Da Giolitti a Maroni di Sergio Romano

da giolitti a maroni da giolitti a maroni AROMA LLARME, son fascicoli. Anzi, riallarme, come minimo, perché mai come in questo caso la storia ò infinita, oltre che italianissimamente sciagurata. Con il ritorno in grande stile dell'incubo fascicolatorio, dopo l'Ovra, il Sifar, il Sid, il Sismi, il Sisde e quant'altro, ancora una volta si celebra l'irresistibile tentazione servilistica degli spioni (con o senza le stellette) e l'ipocrita inconcludenza - non soltanto legislativa - della classe politica. Entrambi, da sempre, sanno che è troppo comodo schedare alleati e avversari, con l'unica accortezza che «si fa, ma non si dice». Però ogni tanto - in genere ad ogni cambio di potere qualcuno «dice», e allora eccoti le previste, calcolate, perfino rituali manifestazioni di sdegno contro questo sozzo davvero - metodo di controllo politico. E tuttavia, da Giolitti a Maroni, ci si potrebbe scrivere la storia d'Italia con il traffico, la sparizione e !a «movimentazione» (o aggiornamento) dei faldoni, dei dossier, dei «galleggianti» (o sintesi informative) dei servizi segreti. Con i ricatti e le promesse di non farli più, i fascicoli. Con le loro sistematiche bugie, dicerie, deformazioni, anonimi, voci di terza o quarta mano (alcune diffuse e poi raccolte secondo il modulo del pompiere-piromane). Con quei numeri stratosferici buttati lì al momento opportuno con algebrica, ansiogena noncuranza: 157 mila alla fine degli Anni Sessanta, 300 mila oggi, secondo il Viminale (complimenti!). Con la stessa, infine, archeologia cartacea, tanto più sorprendente nell'epoca dei computer, almeno per chi ignora che secondo lo schema classico dell'attività poliziesca del XIX secolo, il dossier resta uno strumento dei governi assoluti, senza controlli cioè su quando, come e contro chi usare le informazioni raccolte. Modernizzante e apprezzabile, in compenso, la cauta perplessità manifestata stavolta dal ministro sull'ipotesi di un rogo purificatorio. Anche il vano ricorso agli inceneritori, infatti, entra nello psicodramma post-fascicolatorio. L'ultimo inutile e perciò ancora più comico falò - vedi la copertina dell'Op di Pecorelli dedicata a «La grande fumata» avvenne sempre alla fine degli Anni Sessanta, in un aeroporto militare, alla presenza del sottosegretario socialista Mario Marino Guadalupi. Inutile dire che i fascicoli - come si apprese poi - erano già stati duplicati. Si trattava di quelli raccolti dal Silar del generale De Lorenzo. Il quale li paragonava, poeticamente, maliziosamen- Sergio Romano

Persone citate: De Lorenzo, Giolitti, Mario Marino, Maroni, Pecorelli

Luoghi citati: Italia