Guerra di donne per Fogar di Stefania Miretti
Milano, due mogli e due sorelle in armi al capezzale di Ambrogio, paralizzato da due anni Milano, due mogli e due sorelle in armi al capezzale di Ambrogio, paralizzato da due anni Guerra di donne per Fogar Ma l'esploratore è rimasto solo Visto dall'interno, Caterina non esita a definirlo «un pollaio». E, nel «pollaio», o meglio in questa brutta e complicata storia di donne che s'azzuffano intorno al capezzale di Ambrogio Fogar, sono in tante. Una moglie di diritto, Maria Teresa, e una figlia legittima, diciottenne; una moglie di fatto, Caterina, e una figlia naturale di tre anni; nell'ombra, ma in armi, due sorelle. E' guerra, per amore di Ambrogio. Lui però, l'esploratore rimasto paralizzato due anni fa per un terribile incidente durante il rally Parigi-Pechino, nel frattempo è rimasto solo. Gli ha dato ospitalità un amico, operatore televisivo, a fine giugno, quando Caterina e la bimba han lasciato l'appartamento affacciato sul «verde» di Milano 2, per trasferirsi in centro. Non si conoscono i sentimenti di Fogar, che parla a fatica, e a fatica riesce a muovere una mano. Chi gli sta vicino riferisce di un uomo allo stremo, avvilito nel fisico e nel morale. Le due mogli, invece, soffrono. E piangono. A dirotto Caterina, più giovane e tenera; di gola, ricacciando indietro le lacrime, la più matura e decisa Maria Teresa. E si stenta a capire quel che è accaduto e accade, e cosa c'entri poi tutto questo con l'amore. A rendere pubbliche le ostilità MILANO DAL NOSTRO INVIATO INVESTIGATORI K?EL CUORE VIAREGGIO DAL NOSTRO INVIATO Per Sberla questo lungomare è come una tortura. La radio gracchia come nei film, mentre lo mamme passano in bikini e una palla rotola sulla strada inseguita da un bimbo che scapicolla fra le macchine. Il sole non si vede, ma si sente: sta nascosto dietro questo volo di caldo, che toglie l'aria e soffoca il respiro. Una birra ghiacciata, ci vorrebbe, e l'aria condizionata. Chi se ne frega del mare. Quando la signora Laura esce con i due bambini e la tata filippina dal Grand Hotel Principe di Piemonte, Sberla schiaccia un tasto sul cruscotto e dico soltanto: «Ecco, sta arrivando». Lavoro di spie nell'estate della Versilia, nel cuore di Viareggio. «Battisti non esisti», canta uno alla radio, «non è vero, non esisti». Sberla ha un ciuffo di capelli ricci, 23 anni e un lavoro da 007 alla «V.S. Investigazioni» dei fratelli Carlo e Luca Venturini. Nella Tipo bianca un po' scalcagnata nasconde le armi del mestiere: registratori cosi piccoli cho uno non capisce come fanno a funzionare, telefoni cellulari con videocamere incorporate, microapparecchi fotografici ma anche macchine fotografiche con obiettivi che sembrano cannoni. Sulla spiaggia, ai bagni Aurora, sotto l'ombrellone aspettano gli altri due della squadra, un ragazzone che sembra un armadio (nome in codice «Pi. e.») e Anna, bionda e lunga come una tedesca. La signora Laura verrà a sdraiarsi lì vicino, con i bambini e i giornali, e la tata che le cammina dietro con i borsoni e gli asciugamani. Davanti al maro cho si perde all'orizzonto, immobile come una tavola. Storie di infedeltà. Nell'estate della Versilia sarebbero racconti di stagione. Per Sberla e i suoi colIoghi, invece, è lavoro, semplicemente questo. Luca Venturini spiega che «i tradimenti rappresentano il 65 per conto dei casi che vengono affidati di questi tempi alla nostra agenzia». Infedeltà coniugali, e non solo: «perché crescono le indagini prematrimoniali, e soprattutto quelle fra