Borrelli Mani pulite non si fermerà

Il capo del pool difende i quattro magistrati dimissionari: ma penso già come sostituirli Il capo del pool difende i quattro magistrati dimissionari: ma penso già come sostituirli Borrelli: Mani pulite non si fermerà 77procuratore Catelani: dobbiamo applicare la legge Questo però non mi dà affatto la certezza che possano recedere dal loro proposito. Devo anche considerare la possibilità di sostituirli. Non sarà questione di poche ore o di pochi giorni, però...» Però, Borrelli ne è convinto conoscendoli - che è un problema tutt'altro che astratto. Come invece sembra pensare il procuratore generale Giulio Catelani. «Ma - minimizza - hanno solo detto che hanno intenzione di chiedere l'assegnazione ad altro incarico; mica l'hanno fatto». Veramente hanno scritto che sono «determinati» a fare questa richiesta; è qualcosa di più di un'intenzione... «Ripeto che non c'è stata alcuna richiesta concreta. E comunque tutti i magistrati sono sostituibili. Tutti sono utili e nessuno indispensabile: è la regola di ogni lavoro». Conclude così, Catelani, una conferenza stampa che ha il sapore di una presa di distanza dal pool. Spiega infatti di aver parlato con Borrelli, «di avere con lui constatato il grande impegno morale e professionale dei colleghi Colombo Davigo Di Pietro e Greco», che loro «hanno sempre svolto il loro lavoro con risultati per i quali l'intera collettività deve essere loro grata». E fin qui le Di Pietro e gli altri sostituibili? «Il massimo responsabile dei pm del distretto non può certo dire che, se vanno via alcuni, la procura non indaga più in una certa direzione». Compito dei magistrati è applicare la legge? «Abbiamo subito dato attuazione al decreto». La modifica della custodia c'è sempre stata? «E' vero che la normativa è sempre stata un po' a organetto». Niente polemica, quindi, ma a chi insinua che i quattro del pool possano restare isolati, Borrelli ribatte subito, ricordando ad esempio che i sostituti della direzione distrettuale antimafia hanno appena redatto un comunicato di solidarietà (che anche lui e il procuratore aggiunto Minale hanno sottoscritto). Si chiede ai quattro di rimanere anche se i loro colleghi «comprendono il disagio, che è comune, in quanto condividono i problemi di coscienza sollevati a fronte delle palesi disparità di trattamento». lodi. formulazione». Tenta di smussare le polemiche con il governo, i1 procuratore generale. Come qi^indo, minimizzando ancora, dice: «In quarant'anni che sono in magistratura la custodia cautelare sarà stata cambiata 40 volte; prima ci sono esigenze di un verso, poi di un altro...» Borrelli, dal canto suo, non vuole entrare in polemica con lui. Ma quando si tratta di dire se hanno fatto bene a leggere quel comunicato, se le loro critiche al decreto sono giustificate, Catelani non spende una parola a favore del pool: «Hanno scelto di esprimere le loro perplessità in questa forma... Io sulla sostanza del decreto non mi pronuncio. Il nostro campo è quello dell'applicazione della legge, non della sua I pm Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo. Sotto Piercamillo Davigo terzo piano, sala stampa, partono in piccole formazioni i trenta e passa cronisti del «pool Mani pulite», anche loro qui da 29 mesi a mangiarsi i giorni e a riempire i taccuini dentro a questa inchiesta che ha cambiato l'Italia. Uno dice: «Con il decreto che rende segreti gli avvisi di garanzia, avremmo scritto di Bettino Craxi solo quest'anno, quando è stato rinviato a giudizio... E magari adesso non starebbe a Hammamet, ma al Quirinale». Sono loro che salgono al quarto piano con le notizie: «Berlusconi ha detto che il decreto non si tocca». Oppure: «Berlusconi ha detto che "certi magistrati" sono diventati delle star televisive, anzi che "necessitano di stare tutti i giorni in tv"». Dicono e aspettano reazioni, anche se oggi, reazioni non ce ne sono proprio. Bastano e avanzano le facce (di Ghitti, Greco, Colombo, Di Pietro, Borrelli), i loro sospiri, le occhiate che si lanciano, il loro catenaccio: «Oggi niente dichiarazioni, per favore». Impassibili tutti anche quando, senza accorgersi di occhi indiscreti, una giovane sostituto arriva da Ghitti e sconsolata fa: «Volevo salutarti, ci resti solo tu...». Dai telegiornali arrivano i nuovi tasselli della battaglia: Ferrara contro, Bossi a favore, Biondi che tentenna, Fini che ammette: «Abbiamo sbagliato». Dai finestroni invece salgono gli slogan del presidio di progressisti e Lega: «Forza ladri!» gridano e si intravedono i gipponi dei carabinieri venuti a difendere lo scalone che dà l'accesso al palazzo. Ma non è affatto un assedio. Le trincee opposte a questo quarto piano sono molto lontane da qui. Susanna Marzolla Davigo va via veloce: «Non ho tempo» Ghitti: «Come sempre ho fatto udienza» e lui non aveva mai conosciuto me. Mi sembrava logico conoscerlo, da presidente del Consiglio incaricato. Ci siamo anche incontrati per chiarire le voci che circolavano. Gli ho fatto gli auguri per il suo lavoro e lui li ha fatti a me». 12 MAGGIO '94. Silvio Berlusconi in procinto di giurare nelle mani del Presidente della Repubblica in qualità di capo del Governo: «Di Pietro... Ma anche lui... chi ha capito che volesse per davvero. Guardate, io non gli ho mai proposto in via esplicita di fare parte del governo. Però lui, ad un certo punto, ha mandato dei segnali contraddittori, ha lasciato intendere una certa disponibilità. Proprio per questo l'ho voluto incontra-

Luoghi citati: Italia