Cento anni di bugie e ricatti
Cento anni di bugie e ricatti Cento anni di bugie e ricatti In quei fascicoli i segreti del Belpaese te, a delle farfalle giacché potevano prendere il volo e finire chissà dove, comunque a scopo di ricatto. Sempre per rimanere alle immagini, sempre piuttosto comprensibili, quando lo stavano por far fuori, il consigliere di Stato Lugo paragonò quegli incartamenti a «pistole cariche che avrebbero potuto costituire un'intimidazione per le persone a cui si riferiscono». Con un certo geniaccio manageriale, comunque, dal 1956 al 1962 De Lorenzo non aveva solo perfezionato un'attività di raccolta già in voga ai tempi di Giolitti (non per caso soprannominato «l'uomo del plico») e dell'Ovra Da sinistra il generale Giovanni De Lorenzo che fu direttore del Sifar e il «venerabile maestro» della P2 Lido Gelli schedatura di massa, con crescita esponenziale dei dossier e proporzionale paranoia nel ceto politico. Sui contenuti dei fascicoli si conosce oggi, grazie soprattutto a un'inchiesta (i cui materiali pare abbiano funzionato per molti come efficace salvacondotto al momento del ribaltone). Il torvo lascito del generale fu piuttosto la messa in opera di una condotta dal generale Beolchini, una triste e spesso falsa casistica di debolezze umane e politiche a campione. L'amante di Sceiba, per dire, certi contatti di Saragat con l'Austria o di Merzagora con la Bulgaria, indagini incrociate sulla famiglia Leone, sul patrimonio dei Gava, e quindi arricchimenti, figli illegittimi, omosessualità, ruberie, debiti e alcolismo. Informazioni girate, in gloriam, anche all'arcivescovo di Genova. Anche allora, naturalmente, come oggi, gli spioni spiegarono che si trattava di notizie raccolte «a difesa» dei politici, «con lo scopo - così disse il ge-
Persone citate: Beolchini, De Lorenzo, Gava, Giolitti, Giovanni De Lorenzo, Lido Gelli, Merzagora, Saragat
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