Indro uniti o ci mangiano di Enzo Biagi

Indro; uniti o ci mangiano Indro; uniti o ci mangiano «Ma non farò un partito dei giornalisti» INFORMAZIOHE E POTERE MILANO IRETTORE, se le aspettava tutte le adesioni che sono arrivate alla sua proposta d'incontrarsi tra giornalisti per parlare di stampa e potere, d'informazione, pubblicità, televisione? «E' stata una bella sorpresa, vero? Sono rimasto stupito anch'io, lo confesso. Anche perché io so come è nata questa idea». Ce lo può raccontare? «E' germogliata casualmente, un mese fa, tra i ragazzi della redazione. Un giorno è venuto da me il vicedirettore Corona, era entusiasta e mi ha detto: perché non lanciamo la proposta di un incontro tra giornalisti?». E lei si è subito entusiasmato? «Al contrario: ma dai - ho risposto a Vittorio - con questo caldo, quanti giornalisti vuoi che vengano, la nostra è una categoria di anarchici e di primedonne, figurarsi se perdono il loro tempo in un incontro di mezza estate. Ero perplesso, lo confesso. Tanto è vero che come "Voce" abbia- mo lanciato la proposta non con un editoriale ma con un trafiletto e abbiamo prenotato una sala piccola». Invece, è successo l'imprevisto... «E' successo che la stampa ha preso sul serio l'iniziativa. Qualcuno l'ha presa fin troppo sul serio e ha esagerato: Giulio Anselmi del "Messaggero" mi ha messo in guardia contro il rischio di fare un partito dei giornalisti. Ma via, ve l'immaginate Indro Montanelli che vuole un suo partito? Se volevo, ne avevo già uno a disposizione». Lei, Montanelli, aveva un partito? «Ma certo, il nerbo della squadra di Berlusconi, da Martino a Urbani, da Calligaris alla Fumagalli Carulli, erano tutti collaboratori del "Giornale". Io credevo d'avere una redazione e invece avevo lì mezzo governo. Via, via, lasciamo perdere il partito dei giornalisti, nessuno di noi ci pensa e lo dirò chiaro - anzi, sarà la prima cosa che dirò - questa mattina a chi viene al Teatro Nuovo». E cosa altro dirà ai giornalisti che si troverà davanti? Tanti, a giudicare dalle adesioni... «Sì, sì, pare proprio tanti. Cosa dirò? Dirò le cose che pen¬ so: che siamo in un momento delicato per l'informazione, che si intravedono segnali preoccupanti nei rapporti tra stampa e potere». Quali segnali, Montanelli? «L'ultimo, forse il più chiaro, è questa pretesa di Berlusconi di nominare presidente della Rai Malgara, un suo uomo. Eppoi c'è il nodo politico di un presidente del Consiglio che controlla le televisioni. In fondo noi giornalisti, con i nostri giornali d'opinione, parliamo a un'elite, raggiungiamo un numero limitato di persone. Volete mettere il potere di manipolazione della televisione? la tv può tutto: fa vendere saponette, può imporre mode, idee, opinioni». Qualcuno dice che l'iniziativa nasce tutta in chiave antiberlusconiana. «Lo so e questa sarà la seconda cosa che chiarirò ai colleghi: nessuno è a priori contro Berlusconi, nessuno vuol fare partiti, club, cellule di resistenza, il problema non è Berlusconi presidente del Consiglio, è il monopolio dell'etere che è in mano al presidente del Consiglio». Enzo Biagi ha spiegato perché non aderirà a questa assemblea: non ho alcuna considerazione, ha detto, della solidarietà della categoria e non voglio essere libero per de¬ creto. «Eh Biagi, Biagi. Sbaglia, ci sono momenti in cui non si può stare sul crinale e non si può essere al di sopra delle parti». Oggi uscirà qualcosa di concreto dall'incontro? «Questo non lo so, io ho solo messo in guardia chiunque dal venire a parlare di cose astratte: se succede, ho spiegato, io me ne vado subito. Credo comunque che sia giusto che i giornalisti facciano insieme il punto della situazione, che affrontino il problema delle regole del mercato editoriale. E credo che si debba stare uniti, altrimenti ci mangiano uno a uno». Non le sembra di essere troppo pessimista? «Se lo sono, spero di ricredermi. Questa riunione potrebbe essere il punto di partenza, potremmo incontrarci di nuovo tra sei mesi, tutti insieme, per vedere se è cambiato qualcosa». Promesso? «Promesso». Armando Zeni «Non me n'ero accorto prima: mezzo governo è composto dai miei ex collaboratori» pfranco Funari dell'«Indipendente») e di possibili interventi ha costretto al veloce cambio di sede: appuntamento al Teatro Nuovo, la sala più capiente in tutto il centro di Milano. Titolo scelto: «Seconda Repubblica, quarto potere». Argomento difficile e impegnativo: i rapporti mai facili e pps a gà notizia. Già, perché a seguire e Mazzuca e a Vidue vicedirettfare il punto snell'editoria (lpany), il seconpubblicità, crogiornali e giornste Orlando, «tsenti, ognuno anuti di tempo pLibertà massiUna sola avveda parte di Ormo di evitare mellata». Obieprecostituito, comprendere dcategoria che stampa e potemnml'o tidI««md Indro Montanelli (nella foto grande) Da sinistra Enzo Biagi, Giuliano Urbani e Giulio Malgara

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