«Di Pietro devi restare al tuo posto»

Manifestazioni a Milano, Genova, Firenze e in altre città. Si associano anche i leghisti Manifestazioni a Milano, Genova, Firenze e in altre città. Si associano anche i leghisti «Di Pietro, elevi restare al tuo posto» Insulti e monetine contro i giornalisti della Fininvest | POPOLARITÀ' I mm MANI PULITE II 70% sta con il pool E per la prima volta il re non è più Silvio ROMA. «Siete d'accordo sulla decisione di Di Pietro e dei giudici del pool di lasciare le inchieste di Mani Pulite in seguito al decreto Biondi?». Questa la domanda che è stata posta agli ascoltatori di «Radio anch'io» chiedendo una risposta per un mini sondaggio sull'argomento. Il giornale radio della Rai ha successivamente comunicato che sono giunte migliaia di telefonate con questo esito: il 70,4% è d'accordo con la decisione di Di Pietro; il 29,6% è contrario. Non molto diverso l'esito di un sondaggio Tg3-Doxa. Alla domanda «quanto lei è favorevole a questo decreto hanno risposto favorevole (o abbastanza favorevole) il 21 per cento; contrario (o abbastanza contrario) il 63 per cento. Alla domanda «il giudice Di Pietro ha detto cose giuste o cose sbagliate», hanno risposto solo, o prevalentemente, cose giuste il 69 per cento; solo, o prevalentemente cose sbagliate il 7 per cento. [r. i.] della Quercia, sono stati accolti al grido di «Scemi» e «Traditori». Ma Pino Babbini, l'ex autista di Bossi eletto consigliere comunale, ha invitato i suoi a non demordere: «Se siamo qui è perché non ci vergogniamo, anzi è per ribadire l'appoggio ai giudici e chiedere la modifica del decreto». Così, anche la Lega si è associata alle proteste, i cui slogan più gettonati diretti al governo ed alla maggioranza parlamentare sono stati del tipo «Vergogna», «Forza ladri», «Chi non salta, Emilio Fede è». Molti gli slogan a favore di Di Pietro: «Non mollare». Altri momenti di tensione si sono registrati quando i manifestanti hanno raggiunto la postazione fissa dei canali Fininvest, dinnanzi al Palazzo di Giustizia. «Studio Aperto», condotto da Paolo Liguori ha voluto il collegamento in diretta e il giornalista Giuseppe Brindisi fa fatica a realizzare il servizio. C'è chi si piazza al suo posto dinnanzi alla telecamera, chi urla «Berlusconi ladro» e Italia 1 è costretta a sfumare il contatto. La gente riconosce i giornalisti presenti, resi famosi proprio da mesi e mesi di collegamenti su Mani pulite. «Vergognati, straccia la tua busta paga», ha gridato una donna ad Andrea Pamparana del Tg5, che ha replicato ricordando i servizi quotidiani del telegiornale di Mentana. L'attenzione si è spostata allora verso Paolo Brosio, del Tg4 di Fede, investito da un'ondata di insulti, fatto oggetto del lancio di monetine, inseguito da 100-150 manifestanti e costretto a riparare nel cellulare della polizia. Che ha ristabilito l'ordine minacciando i manganelli. Tornerà la quiete dopo la tempesta, come prevedono i sondaggi del Cavaliere? «Il leader del «Bo.Bi.» sostiene di no: «Fra tre giorni invaderemo il Quirinale con i telegrammi...». [m. tor.] CENTINAIA di chiamate e di fax, con un picco in serata, all'ora dei Tg. I centralini della Stampa e degli altri giornali italiani sono stati testimoni ieri di una sollevazione telefonica senza precedenti. Già il decreto Conso, il «colpo di spugna» di qualche mese fa, poi non firmato da Scalfaro, aveva provocato le proteste. «Rabbia», «indignazione», «vergogna» le parole ricorrenti. Ma, tra le molte telefonate, non sono mancati gli interventi in favore del decreto Biondi. Ecco