Colori di dirompente modernità di Marco Vallora

Colori di dirompente modernità Colori di dirompente modernità Qui a sinistra, una «Deposizione» di Peter de Witte detto Pietro Candido Altre mostre raccontano come il Manierismo fu schiantato dalla Controriforma Sopra e in alto, particolari della « Deposizione» di Rosso siddetta Pala di Villamagna, recentemente restaurata e che da almeno vent'anni non si vedeva. Impiombata nella sua saturnina inquietudine che contamina anche la Madonna, che si ritrae come in ribrezzo pietoso dal mondo, una piega di sgomento, a difendere il Bambino: mentre i Santi, macerati nel silenzio della paura, intisichiti rebralismo macabro e sinuoso delle sue fantasie disegnate, che quasi sembrano svenir giù dal foglio e che - via Fontainebleau - certo avrebbero suggestionato il Monsieur Desprez della Chimera. Basterebbero, per evidenziare la sua dirompente modernità d'eccentrico. Ma c'è anche l'affusolata, fumigante Madonna in trono, la co- ca di Forte dei Marmi: così i disegnatori hanno accolto l'Uomo Nuovo Quanto all'autografia proposta di Rebecca al pozzo, toccherà agli esperti discuterne. Certo l'idea di affiancare, al pur magico Mose che difende le figlie di Jetro (con quel ralenti adirato e sublime da cronofotografia stile Marey), al miracolato Mose di Beccafumi, dove ti pare di auscultare anche il crepitìo delle sete, pare davvero un colpo mancino, al povero Rosso, che non regge il confronto. Sarà un effetto sbagliato della memoria, una superstizione dell'occhio. Ma anche la celebre Deposizione del Rosso, dopo il non recentissimo restauro, così risvegliata ai biancori di una fredda luce mattutina, sembra aver perduto un po' del suo mistero, del suo terribilismo teatrale. Gli scurori drammatici del dolore recitato si giocano ormai non più su una lastra brunita di patetismo rappreso, ma più pulitamente su una metallica lamiera di carrozzeria celeste: e quel litigare anatomico, in alto, dei carnefici e dei panneggi pare anche più spiazzato. Rosso e Volterra, si è detto. Le altre mostre si preoccupano appunto di documentare che cosa accade quando il Manierismo entra in contrasto con il Concilio di Trento. Quasi uno schianto. E' incredibile come la Controriforma scenda sulle eleganze estenuate della Maniera, a mo' di mannaia: un sipario che crolla e rivela le nude strutture asfittiche della propaganda bigotta. Lo si vede anche nella piccola ma ben congegnata mostra alla Cattedrale di Volterra, restaurata per l'occasione. O nella retrospettiva di Cosimo Daddi, che riempie la chiesa di San Lino di tele corsive e di vignette bibliche, interessanti per capire che cosa diventa, nel tempo, la vulgata dell'inimitabile Rosso. dalla fede, le si affollano solleciti intorno, inscritti come nel fumo morente di un cero funerario. Sì, è un'iconografia che molti riprendono, come Daniele da Volterra, per esempio, ma nulla hanno penetrato della sua fulminante materia sprezzata, di diaspro. Anche il tema della leggendaria Deposizione, con l'apparecchiatura macabra delle scale a pioli e dei crollanti aguzzini, ispirati alle stampe di Dùrer e di Luca di Leyda, viene continuamente ripresa, per esempio da un Santi di Tito che ha accenti patetici già assai più avviati verso il concitato mèlo barocco o dal raffinatissimo Compianto di Pieter de Witte, felicemente riportato a vita da un sensibile restauro, che esalta il cangiantismo bisbigliente e fragile dei colori di vetro. Ma non c'è più quella sorpren¬ dente sfaccettatura d'alabastro che era del Rosso, quel morboso, femmineo crollare del livido corpo del Cristo, mollemente felice, giù, nel nulla terrestre dove s'agita tanto dolore. La sorpresa vera è però un pittore trascurato, che avrebbe mandato in visibilio Longhi, Giovan Paolo Rossetti. Non tanto quello ancora goffo della Madonna in trono, dove i santi imbarazzati di sé sembrano «provarsi» facce di gomma, sbilenche e sfiduciate. Ma quello folgorante della Deposizione in San Dalmazio. Dove un importuno operaio del Golgota, le natiche calzate come in un balletto di Don Lurio, passa inavvertitamente sulla scena, con la bestemmia ingombrante della sua scala, portando ulteriore scompiglio nel dolore di quelle pie donne arrovesciate e di vescovi preoccupati di scostarlo dalla traiettoria dell'obiettivo. Mescolando quotidianità al senza-storia della Fede. Come quando in teatro un attrezzista sbuca per sbaglio in scena, od in una cerimonia alla René Clair l'imbianchino non fa in tempo a togliere i suoi imbarazzanti utensili. Marco Vallora

Persone citate: Beccafumi, Cosimo Daddi, Desprez, Don Lurio, Longhi, Paolo Rossetti, Pietro Candido, René Clair, Witte

Luoghi citati: Forte Dei Marmi, Trento, Villamagna, Volterra