Haiti un superammiraglio per lo sbarco Usa

Haiti/ un superammiraglio per lo sbarco Usa caraibi 'm Il dittattore Cedras minaccia Washington: «Se sarò rimosso dal potere con la forza, l'isola salterà in aria» Haiti/ un superammiraglio per lo sbarco Usa «Ora la flotta è pronta al blitz» WASHINGTON. Il momento dell'invasione sembra sempre più vicino e gli Stati Uniti hanno deciso di inviare verso Haiti la nave ammiraglia «Uss Mount Whitney», unità di «comando e controllo» agli ordini del contrammiraglio William Flanagan Junior, comandante della II flotta della «Us Navy». La nave sostituisce la «Uss Wasp», ai comandi della flottiglia di 13 unità americane al largo dell'isola caraibica, gruppo che comprende anche quattro navi d'assalto con a bordo 2.650 marines e che dispone - come ha assicurato il Pentagono - di sofisticate apparecchiature elettroniche in grado di dirigere una battaglia navale o un'invasione. La «rotazione» ai comandi della flottiglia americana è stata decisa dopo l'espulsione da Haiti dei 104 osservatori della missione civile internazionale delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione degli Stati Americani ordinata dalla giunta militare guidata dal generale Raoul Cedras, al potere a Port-au-Prince dal 30 settembre '91, quando un golpe rovesciò il presidente Jean-Bertrand Aristide. Il conto alla rovescia per un'operazione militare che restauri la democrazia e l'ordine sembra ormai scattato. Proprio ieri, ha avuto luogo una nuova esercitazione dei marines nelle acque dei Caraibi. Le manovre secondo quanto hanno reso noto fonti del Pentagono - si sono svolte sull'isola di Great Inagua, a 80 chilometri da Haiti. Washington segue gli sviluppi nell'isola con grande attenzione: ieri, i segretari di Stato Warren Christopher e alla Difesa William Perry, in aggiunta al capo di Stato Maggiore John Shalikashvili e al consigliere per la sicurezza nazionale Antony Lake, hanno informato il Congresso della situazione in una serie di riunioni a porte chiuse. Intanto, a favore di un'invasione di Haiti si sono già espressi, più o meno esplicitamente, l'Onu, l'Osa, la Comunità dei Caraibi - Caricom - e il «Gruppo degli amici di Haiti» (Usa, Canada, Francia, Venezuela e Argentina). Contrari, in- vece, si sono dichiarati il Messico, la cui politica estera è sempre stata improntata su un antiamericanismo di stampo nazionalistico, e Cuba, il cui regime castrista mal tollera ogni presenza «imperialista e americana» nei Caraibi. Ma Cedras ha lanciato una sfida a Bill Clinton: paragonandosi alla «sicura di una bomba a mano», ha minacciato che, «se sarà rimosso dal potere con la forza, l'isola salterà in aria». L'altro ieri, il Presidente Usa aveva lanciato un ultimatum ai generali: «Bisogna farla finita con il regime illegale a Haiti», aveva proclamato da Berlino. E, ieri, il dipartimento di Stato ha fatto sapere che Washington «non sta bluffando». Da Londra, secondo l'«Evening Standard», sarebbe già cominciato il ponte aereo per spostare truppe Usa nell'isola caribica di Grand Turk, un possedimento britannico. «Stanno trasformando l'isola in una base militare segreta», ha scritto il corrispondente del giornale dell'isola. Alla Casa Bianca ha destato preoccupazione la notizia che un nuovo massacro sarebbe avvenuto a Morne-au-Bateau, un villaggio a Ovest della capitale: 12 ragazzi sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco. «Abbiamo aperto un'inchiesta», hanno fatto sapere gli osservatori internazionali, «ma dopo la nostra partenza questi episodi di violenza si potrebbero moltiplicare». Ieri, intanto, l'Air France ha deciso di sospendere i voli per Haiti a partire dal 1° agosto, [e. st.] Una barca con più di duecento profughi haitiani intercettata dalla Guardia costiera Usa