omosessuali o quelle richieste dai mariti che preferiscono far controllare l'amante piuttosto che la moglie». E ci sono persino quelli che fanno fare accertamenti su una donna con cui non hanno nemmeno una relazione. «O uomini sposati che fanno pedinare il ragazzo del quale si sono invaghiti». Luca Venturini affonda sulla poltrona dietro la scrivania. Dicci anni da carabiniere raccon¬ è stata Caterina. In una lunga intervista rilasciata al periodico «Noi» ha confidato di aver lasciato Fogar. Un sacrificio che lui stesso le avrebbe chiesto: «Io sono finito, tu hai il diritto di rifarti una vita. Prendi la bambina, e vai». Detto fatto, a fine giugno, informa il portinaio, la coppia ha fatto le valigie e dolorosamente se n'è andata, lui da una parte, lei dall'altra. Un sacrificio che manda su tutte le furie Maria Teresa, decisa a combattere «ogni forma di speculazione e volgarità» intorno a quello che lei considera a tutti gli effetti suo marito: «Non è vero che sia stato Ambrogio a chiederle di andarsene. Guardi, non mi faccia esprimere giudizi su questa Caterina, lascio a lei W ta convivente: «L'hanno costretto a lasciarmi con le minacce» La consorte: «Me lo riprendo» Da sinistra Fogar la prima moglie e l'esploratore con l'ex convivente (da «Noi») immaginare ciò che posso pensare di una donna che espone in questo modo la sofferenza di Ambrogio. Ma ora basta: mio marito sta molto male, è in condizioni penose, e non deve più venire esposto così. E' una cosa vergognosa, brutale. Appena il clamore sarà scemato, non escludo di riprendermi Ambrogio, a casa mia». Scusi, ma lui non aveva scelto di vivere con Caterina? «Quando arriva il successo, si sa, possono nascere tanti problemi. Poi è accaduta questa cosa della bambina, ma lui veniva sempre qui a casa, e non ha mai voluto chiedere la separazione». Caterina, in pieno strazio, difende la sua versione, e contrattacca, raccontando anni di «umiliazioni e cattiverie». «Loro, Maria Teresa e le sorelle di Ambrogio, hanno deciso di eliminarmi appena c'è stato l'incidente. Fogar è un uomo generoso, hanno avuto paura che potesse favorirmi economicamente. Una questione d'interessi. Pensi che io non ho mai avuto la firma sul conto del mio compagno, mentre ce l'ha la sorella Maria Grazia. Hanno sempre avuto il coltello dalla parte del manico, se vogliono mi mettono con la bambina sotto un ponte. E tanto han fatto, che hanno convinto Ambrogio a staccarsi da me. Lo hanno ricattato, minacciavano di non andarlo più a trovare. Dopo che mi avevano lasciata sola per due anni ad accudirlo giorno e notte, sperando che crollassi». Esclude, la bella 1 Caterina, ex modella ungherese, qualunque interesse di tipo sentimentale: «Sapesse le volte che ho pregato Maria Teresa di venire a trovare Ambrogio, per concedermi qualche ora di respiro, una mezza giornata da dedicare alla bambina. La dovevo implo¬ rare. E dire che l'assegno lo prende tutti i mesi». E le sorelle? Come mai ce l'hanno tanto con lei? «Per invidia. Soprattutto Maria Grazia, che ha sempre sognato di poter avere un uomo come lui. Mi creda, un pollaio, e Ambrogio non riesce più a gestirlo. Ancora oggi pomeriggio gli ho detto: "Ora basta, io ti porto via". Perché è il mio uomo e lo amo, mentre le altre, ah, giudichi lei». Si vorrebbe, invece, capire. Ma non è facile. E a lui, all'esploratore prigioniero di un letto in attesa di sapere chi se lo porterà via, si vorrebbe augurare: ti sia lieve l'affetto di tutte queste donne. Stefania Miretti
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