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Vigliacco al capufficio: non è reato Vigliacco al capufficio: non è reato Assolto in appello un impiegato delle Poste CAGLIARI. Non è reato inveire contro il capo ufficio urlandogli «vigliacco delatore», anche se il capo ha un ruolo da pubblico ufficiale. Lo hanno stabilito i giudici della corte d'Appello di Cagliari, impegnati in un singolare processo: un impiegato delle Poste accusato di oltraggio a incaricato di pubblico servizio (il suo capo ufficio, appunto) per quell'insulto gridato durante un'accesa discussione. Francesco Grimaldi, napoletano di 49 anni, era stato condannato in primo grado a sei mesi di reclusione dal pretore di Iglesias, e francamente a molti era parsa una sentenza esagerata, oltre che un pessimo precedente, vista la quantità di diverbi di questo genere che ogni giorno scoppiano nei nostri uffici pubblici. Ieri Grimaldi è stato assolto in appello perché (e bisognerebbe dire: giustamente) il fatto «non costituisce reato». La corte, presieduta da Tommaso Contini, ha accolto le tesi difensive, disattendendo invece le argomentazioni del sostituto procuratore generale, Maria Rosaria Marinelli che aveva sollecitato la conferma della condanna a sei mesi di carcere. Il singolare episodio rievocato in aula avvenne alcuni mesi fa nell'ufficio postale di Domusnovas, nel Cagliaritano. L'alterco tra l'impiegato Francesco Grimaldi e il capo ufficio Paolo Siciliano era stato provocato da una diversa interpretazione del testo di un telegramma, inviato alla Direzione centrale. Riguardava il distacco dell'impiegato Grimaldi per una giornata nell'ufficio postale del vicino paese di Fluminimaggiore. Evidentemente quella segnalazione alla direzione cagliaritana non era piaciuta all'impiegato, che aveva pronunciato la fatidica frase, senza immaginare in quali guai si stava cacciando. A causa di un capo ufficio dotato di una morale ottocentesca, [c. g.]