LE SQUILLO DEL CREMLINO di Mirella Appiotti

LE SQUILLO DEL CREMLINO LE SQUILLO DEL CREMLINO co importa chi ne sia davvero l'autore (che d'altronde avrebbe una serie infinita di ottimi precedenti, maestro di tutti Defoe), benché «la signora del socialismo sociale» non aspiri certo all'eleganza di Moli, non somigli in squisito cinismo alla nonna-mezzana di Gigi, e non sia neppure generosa di particolari (per quanto...) come l'ormai immortale Neil Kimball, la maitresse americana le cui memorie restano uno dei cult adelphiani. Lena Volgina è semplicemente una bellissima ragazza al tempo in cui a Mosca «fiorivano ancora negozi dove si rammendavano gli abiti usati...»: vive, non da miserabile, in un piccolo appartamento vicino all'Arbat (vedi caso), frequenta l'università, però si pigia tutti i giorni «come una sardina in un vagone lurido della metropolitana che puzza di aglio, cipolle, vodka stantia, sudore raffermo tra facce grigie e stanche di condaimati». Lei, invece, vuole «cose, e poi ancora cose...», ma alla grande, non soltanto un paio di stinti Levi's in cambio di una sveltina con il solito turista occidentale. Vuole anche poter umiliare, un giorno, i cari vecchi compagni dai quali ò stata snobbata. Ce la fa, naturalmente: «E come mi invidiano adesso quando passo con la mia Bmw quasi nuova e schizzo di fango i loro pantaloni malfatti mentre se ne stanno in coda, cupi e congelati, per comperare un po' di cibo. Be' non è colpa mia se le strade di Mosca sono piene di pozzanghere...». Il primo amante serio è il padre della migliore amica, ovvio; la prima occasione è l'incontro con una star dei grandi alberglù, della nomenklatura; il primo contratto è con la famosa tenutaria della quale oggi è l'erede; il VOLETE avere un'idea, da un'angolatura molto particolare, del «casino» (appunto) che è stata Mosca dai '70 a oggi, la Mosca dell'ultimo Breznev sotterranea e affarista, la Mosca della «stupida» perestrqjka di più in più all'arrembaggio, infine la Mosca di Eltsin sgangherata e arraffona dove anche i solidi «valori» della professione più antica sono liquefatti nel mare mafioso che tutto travolge? Date un'occhiata alle Memorie di una maitresse moscovita (Mondadori, 170 pagine, 27 mila lire). Può apparire la ripetizione da Oriente di Madam 90210, storia della più grande tenutaria hollywoodiana (Sperlmg & Kupfer), ma non è così. Perché l'autrice, Lena Volgina, raccontando con humour la sua epopea, sembra voler soprattutto esorcizzare il mondo, sin dall'inizio alla deriva, che la circonda: piccoli burocrati della polizia e alti papaveri del Kgb, boiardi-servi e truffatori, stranieri di classe e stranieri idioti (specie italiani), tutta una rete di complicità che si svolge attorno alla immensa tragedia dell'Urss e che ha una sorta di simbolo nell'ultimo splendore e poi nella rovina di quell'hotel National, via Gorki (oggi Tverskaja) angolo viale Marx, dove sesso «ma di alto rango» e storia si sono a lungo intrecciati. Forse Lena Volgina, che dice di aver scritto «su richiesta di un cliente», è un noni de piume, le sue pagine pare siano state comperate in Inghilterra e, dall'inglese, Stefania Bettola ne ha fatto una traduzione che (s'indovina) raffinata come raffinato è il libro, anche divertente, il che non guasta. Perciò po¬ primo amante importante è un dirigente del Partito, irrimediabilmente floscio; il primo e unico vero protettore è il numero tre o quattro del Comitato Centrale che le garantisce potere e sicurezza, due beni enormi e insieme pericolosi nel declino del mondo sovietico. «Gli restai accanto finché non cadde in disgrazia, e quando se ne andò ormai ero inattaccabile...». Dopo un breve periodo di quarantena Lena si rimette in carreggiata, ha amici ancora influenti e la vecchia maitresse, mentre le passa le consegne, la introduce nel lucroso traffico di oggetti d'arte e antiquariato che lei, sino a oggi, ha alternalo al sesso, agli affari in campo immobiliare, alla vendita delle vecchie automobili magari rubate («Nulla è più piacevole che rifilare una vecchia Cortina a un miliardario uzbeko, o una Chrysler Avenger allo stadio terminale contro tre Bukara centenari...) senza però riuscire a superale uno scoglio doloroso: il rapporto, sempre piìi stretto, con la mafia. Alla quale è ormai impossibile sottrarsi: «Anche il governo di Eltsin ne è dominato totalmente...», d'altronde «dopo )a parodia di colpo di Stato dell'agosto '91 che ha segnato la fine dell'Urss, ancora una volta la Russia si è tolta la museruola della dittatura per mostrare al mondo il suo brutto grugno». Meglio a questo punto abbandonare? Ma come si fa se il «cuore» è ancora lì, tra i letti in rovina del National? Amara la conclusione: «La mia carriera è al termine, non soltanto per l'età: nell'atmosfera vischiosa e priva di dignità della Russia di oggi, una finezza come una vera cortigiana è del tutto fuori posto». Mirella Appiotti

Luoghi citati: Inghilterra, Mosca, Russia, Urss