In seicento al minuto nello Zaire
In seicento al minuto nello Zaire In seicento al minuto nello Zaire GOMA. Il confine tra Ruanda e Zaire brulica di profughi in fuga per la paura che la vittoria dei ribelli scateni la vendetta dei tutsi per i massacri subiti dalla loro tribù. Ai tre posti di frontiera di Goma i soldati zairesi si limitano a confiscare più machete e coltelli che possono senza riuscire in nessun modo ad arginare la fiumana che avanza. Si contano fino a 600 profughi al minuto che si riversano in territorio zairese. Solo due giorni fa sono arrivati in 200-250.000 e altre centinaia di migliaia incalzano alle loro spalle. Scappano in preda alla disperazione, con i piccoli in braccio e bilanciati sulla testa grossi fardelli, materassi e coperte, spingendo avanti del confine, sulla spartizione delle risorse idriche e sulla cooperazione regionale. Da Amman si è appreso che nei giorni scorsi re Hussein aveva condizionato il suo assenso a un vertice pubblico con Rabin al ricevimento da parte della Giordania di generosi aiuti economici e militari statunitensi. Secondo la stampa, il debito giordano con gli Usa ammonta a 950 milioni di dollari, su un debito estero complessivo di sei miliardi di dollari. Ieri non era ancora chiaro in quale misura il desiderio del monarca sia stato accolto: la televisione giordana si è limitata a trasmettere alcune immagini del re, in divisa militare, mentre conversava con alcuni ufficiali. Peres, da qualche capra o una mucca, un tesoro prezioso per questo esercito di affamati. Non risulta che i ribelli del Fronte patriottico ruandese, nella loro avanzata vittoriosa, diano la caccia alla popolazione hutu. Ma la radio del governo hutu, asserragliato forse ancora per poco nella cittadina di Gisenyi, alimenta la psicosi della gente sostenendo che il «nemico» sta per scatenare un eccidio. Secondo gli operatori umanitari, a Goma, cittadina di 20.000 abitanti, potrebbero arrivare nel giro di pochi giorni fino a 900.000 profughi. I ribelli, intanto, stanno avanzando rapidamente verso Gisenyi, dalla quale li separa ormai una distanza di neanche 15 chilometri. (Agi) parte sua, ha confermato che «il ruolo degli Usa è stato importante». Secondo una ricostruzione apparsa ieri sul quotidiano Yediot Ahronot, la svolta nelle relazioni fra Israele e Giordania è avvenuta a Londra il 15 maggio scorso durante un incontro segreto (uno dei tanti) fra Rabin e re Hussein. Il premier era ansioso di convincere il monarca hashemita a rompere gli indugi e a rilanciare al più presto i negoziati bilaterali: con la Siria sembra abbia detto Rabin - le trattative sono ferme, mentre con l'Olp procedono speditamente. Se la Giordania restasse a guardare, rischierebbe di vedere compromessi 'i suoi interessi nazionali... Sull'agenda di Rabin e re Hussein, ha previsto Peres, ci saranno solo temi generali: la fine dello stato formale di guerra, l'inizio di una cooperazione regionale, il progresso economico. Più specificamente, la Giordania ritiene che il confine fra i due Paesi debba essere corretto a suo favore per un'area complessiva di 386 chilometri quadrati (un po' più della striscia di Gaza), in gran parte desertici ma bonificati dagli agricoltori israeliani. Fonti giordane hanno aggiunto che occorrerà spartire in modo equo le risorse idriche (in particolare quelle del fiume Yarmukh, un affluente del Giordano) e risolvere la questione dei profughi palestinesi che vivono in territorio giordano.
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