una sintesi delle chiamate più significative giunte al nostro giornale. Fausto Gasparroni, Porto Sant'Elpidio (AP). «Provo un moto di profonda indignazione per il colpo di mano del governo Berlusconi a favore dei tangentisti italiani. Sono assolutamente sconvolto». Fax con 44 firme, Torino. «Ci vergogniamo di essere italiani, di essere rappresentati da un governo che ha come obiettivo primario quello di legittimare e legalizzare i furti, le ruberie, i ricatti dei delinquenti che hanno mandato allo sfascio questo Paese...». I lavoratori dell'Editrice Laterza, Bari. ('Siamo indignati. Chiediamo l'immediato ritiro di un provvedimento che ferisce profondamente l'ansia di giustizia del popolo italiano... Tutto ciò è inaccettabile, e non lo accetteremo». Guido Moggio, Torino. «Sono molto soddisfatto di questo decreto perché protegge i diritti civili dei cittadini italiani. La carcerazione preventiva per certi reati è una pressione non necessaria. Di Pietro si limiti a far rispettare le leggi: che gii piaccia o no, è il suo lavoro». Fax con 16 firme, Levanto (SP). «Siamo indignati nei confronti di mani e coscienze sporche». Bianca Bonnin e Andrea Griva, Torino. «E' una cosa inaudita che ci ferisce profondamente... La speranza in questo governo era tanta, la delusione è enorme e adesso ci sono anche preoccupazione e paura». Giuseppe Camoglio, Mondovì (CN). «Esprimo sentita indignazione per l'ignobile decreto legge sulla carcerazione preventiva, da parte del sempre più falso sorridente Silvio e dei suoi degni accoliti. Questi personaggi, degni figli della Prima Repubblica, non sono altro che il braccio armato dei loro padri». Alessandra Gibba, Londra. «Vi- AS' quell'impalpabile, inafferrabile, insondabile eppur potentissima sostanza politica che si chiama «popolarità» ha giocato il primo brutto scherzo al politico che ha fatto dell'impatto «popolare» del suo messaggio, della sintonia profonda con i sentimenti di una parte decisiva degli italiani la sua formidabile arma segreta, la formula magica del suo repentino successo. Di Pietro che va in tv scegliendo con calcolo politico di presentarsi alla Nazione come la vittima sacrificale di una trama ordita dai signori del Palazzo ha saputo esser più «popolare» del presidente del Consiglio che si presenta sotto i riflettori come sopraffatto dal nervosismo, dall'ansia di chi vorrebbe dissipare un grande equivoco ma sente gli italiani diffidenti, sospettosi. Quasi delusi. E per la prima volta Berlusconi appare spiazzato, sulla difensiva, protagonista di uno spettacolo che non avrebbe mai voluto recitare. E poi stavolta il tema in discussione non è il fisco, o la liberazione dell'economia da «lacci e lacciuoli» statalisti, o il pericolo della sinistra al potere. Stavolta è in ballo un tema, quello dello Stato di diritto e delle garanzie individuali, che, per usare un'espressione cara a Giuliano Ferrara, non è granché «palatabile» per i gusti dì un elettorato d'«ordine» e geneticamente predisposto a percepire il piccolo e il grande disordine criminale con un senso acutissimo di «allarme sociale». Indigeribile per alleati di governo nei cui cromosomi culturali il tema liberale dei diritti individuali suona come un elemento alieno. Difficilmente assimilabile per un elettorato che, malgrado le inutili lamentazioni dei progressisti al riguardo, ha percepito il fronte di «uomini nuovi» che si è coalizzato sotto la guida di Berlusconi come un elemento di drastica rottura con il passato della «Prima Repubblica». Con tutte queste riserve mentali e questi handicap