Rai svolta a destra dopo i professori

i Scognamiglio e Pivetti ieri sera al Quirinale con la lista dei cinque. Escluso a sorpresa Mugherli Rai, svolta i professori Vincono Forza Italia e An, fuori il candidato di Scalfaro P** VIALE M ROMA. E' stato un parto lungo e travagliato: un faccia a faccia di quasi due ore tra Carlo Scognamiglio e Irene Pivetti nello studio di quest'ultima, a Montecitorio, poi l'incontro al Quirinale con Oscar Luigi Scalfaro, infine una seconda riunione a quattr'occhi tra i presidenti della due Camere. Il risultato? Si è avuto poco prima delle dieci e mezzo di sera con il comunicato che ufficializzava la nomina del nuovo consiglio d'amministrazione Rai. La lista, ad una prima occhiata, è pressocchè la stessa della settimana scorsa: Letizia Moratti, Franco Cardini, Alfio Marchini, Ennio Presutti e - unica novità - Mauro Miccio. Ma non bisogna lasciarsi fuorviare dalle apparenze. La realtà è che Forza Italia e Alleanza nazionale hanno avuto la meglio. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, infatti, tengono saldamente nelle loro mani il pacchetto di maggioranza di questo consiglio d'amministrazione della Rai: tre componenti su cinque. Ovvero Presutti (nome gradito al presidente del consiglio), Moratti (candidatura fortemente caldeggiata da Scognamiglio) e Miccio, la «new entry», l'amministratore delegato dell'agenzia di stampa Asca, amico del segretario missino. La situazione, dunque, rispetto alla settimana scorsa quando pareva che il movimento sociale restasse a bocca asciutta e che il capo del governo dovesse accontentarsi di una quota di minoranza è capovolta. Con questi rapporti di forza nel consiglio d'amministrazione Rai è assai probabile che il cavaliere possa imporre la propria volontà quando si tratterà di nominare il direttore generale dell'ente radiotelevisivo di Stato. E l'«autonomia» delle decisioni dei due presidenti di Camera e Senato su cui il portavoce del governo, Giuliano Ferrara, ieri sera, era pronto a scommettere? In un certo qual modo è stata rispettata. Nel senso che Irene Pivetti si è mostrata più che indipendente dal suo partito d'appartenenza, ossia da quella Lega che, per come si sono messe le cose, non ha nemmeno un uomo di riferimento dentro questo cda. In compenso la «signora di Montecitorio» ha tenuto duro ed è riuscita a non far depennare Cardini, ai danni del candidato di Scalfaro e Ruini, Franco Mugherli, Umberto Bossi, quindi, dovrà accontentarsi degli «ometti scadenti e targati» contro cui ieri mattina, quando i giochi non erano ancora chiusi, aveva inveito pesantemente. Il leader del Carroccio, infatti, non aveva fatto niente per nascondere la propria insoddisfazione per le scelte che si andavano delineando. Prima, in un'intervista al «Giornale» aveva polemizzato con la Pivetti, e poi, nella tradi- zionale lettera del lunedì aveva criticato i candidati in pectore del cda. E per fugare i residui dubbi sul pensiero di Bossi bastava leggere le dichiarazioni rilasciate nel pomeriggio da Antonio Marano, sottosegretario leghista alle Poste: «Che brutti quei nomi». E adesso non sarà certo l'inserimento di un amico di Fini al posto del cattolicissimo Mugherli a far cambiare idea al leader dei lumbard. Alla Lega, in Rai, a questo punto non resta dunque che seguire la linea inaugurata da Roberto Maroni in altri campi. Cioè di giocare di sponda con l'opposizione pidessina che può contare sull'appoggio, nel consiglio d'amministrazione, di Alfio Marchini, amicissimo del segretario della Quercia Massimo D'Alema (fu proprio questi, allora capogruppo del pds a Montecitorio, a convincere l'imprenditore rosso a interessarsi al Sabato). Quindi, se la Lega non ha un proprio uomo in questo cda lo deve in gran parte alla Pivetti. Comunque, le polemiche che hanno accompagnato questa tormentata vicenda - non accenneranno a sopirsi nemmeno adesso. Le scelte di Irene Pivetti e Carlo Scognamiglio avevano già scontentato tanti. Nella maggioranza come nell'opposizione. E non sarà certo qualche piccolo aggiustamento operato in extremis a calmare le acque. Non a caso, infatti, da più parti era stato chiesto ai due presidenti di prendere una pausa di riflessione per assumere delle decisioni pondera¬ te. Lo aveva fatto, per esempio, il presidente della Commissione di vigilanza Rai, Marco Taradash che aveva avuto parole molto sprezzanti nei confronti di Irene Pivetti e Carlo Scognamiglio: «E' come se dovendo scegliere i piloti delle Ferrari per un gran premio di Formula uno, avessero detto: "beh, ci sono i nostri autisti"...». Maria Teresa Meli , fitOfAtP** VIALE MAt^, LETIZIA MORATTI Trent'anni, ingegnere, lungo apprendistato nelle aziende di famiglia, un gruppo immobiliare che ha ristrutturato. Cattolico Fiorentino, 55 anni. Docente di storia medievale all'università di Firenze. Suoi maestri, tra gli altri Gianfranco Contini, Eugenio Garin. Donna manager nata a Milano il 26 novembre 1949. Sposata con il petroliere Gian Marco Moratti, ha due figli. Ex consigliere della Comit. Presidente dell'Assolombarda, 63 anni. Lungo passato all'lbm, fa parte della giunta della Confindustria ed è consigliere delle Assicurazioni, Generali $W Poste: «Che brutti quei nomi». E adesso non sarà certo l'inserimento di un amico di Fini al posto del cattolicissimo Mugherli a far cambiare idea al ld di lbd All Ldi Alfio Marchini, amicissimo del segretario della Quercia Massimo D'Alema (fu proprio questi, allora capogruppo del pds a Montecitorio, a convin l'idi non accenneranno a sopirsi nemmeno adesso. Le scelte di Irene Pivetti e Carlo Scognamiglio avevano già scontentato tanti. Nella maggioranza ll'ii E li i rene Pivetti

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