L'ira dell'arcivescovo

j/8ra dell'arcivescovo j/8ra dell'arcivescovo Monsignor Cassisa in procura si scaglia contro i fotografi PALERMO i» non ha neppure bevuto un bicchier d'acqua, non ha chiesto pause. L'inchiesta, anche in collaborazione con il pool «Mani pulite» di Milano, è stata avviata da circa un anno per tangenti che si sospetta siano state pagate dalle imprese che hanno eseguito lavori di ristrutturazione nel duomo normanno e negli edifici contigui pure appartenenti all'arcidiocesi di Monreale che è la più estesa e ricca della Sicilia. Monsignor Cassisa fu per anni presidente della fabbriceria, incarico che poi cedette quando le voci su presunti illeciti addirittura per miliardi si moltiplicarono e giunsero in Vaticano anche attraverso un esposto di uno dei prelati più influenti della Curia, monsignor Salvatore Governante, che esprimeva perplessità circa l'opportunità che l'arcivescovo rimanesse al suo posto nonostante, appunto, le chiacchiere su di lui. Nell'inchiesta sono coinvolti anche due nipoti dell'europarlamentare ed ex sindaco di Palermo Salvo Lima ucciso in un agguato della mafia il 13 marzo 1992. C'è il segreto sul contenuto dell'interrogatorio. Si è appreso comunque che domande sono state poste al prelato anche su eventuali rapporti suoi con massoni e di suoi collaboratori con mafiosi (il cellulare di don Mario Campisi suo segretario particolare sarebbe stato usato dal boss latitante Bagarella). Gli uni e gli altri presunti rapporti sono sempre stati sdegnosamente esclusi da monsignor Cassisa, sul cui conto sono in corso indagini patrimoniali. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Infuriato con fotografi e teleoperatori che lo tallonavano nei corridoi del Palazzo di Giustizia, l'arcivescovo di Monreale Salvatore Cassisa ha perso la calma e con la borsa di pelle piena di documenti ha colpito la telecamera della Fininvest di «Studio aperto». Scuro in volto, a grandi passi il prelato ha quindi fatto il suo ingresso con i legali nell'ala riservata alla Procura della Repubblica dove è stato interrogato per sette ore. Giorni fa gli era stato notificato un avviso di garanzia per corruzione e abuso d'ufficio. In clergyman, l'arcivescovo, uscendo poco prima delle 17, ha provato a far la pace con gli operatori che l'avevano atteso sfidando stanchezza e caldo. «Scusatemi se vi ho fatto aspettare tanto, ma non è stata colpa mia», ha detto con evidente ironia. E' apparso tuttavia nervoso, tirato quando è stato inquadrato da obiettivi e telecamere, ma stavolta non si è sottratto forse consigliato in questo dai legali Angelo Bonfiglio, già deputato de e presidente della Regione e dell'Assemblea siciliana, e Dino Canzoneri che fu pure deputato siciliano de e in passato, difensore di Luciano Liggio, sostenne che il boss di Corleone era in realtà vittima dei comunisti. Al termine dell'interrogatorio di monsignor Cassisa, i legali hanno detto che l'arcivescovo ha fornito «ampie spiegazioni». E' stato precisato che il presule non ha esitato nel rispondere alle domande del sostituto procuratore Luigi Patronaggio e che si è trattato di un interrogatorio «a largo raggio». Il monsignore Monsignor Cas Monsignor Cassisi» Antonio Ravidà condannata a sei anni per spaccio di stupefacenti

Luoghi citati: Corleone, Milano, Monreale, Palermo, Sicilia