Ida l'arcangelo del Vate

Ora il «Mistère» torna in scena a Gardone E Branciaroli presta la voce al Santo D'Annunzio e la Rubinstein ai tempi del «San Sebastiano»: i retroscena d'un amore segreto Ida, l'arcangelo del Vate Una passione ambigua e liberty V~jr* il GARDONE j I / E' Barrès, c'è Rostand, ci I sono altri letterati francesi li imbarazzati, agghindati. I I Con la solita temerità, vedendo da vicino le meravigliose gambe nude, mi getto a terra, bacio i piedi, salgo su pel fusolo sino alle ginocchia, e su per la coscia sino all'inguine, con il labbro agile e fuggevole dell'aulete che scorre il doppio flauto. Tableau! Scandalo... Mi rialzo in silenzio ottuso e mormoro come trasognato "Saint Sébastien?"». Così D'Annunzio descrive il suo primo incontro con Ida Rubinstein in una notte del giugno 1910 nel camerino della star dei Ballets Russes di Diaghilev, dopo una Cleopatra trionfale. Chissà se le cose andarono in questo modo, di fronte a un Robert de Montesquieu inorridito. E' la Rubinstein a dare una versione più plausibile dell'evento descrivendo l'effetto che «i veli gemmati di cui il mago Bakst s'era compiaciuto circondarmi» avevano fatto sul Poeta il quale aveva chiesto al dandy-chaperon che cosa potesse fare, lui, l'Immaginifico, per tanta artista: «Scrivete una tragedia per lei», aveva risposto Montesquiou. Quella notte (è nei ricordi della diva) «... nacque il Martirio di San Sebastiano; da questo incontro è balzato l'arcangelo d'oro, l'arciere trafitto dalle sue stesse frecce...». Fu, in ogni caso, una folgorazione per entrambi e l'inizio di un rapporto strettissimo di lavoro e di amicizia amorosa. Il carteggio parzialmente custodito al Vittoriale (67 lettere e 169 telegrammi della Rubinstein a D'Annunzio tra il '10 e il '31; 78 minuti di telegrammi di lui, mentre le lettere del Vate sono a Parigi) non fa che confermarlo. Con un «in più» di «sospetto»: che i due personaggi abbiano attinto a una intimità maggiore di quella che la loro storia ha sinora raccontato. «Nulla di provato - dice Francesco Perfetti, presidente della Fondazione di Gardone - né di provabile, ma è certo che fu una relazione molto profonda». Sino a oggi la Rubin¬ stein era considerata l'unica amica di D'Annunzio senza implicazioni sessuali. Ben nota era la sua omosessualità, con forti passioni per grandi donne: una di queste Romaine Brooks, la pittrice americana che aveva ospitato, amato e aiutato anche economicamente Gabriele negli anni della faticosa stesura del Martirio in delicata se pur assonante collaborazione con Debussy; il legame Gabriele-Ida è sempre stato visto come intellettuale e anche operativo, dal momento che la danzatrice russa, ricchissima, era stata in gran parte la finanziatrice degli spettacoli dannunziani in Francia. «Però, se leggiamo con attenzione i telegrammi, praticamente inediti, che il Vate invia alla sua musa per invitarla a Gardone continua Perfetti - vi sentiamo aleggiare una aspettativa, una sospensione estremamente ambigue». Lui la invoca: «Siete la più fantastica e ingannatrice delle "pisanelle" (anche Pisanella era stata scritta per lei, ndr). Vi aspetto ogni giorno, da tre mesi, e dispero di voi...». «L'appartamento della Leda è, adesso, un prodigio di eleganza, di magnificenza, di comodità e di completa libertà degno d accogliere la regina di Cipro e la quarta Grazia...». «Per telepatia il mio cuore stamane m'ha detto che non dovevo aspettarvi per domani. Ho lavorato alle vostre stanze come a un nuovo poema... Bisogna, bisogna venire al convento...». Era stata davvero l'ambiguità, la bellezza di lei sfuggente, da androgino, immagine tanto cercata e finalmente perfetta di San Sebastiano, ragazzo «à ia chevelure d'hyacinthe» ma con gli attributi della «femme fatale», a decidere il destino del Martirio. Un «Mistero» impastato di eros e di religiosità, forse non ancora del tutto spiegato a ottant'anni e più dalla celebre «prima», avvenuta, tra lo scandalo e la netta condanna della Chiesa, al Théàtre du Chàtelet il 22 maggio 1911. Oggetto di studio (Silvio d'Amico lo definì crudel- mente frutto «di sadismo pseudomistico») più che di rappresentazione, per difficoltà, lunghezza, linguaggio, costi: tanto che bisogna