Haiti comincia il conto alla rovescia

La Us Navy assedia la giunta militare di Cedras: «Guai a chi tocca i funzionari dell'Orni» La Us Navy assedia la giunta militare di Cedras: «Guai a chi tocca i funzionari dell'Orni» Haiti, comincia il conto alla rovescia La Casa Bianca: i marinespronti a invadere l'isola r L j OPERAZIONE suona come un banale orario Pozzi: si chiama inequivocabilmente «Nighttime Insertion», Incursione Notturna; ed è tanto facile - dice il Pentagono - che «potrebbe esser conclusa già prima dell'alba)). Militarmente, il confronto non regge: da una parte, nel mare, c'è un dispositivo bellico attrezzato di una buona potenza di fuoco, con la 101a brigata aereotrasportata, l'82a divisione dell'esercito, e 2 mila marines pronti a calarsi sull'isola di Haiti nel fondo della notte; da quest'altra parte, lungo le spiagge nere della vecchia Hispaniola, dovrebbe difendersi un esercito da caserma, con 7 mila soldati male equipaggiati, 5 arrugginiti carri armati, e una decina di blindati. Di esperienze, nell'area, gli americani ne hanno avuta qualcuna: Santo Domingo, Grenada, e poi Panama, sono le ultime; è anzi la «liberazione» di Panama (era il dicembre dell'89) che «Nighttime Insertion» vorrebbe ricalcare, disperdendo con un bel botto potente ogni resistenza armata e mettendo poi le mani su un dittatore odiato dalla maggioranza degli indigeni. e o USA Washington ha chiuso le porte ai profughi, ma dal 16 giugno ospita coloro che rischiano di essere uccisi in caso di ritorno in patria. Nell'ultimo mese le navi Usa hanno soccorso 19 mila boat-peoplc. ANTIGUA E BARBUDA Ospiteranno 2 mila profughi per 6 mesi REPUBBLICA DOMINICANA Ospiteranno 2 mila persone per un anno CUBA 12.700 profughi si trovano nella base Usa di Guantanamo. Si prevede che salgano a 20 mila OVE DOVE FUGGONO I PROFUGHI NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Per il regime di Haiti sembra cominciato il conto alla rovescia. Ieri i «segnali» di una possibile invasione americana sono andati moltiplicandosi ed era difficile dire se si trattasse di una vera e propria decisione ormai presa, o se si stava tentando di esercitare il massimo di pressione sui militari che da ormai quasi tre anni governano quel Paese dopo avere cacciato il presidente democraticamente eletto Jean Bertrand Aristide. La reazione all'ordine di espulsione degli osservatori dell'Onu e dell'Osa, un centinaio di persone incaricate di controllare il rispetto dei diritti umani ad Haiti, ha provocato reazioni durissime al Palazzo di Vetro e a Washington, e alcune parole pronunciate da Bill Clinton a Berlino, dove si è recato dopo la conclusione del summit di Napoli, hanno avuto un suono decisa¬ Gli Usa hanno aperto tre centri per chi chiede asilo politico GRENADA Il numero dei profughi accettati non è ancora stato determinato mente minaccioso per il futuro del generale Raoul Cedras e dei suoi complici. «Questa storia deve essere conclusa», ha detto Clinton, e a chi gli chiedeva se l'espulsione degli osservatori rendesse più probabile l'ordine di invasione, ha risposto: «Di sicuro rende più valida la posizione che abbiamo tenuto finora, di non escludere l'uso della forza». Ieri sera le Nazioni Unite hanno fatto sapere che i 104 osservatori della missione Onu-Osa per i diritti umani espulsi dalla giunta militare di Haiti lasceranno tra poco il paese. Resteranno ad Haiti solo 26 funzionari che fanno capo a varie agenzie umanitarie. Il Pentagono, ad ogni buon conto, ha fatto sapere che le «prove» dell'invasione sono già in corso, allo scopo di «essere preparati ad ogni evenienza», come ha detto un portavoce militare. Al largo delle coste haitiane attualmente ci sono 12 navi da guerra americane, fra cui la porta-elicotteri «Inchon», più 2 mila marines pronti a sbarcare. La loro presenza, ufficialmente, serve ad assicurare una pronta evacuazione dei cittadini americani che vivono ad Haiti, nel caso in cui la loro situazione diventi pericolosa; ma da un momento all'altro potrebbero trasformarsi nell'avanguardia di un corpo di spedizione che potrebbe essere creato «in quattro e quattr'otto», ha detto una fonte del Pentagono, attingendo dalle basi che gli Stati Uniti hanno a Panama. Perfino la possibile «scintilla», ammesso che a questo punto ne serva una, è stata indicata da William Gray, l'uomo che «sovrintende» alla crisi haitiana: Gray ha pubblicamente ammonito i militari di Port-au-Prince a non commettere «il tragico errore di calcolo» di aggredire i funzionari dell'Onu. In pratica, se la polizia haitiana dovesse «toccare» uno di quei funzionari, non ci sarebbe più nulla in grado di fermare l'attacco. Nel 1990 George Bush spiegò l'invasione di Panama con il fatto che alcune guardie del generale Noriega avevano «insultato» la moglie di un loro militare. Il motore della macchina dell'invasione, insomma, sembra già in moto, ma ci sono almeno due problemi politici ancora da risolvere. Uno è con i Paesi dei Caraibi, abituati da almeno un secolo di storia a guardare comunque con sospetto qualsiasi intervento militare degli Stati Uniti. William Gray li sta consultando uno a uno per spiegare che l'intento di Washington «è solo quello di restaurare la democrazia e porre fine alle uccisioni, alle torture, agli stupri e alla fame». L'altro è con le Nazioni Unite. Washington, si è saputo, vuole che in caso di invasione di Haiti i Caschi blu siano in grado di subentrare ai soldati americani dopo non più di un mese. HAITI PANAMA SI ai rifugiati, ma il nuovo governo non sarà in carica Fino a settembre GIAMAICA In media, ne viene accettato uno su tre ISOLE TURKS E CAICOS Si attendono 2 mila persone, ma nelle isole ci sono già 4 mila clandestini Franco Patitareiìi LA PAROLA ALLE ARMB