psicologici in tv si perde. E Berlusconi, per la prima volta, rischia di perdere. Schiacciato dal peso intollerabile di quella giacca sgualcita indossata da Di Pietro. STAVOLTA la televisione ha giocato contro di lui. Per la prima volta il vincitore del duello mediatico non appare Silvio Berlusconi, il re della comunicazione politica attraverso il piccolo schermo, il più abile interprete della persuasione televisiva, l'uomo che più di ogni altro sembra padroneggiare i segreti che costituiscono la trama sottile della moderna democrazia dell'immagine. Stavolta l'antagonista ha saputo presentarsi nell'arena tv con la barba lunga, la giacca sgualcita, la voce rotta dall'emozione, il tono delle occasioni gravi e solenni per dire agli italiani che l'epopea di Mani Pulite volgeva oramai alla fine. Stavolta, insomma, ha vinto Antonio Di Pietro e ha perduto Silvio Berlusconi. E' stato il duello a distanza tra i due protagonisti più «popolari» della vita politica italiana. E da sempre Berlusconi, anche prima della sua esplicita «discesa in campo», ha vissuto la straordinaria popolarità di Di Pietro con un senso di acuta rivalità. Sosteneva, Berlusconi, che due sole figure avrebbero potuto oscurare il suo astro: Mario Segni e Antonio Di Pietro. Il primo è riuscito a triturarlo e poi a inghiottirlo. Il secondo si è dimostrato un osso duro, durissimo. Per batterlo-sul gitano della popolarità Berlusconi ha tentato di addolcirlo, di blandirne le ambizioni, di sedurlo, di accoglierlo tra le sue braccia. Obiettivo fallito. Ma la cronaca di queste ore sta dimostrando che neanche la guerra aperta riuscirà forse a scalzare il giudice di Mani Pulite dal suo invidiabile piedistallo di uomo più amato dagli italiani. E vorrà pur dire qualcosa se persino la Federcasalinghe, uno dei bersagli più sensibili al fascino berlusconiano, si sia sentita in dovere di prender le distanze dal governo prediletto. Che il Comune di Arcore abbia mostrato di non aver granché gradito i contenuti del «decreto Biondi». Che i sondaggi (ah, i sondaggi) dicano che la stragrande maggioranza degli italiani non ne vuole nemmeno sentir parlare di un'uscita di scena del pool milanese e in particolare di I Antonio Di Pietro detto ToI nino. Vorrà dire forse che La manifestazione in piazza di ieri sera a Genova Quotidiano fondata nel 1867 DIRETTORE RESPONSABILE Ezio Mauro VICEDIRETTORI I/orcnzo Mondo, Luigi La Spina Gad I^cmer REDATTORI CAPO CENTRALI Vittorio Sabadin, Roberto (iellato Franco Tropea, Dario Crcsto-Dina ART DIRECTOR Angelo Rinaldi EDITRICE LA STAMPA SPA PRESIDENTE Giovanni Agnelli VICEPRESIDENTI Vittorio Caissotti di Chiusimi Umberto Cutticn AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE Paolo l'alliscili AMMINISTRATORI Enrico Autori, Luca Corderò di Montezcmnlo Jns Gawronski, Giovanni Giovannini Francesco Paulo Mattioli, Alberto Niculello STABILIMENTO TIPOGRAFICO La Stampit, via Marcnco 32, Torino STAMPA IN FACSIMILE * I ji Stampa, v. G. Bruno Hi, Torino STT srl, v. C. l'esenti 130, Roma STS spa. Quinta Strada 35, Catania Nuova saMK spa, v. della Giustizia 11, Milana L'Unione Sarda spa, v.lc Elmas, Cagliari CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ' Publikompass Spa v. Carducci 29, Milano, tel. (02) H6470.1 c. M. d'Azeglio 60, Torino, tel. (011) 65.211 (altre filiali inizio annunci economici) © laM Editrice La Starnila SpA |(QdSJ| Ul''''1Vil''di Tori"" "■ 618/1926 sta sta | Pierluigi Battista sta LA STAMPA Certificato a 2475 del 1&/1 La tiratura di Venerdì 15 Luglio 1994 è stata di 580.227 copie 2/1(I!H