Montanelli allarme Rai è colpo di mano

La giornata per la libertà di stampa: in mille rispondono all'appello del direttore della Voce La giornata per la libertà di stampa: in mille rispondono all'appello del direttore della Voce Montanelli: allarme Rai, è colpo di mano «Fininvest senza controlli» a fischiare quando sale al microfono Paolo Liguori, quello di Studio Aperto: «Consultazioni permanenti tra i direttori? No io non sono d'accordo perché sarebbe l'omologazione e l'omologazione è nemica della libertà di stampa». Fischi, strepiti, «Straccio, sei tu il pericolo!» gridano dalla prime file. Ma Liguori va dritto: «La garanzia del pluralismo è rimanere diversi in un regime di libera concorrenza. Io spero che continueremo a farci sgambetti, a rubarci le notizie e i lettori, come è giusto che sia». Telegrafica sarà la risposta di Montanelli: «Quelle di Liguori sono frottole. Non ho mai detto che dobbiamo eliminare la concorrenza». E ardita quella di Guido Gerosa, ex vicedirettore del Giorno: «L'omologazione è già in atto! Neppure il dottor Gobbels avrebbe mai sognato di avere un dominio cosi completo dell'informazione come quello che ha oggi Silvio Berlusconi». Ma il centro resta lui, Indro: «Qualcuno mi chiederà se vogliamo creare una categoria di intoccabili e io rispondo con spudoratezza 'sì'. In questo momento creiamo una categoria di intoccabili perché se lasciamo toccare uno di noi, poi ni potranno divorare tutti. Ho finito». L'applauso diventa un omaggio: tutta la platea è in pie'pj^-.M di. E lui emo- \ ^ zionato: «Mi Non ancora l'inizio di un regime, ma quasi: «L'unico strumento con cui noi giornalisti possiamo difenderci è la consultazione continua tra direttori, tra comitati di redazione». Uno stato di allerta «per vedere se all'orizzonte si staglino delle minacce, pronti a trovare una azione comune, finalmente in concordia». E ancora: «Di fronte alla libertà di stampa in pericolo, le contrapposizioni fra destra, sinistra e centro devono essere superate perché la libertà di parola è il bene comune, la base di tutte le altre. Io sono un liberale autentico e se è in pericolo l'informazione bè, io per difenderla, sono disposto ad andare a letto con... - pausa, ci pensa un po' - ma sì, con D'Alema, Curzi, Parlato...». Dalla platea, gli applausi. Dai corridoi più disincanto. Sul tavolo arrivano i telegrammi di solidarietà. Quello di Spadolini: «Saluti affettuosi». Quello di Bossi e del leader Cgil Cofferati. Arrivano le adesioni di gran parte dei direttori dei quotidiani. Ma anche messaggi dai lettori: «Direttore siamo con te, ma ora non è troppo tardi?». «Direttore, come si fa a difendere la Rai dei lottizzati?». Strana atmosfera, nella grande platea, del Nuovo, piena anche di facce vecchie. Giornalisti Rai con aria cupissima, nalisti giorFinin- gioco la libertà di tutti». Lilli Grubor plurifotografata che dice: «Lo so, è impopolare difendere la Rai, ma io ci proverò». E poi Nuccio Fava che al microfono racconterà così la sua via di Damasco: «Ieri i miei figli mi hanno detto: papà, ma perché vai a Milano, ci sono i nuovi vertici Rai, non faresti meglio a rimanere a Roma? E io: no cari, vado da Montanelli per dire che gli sono profondamente grato per il significato profondamente civile..», eccetera. I lettori in sala ascoltano alternando brusii agli applausi, però sono pronti a storcere il naso quando arriva Pialuisa Bianco («Funari! Funari!» le gridano); lei sbuffa, s'arrabbia e in questo giorno di concordia annuncia: «1 colleghi che hanno scritto che sarei stata licenziata perché \'Indipendente andava male, riceveranno la querela dei miei legali». Sono pronti (i lettori) addirittura «Quamo cbili e'sì'. una se lani po 'pj^ applaudite come fossi una stella. Però tranquilli, vi risparmio il bis». Pino Corrias vest un poco imbarazzati. Alessandro Curzi plurintervistalo che ripete: «Qui è in Scalfari è indissolubile. Vabbè, era indissolubile anche il matrimonio tra me e il Giornale, eppure il divorzio è avvenuto, voi sapete come... Ma Scalfari si trova in tutt'altra situazione, per sua e nostra fortuna, l'editore e imprenditore De Benedetti non è entrato in politica e giustamente considera quel giornale la gemma del suo stemma». Torna al ragionamento: «Io non lo so, non ho le prove se quello che temo stia avvenendo... Però il solo sospetto, dovrebbe indurre tutta la stampa italiana a occuparsene, non per criticare De Benedetti, ma per dargli la forza di resistere al ricatto. Perché il ricatto una volta svelato perde la sua efficacia. Ecco un caso in cui, se tutti i giornali che fanno opinione sono d'accordo, possiamo mettere un alt alle cattive intenzioni». La Olivetti, in serata, smentisce sospetto e ricatto: «In tutta franchezza: non è vero». Il comunicato è più lungo: «Le preoccupazioni che Montanelli manifesta per la libertà di stampa sono assolutamente condivisibili. Per quanto ci riguarda il nostro gruppo ha sempre garantito la totale indipendenza dei direttori dei propri giornali. Con riferimento poi all'ipotesi specifica ventilata da Montanelli, con tutta franchezza, possiamo assicurare che non c'è stata alcuna iniziativa nel senso da lui paventato. Qualora ci fosse, non troverebbe alcuna udienza, come d'altronde è senipi e avvenuto» [p. ci Indro Montanelli con Lllh Gruber al convegno di Milano

Luoghi citati: Milano, Roma