente Prossimamente LA SIGNORA MURSIA PRESIDENTE DELL'AIE? BUMATA bianca, martedì prossimo all'Associazione italiana editori, quando la giunta si riunirà per eleggere il nuovo presidente? E' probabilissimo. E chi siederà sulla poltrona che è stata dello scomparso Tiziano Barbieri Torriani e prima di lui di Gianni Merlini, due grossissimi calibri nel mondo della carta stampata? Si sa che Barbieri e la giunta si erano dimessi in primavera dopo una bellicosa assemblea attorno al nuovo statuto che assegnerebbe ai soci un potere decisionale in diretta proporzione con il fatturato delle rispettive aziende. Il grido di dolore era: i grandi vogliono mangiare definitivamente i piccoli. Si sa anche che tutto l'associazionismo editoriale vive momenti di fermento, pare che anche i cattolici stiano litigando tra loro. Si sa infine che per l'Aie Barbieri temeva si andasse addirittura verso una scissione: Mondadori, Rizzoli, Utet e gli altri colossi (taglie sempre italiane, s'intende) verso un'unione con Assografici, Assocarta ecc; dai medi in giù, un nuovo club. Nulla di tutto questo: ranghi di nuovo serrati, sarebbe stato raggiunto l'accordo su un nome fuori dal giro dei moloch, molto opportunamente, anche qui, una signora: Giancarla Mursia. Grande esperienza, posizione si assicura superpartes, tendenza a non farsi manovrare. Pansa approda al romanzo Ma l'amore no: Pansa ha scritto il suo primo romanzo, in uscita a ottobre da Sperling &■ Kupfer, nato da una costola di L'anno dei barbari, da «quei ragazzi senza scarpe... traditi» di uno dei capitoli più belli. «Una storia di gente comune nell'Italia della "guerra civile", come Pavone ci ha insegnato a dire». E a credere, magari. Tra il gennaio '43 e il dicembre '45 in una città non detta che è Casale dell'infanzia di Giampaolo, il protagonista Giovanni, un bambino tra i 7 e i 10 anni, l'autore-io narrante, racconta la sua piccola grande vita tra cinque donne della famiglia, una madre, tre zie, una nonna mentre attorno il mondo cambia. Con un giallo «ispirato ad un fatto realmente accaduto rimasto senza soluzione nella realtà mentre io, pour cause, lo concludo», con la «guerra civile» che entra anche dentro la sinistra. Un libro «sull'infanzia». Un libro «sulle donne, donne complesse, tenere e sfrontate, allegre e drammatiche, molto pratiche, coraggiose; donne di una classe medio bassa italiana, ignorate». Un libro «nel quale ho scaricato il mio complesso di Edipo». Un libro «scritto per nausea dei racconti della politica italiana, quella vecchia da anni, quella nuova...». Un libro che «racconta storie di 50 anni fa ancora "aperte"». Ventisei quaderni riempiti «in un coinvolgimento totale, 3 riscritture, il lessico piemontese delle mie origini (dico: "strafugnato" per esempio)». Il libro «di un candido che avrebbe voluto essere adulto in quel periodo, che in fondo ha nostalgia di un attimo di eroismo...». Doveva arrivare al '45-50. «Ma le pagine erano troppe e io non sono Balzac». PTEL AVIV RIMA o poi, si sa, è inevitabile che le società fondate secondo la rigida osservanza dei precetti religiosi (e le letterature che da questi scaturiscono) si incrinino, per lasciare spazio alla cultura della differenza e del dubbio. E' quanto successo alla letteratura di Israele, nata «dal nulla» una cinquantina di anni fa (o, come la sua capitale Tel Aviv, «dalla sabbia»), in quanto espressione della collettività dominante religiosa e politica. In questo caso il dubbio, strisciante, inevitabile e necessario, ò stato introdotto dalla crisi sociopolitica degli Anni Settanta, che ha portato, a partire dallo scorso decennio, un gruppo di intellettuali dalla diversa provenienza culturale, politica e religiosa, ad abbandonare gradualmente temi di interesse «collettivo», magistralmente approfonditi da autori come Grossmann e Oz, per volgere l'attenzione a tematiche più individuali, in un «pluralismo» culturale fino ad allora impensabile. Tra questi, la figura di Savyon Liebrecht, scrittrice e sceneggiatrice televisiva, tradotta anche in Cina e Germania, che ha pubblicato un gran numero di racconti, tra cui Una mattina ai giardini con le bambinaie, dove affiorano agghiaccianti ricordi personali frammisti a innocenti descrizioni di un parco giochi. Questo breve ma intenso racconto è stato presentato da e/o nel volume Rose d'Israele, insieme ad altri sei, tutti inediti in Italia, di altrettante scrittrici, tra le pili affermate dalla pioniera del Le Massime di Proust «L'amore non è una passione disinteressata..», «Si diventa morali non appena si è infelici...», «Si ama solo quel che non si possiede per intero» ecc ecc. Oddio, sono le vecchie carte dei cioccolatini raccolte con pazienza da qualche collezionista fissato? No, sono Massime e aforismi dalia Recherche in un tascabile economico Newton Compton, pagine 100, lire 1000, introduzione di Massimo Baldini, professore alla Sapienza che cita tra gli altri Franco Forimi per appoggiare la tesi che Proust può essere letto anche così, in schegge impazzite. No, comment. Domanda: perché disturbare uno studioso (o perché, lo studioso si è lasciato disturbare) per un'operazione del genere? A quando Manzoni flash, le «formiche» di Dante? Mirella Appiotti

Luoghi citati: Casale, Cina, Germania, Israele, Italia, Pavone, Rose, Tel Aviv