riconoscere coraggio alla Cooperativa del Teatro Scientifico che giovedì sera lo presenta al Teatro del Vittoriale con il balletto dell'A¬ rena di Verona e Franco Branciaroli, voce di San Sebastiano. Non sarà, certo, il ruolo leggendario della Rubinstein. Per affrontarlo la suprema danzatrice e mima era dovuta diventare anche attrice, impresa alla quale si era accinta sin dalla fine del 1910, con un ardore quasi stoico. Ma chi poteva resistere a D'Annunzio in quel momento? In Francia le sue opere erano famose, era re dei salotti di Parigi. Sfuggito ancora una volta ai creditori che stavano per mandare all'asta la Capponcina, viveva circondato da amici che erano Sarah Bernhardt e Cécile Sorel, Anna de Noailles e Maurice de Rothschild oltre naturalmente a Montesquiou. Ed è a quest'ultimo, il Charlus di Proust, che D'Annunzio dovrà moltissimo non solo per la realizzazione del Martirio ma anche per la ferrea dedizione della Rubinstein sicuramente incoraggiata dallo squisito barone: due elementi fondamentali per la definitiva conquista da parte del Vate dell'intelligencija parigina. E comincia subito il carteggio tra i due. Si rivolgono l'un l'altro con «cher frère», per il gusto onnipresente del Vate alla contaminazione, al piccolo incesto, e sempre al maschile. Le lettere inedite di Ida rivelano l'intensità dei suoi sentimenti e l'impegno per il loro lavoro. «Ero molto addolorata per non aver avuto vostre notizie in questi giorni... - scrive all'inizio dell'Il - ciò non ostante avevo la sensazione che oggi sareste venuto...». Lo aspetta, per parlare del San Sebastiano «perché mi diciate tutto ciò che posso leggere per sapere tutto e prepararmi al prossimo impegno, per entrare in stato di grazia...». Lo informa che ogni problema pratico è stato risolto, l'indomani firmerà con Astruc, il famoso impresario. Quanti dei 37 mila franchi che venne a costare lo spettacolo ne abbia sborsati la «divina» non è dato sapere. Ma lei non se ne cura: «... Sono talmente felice, perché ora so che si tratta di realtà: temevo che tutto restasse un sogno». Il Martirio va in scena in un clima acceso. L'8 maggio la Congregazione dell'Indice condanna in toto la produzione dannunziana e l'arcivescovo di Parigi bolla preventivamente la nuova opera. Veto utilissimo a D'Annunzio che ha preso le sue precauzioni dedicando l'opera a Barrès legato al mondo cattolico non solo francese. Tuttavia le reazioni dell'eccezionale pubblico, sfinito dopo sei ore di rappresentazione, sono più che fredde: per Cocteau che plaude, Proust, trascinato a teatro da Montesquiou, commenta: «Un forno nero». E molte critiche vengono rivolte proprio alla protagonista in evidente difficoltà come attrice. Il Vate non si scompone. Nel suo rifugio di Arcachon ha cominciato a scrivere Pisanella che andrà in scena nel '13, protagonista ancora la Rubinstein e con altro totale insuccesso. Il legame resta forte tra i due almeno sino alla guerra, la corrispondenza continua fitta; nel '19 Ida corre a Venezia alla Casetta Rossa a salutare l'amico in partenza per Fiume e sarà la protagonista del film tratto da La nave con la regia di Gabriellino. Solo a dieci anni di distanza dal debutto del Martirio la prima lettera piena di malinconia: l'indomita artista scrive al «fratello» per informarlo che sta cercando di «riprendere» il San Sebastiano, però il Poeta le sembra distratto e questa volta è lei a invocare: «... Per poter concludere tutto e bene, mi sono necessarie la vostra fiducia e la vostra tenerezza...». Si rivedranno la sera del 4 marzo '26 alla Scala con Toscanini sul podio, al debutto italiano del Martirio: Gabriele in divisa da generale d'aviazione, Ida in scena. Ma il Vate ormai è stanco: un mese dopo al Costanzi di Roma la Rubinstein danzerà Fedra, Gabriele non ci sarà. Né le ordinerà più di raggiungerlo, come aveva fatto un tempo, con la perentorietà dell'amante: «Io sono il Comandante e voi sarete mia prigioniera». Mirella Appiotti Ora il «Mistère» torna in scena a Gardone E Branciaroli presta la voce al Santo In alto, il «Martirio di San Sebastiano». Qui accanto, la Rubinstein è Sebastiano. Più a destra, la ballerina nei panni di «Cleopatra» Da sinistra, D'Annunzio e Claude Debussy