Pacciani vince a sorpresa un round

Firenze, un nuovo teste lo scagiona: non era lui in auto sul luogo dell'ultimo delitto Firenze, un nuovo teste lo scagiona: non era lui in auto sul luogo dell'ultimo delitto Faccioni vince a sorpresa un round Nessuna verità dalla pesul proiettile trovato ne FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO I mostri presunti, prima di Pietro Pacciani, sono stati cinque: tutti sospettatissimi, tutti arrestatissimi, tutti scagionatissimi. Uno è comparso ieri nell'aula d'assise per render testimonianza, chiamato dall'avvocato di parte civile Luca Santoni Franchetti. Il nome di Pietro Mucciarini fa tornare alla mente il duplice delitto del 1968, il primo del serial. Lui è cognato di Stefano Mele, condannato a 13 anni per quel misfatto. Ma ora di aver ammazzato anche Barbara Locci e Antonio Lo Bianco è accusato Pacciani. Mucciarini in questo dibattimento dal rito più o meno anglosassone si è appellato al «quinto emendamento» come forse avrebbe detto il superpoliziotto-scrittore Ruggero Perugini, considerato il padre di questa inchiesta: insomma, poiché non gli era riconosciuta la facoltà di non rispondere, il teste non ha aperto bocca su un capitolo fondamentale per capire questo mistero. Qualche luce l'ha regalata Rosina Massa, moglie separata di Salvatore Vinci, anch'egli sospettato di es¬ rizia balistica compiuta ll'orto dell'imputato sere «il mostro» e l'unico, con Pacciani, ad esser libero ogni qualvolta l'assassino ha ucciso. Ora Vinci è scomparso, introvabile. Dice la Rosina che il marito la costringeva a partecipare a incontri a tre e a quattro, spesso la portava al parco delle Cascine per adescare uomini con i quali poi lui avrebbe folleggiato. Si, Salvatore Vinci era un tipo a dir poco stravagante: «I coniugi Biancalani erano gli amanti di mio marito», asserisce la donna. Tutt'e due? «Tutt'e due». Ma Pacciani non era del giro, non lo ha mai visto, assicura. Una cosa, tuttavia, la Rosina non vuol ripeterla. Eppure, il 15 aprile 1985 davanti al pubblico ministero aveva dichiarato che il marito si era detto convinto che Stefano Mele sul luogo del primo delitto da solo di certo non c'era andato. Infine: quella notte del '68 Salvatore Vinci non era in casa. E così il mistero se possibile s'infittisce. Vinci è scomparso, suo fratello Francesco, a suo tempo sospettato, è stato ucciso lo scorso anno. Avvocato e giudice conciliatore, hobby della bicicletta, ha una memoria di ferro: è l'ultimo della serie, testimone doc, di quelli che con la Pietro Pacciani, imputato per i delitti del mostro di Firenze sto, viso largo, capelli sale e pepe, aspetto distinto, sui 50». Questo è un teste presentato dalla difesa, «teste a discarico», e c'è un sobbalzo quando fa la descrizione perché se non fosse per quelle briciole di centimetri di differenza nella statura e per 1'«aspetto distinto» la descrizione si adatterebbe alla perfezione al Pietro. «Ma no, non è lui!», precisa l'avvocato Zanetti. No, non è lui neppure dopo aver guardato le foto di dieci anni or sono. Un sospiro dei difensori e uno sguardo severo del pubblico ministero Paolo Canessa: (Avvocato, perché quelle cose non le ha raccontate allora, consentendoci di identificare quel tipo e viene ora, dopo nove anni?». Zanetti: «Perché il particolare dell'auto mi sembrava irrilevante. Prima di affidare le sorti di una persona a un'inchiesta così complessa ci penserei mille volte». Poi nell'aula è intervenuto il perito balistico di parte, Marco Morin, quello diventato celebre per la strage di Peteano. Il suo parere era atteso per il proiettile trovato nell'orto dell'imputato. Nessuna certezza, ci mancherebbe. propria deposizione potrebbero far pendere il piatto della bilancia dalla parte dell'imputato Pacciani o dall'altra, che è quella dell'accusa. Per alcuni giorni, nel settembre '85, l'avvocato Giuseppe Zanetti, fiorentino, presso la radura degli scopeti, dove furono uccisi una ragazza e un ragazzo francesi, vide una Fiesta chiara con bande laterali rosse. E Pacciani aveva una macchina identica. Il fatto è che scorse anche un uomo, accanto alla Ford, uno «di un metro e 75, naso aquilino, robu- Vincenzo Tessandorì poraneamente nuvoloso nelle ore pomeridiane. Sulle rimanenti regioni, cielo sereno o poco nuvoloso. Durante le ore pomeridiane, principalmente sull'arco alpino orientale, ma anche sui rimanenti rilievi alpini ed appenninici, nonché sulle regioni interne della penisola, saranno possibili addensamenti cumuliformi con associati piovaschi o temporali. Le temperature saranno in leggero aumento, soprattutto trionali, diminuiranno di intensità. Andremo quindi verso giorni con maggiore stabilità atmosferica e condizioni di cielo sereno, ma anche con temperature ed umidità relativa in aumento. I venti predominanti ridiventeranno quelli a regime di brezza. Visto il quadro generale, esaminiamo il tempo dei prossimi giorni. OGGI. Sull'arco alpino orientale e sulle regioni adriatiche, cielo da poco nuvoloso a tem¬

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