Bossi il lungo giorno della sconfitta di Augusto Minzolini

Sulle nomine Rai patto di maggioranza tra Berlusconi e Fini, il senatur deluso dalla Pivetti Sulle nomine Rai patto di maggioranza tra Berlusconi e Fini, il senatur deluso dalla Pivetti Bossi, il lungo giorno della sconfitta d dll l La presidente della Camera la spunta solo su Cardini Il segretario del Carroccio all'attacco: «Che vergogna» ROMA. «Ma certo che c'eravamo parlati e Maroni era d'accordo mercoledì sera sul nome di Gentile. Poi, non so cosa è successo. La verità è che non so quanto conta Maroni a casa sua. Fatti loro. L'unica cosa che ho capito è che il regista di tutte le mosse della Pivetti è stato Renato Farina, l'ex giornalista del Sabato. Sì, quello che ha fatto la Pivetti non è "farina" del suo sacco. Comunque alla line tutte le cose si aggiustano...». Riflessioni di Giuseppe Tatarella, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Poste, mentre la grande battaglia sulle nomine Rai si avvia a soluzione. E che soluzione.... Nel giro di 48 ore i nomi dei consiglieri Rai sono rimasti gli stessi tranne uno, ma è cambiato completamente il quadro di riferimento. Nella «cinquina» andata a picco venerdì scorso, infatti, Irene Pivetti aveva la maggioranza del Cda Rai avendo scelto tre dei cinque consiglieri (il suo amico Cardini, più Mugherli, voluto anche da Scalfaro e Ruini, e Marchini, vicino anche al segretario del pds D'Alema). Al contrario, con la lista che è stata vaiata ieri la maggioranza del governo di viale Mazzini passa nella mani di Scognamiglio, Berlusconi e Fini (conferma di Presutti e Moratti più Miccio, il nuovo entrato, consigliere di Luigi Abete ma, soprattutto, amico di Gianfranco Fini). Al presidente della Camera sono rimasti invece solo due posti e ieri la Pivetti, tempestata dalle telefonate di un Um- berto Bossi fuori dalla grazia di Dio, è stata per tutto il giorno incerta nella scelta del personaggio da escludere: prima a Montecitorio, durante l'incontro con Scognamiglio, ha pensato di sacrificare Cardini; poi, arrivata al Quirinale, ha pensato di far fuori Mugherli, visto che, dopo il braccio di ferro ingaggiato con An sull'inserimento di Cardini per il presidente della Camera, quel nome era diventato un punto d'onore. Ma è probabile che neppure quest'ultima combinazione placherà l'«ira» di Bossi, l'unico che è stato davvero tagliato fuori dalle scelte sulla Rai. «La lottizzazione dei partiti sono le parole del leader leghista in preda alla collera - è stata una vergogna. Ma la nomina degli amici, consigliati da chissà chi, è, se possibile, ancora peggio». Insomma, alla fine, in un modo o nell'altro, Berlusconi e Fini l'hanno spuntata, almeno nei numeri. Ma nessuno dei due è contento. Ad entrambi è rimasto l'amaro in bocca per le polemiche e lo spettacolo offerto in questi giorni. L'altro ieri a Napoli il presidente del Consiglio ha confidato a più di una persona il suo disappunto. «Ma è possibile - si è sfogato con Fabrizio Del Noce, responsabile di Forza Italia per l'informazione che mentre io sto qui ad occuparmi del futuro del Paese, a Roma succeda tutto questo gallinaio». E non ha mancato di criticare quelli che per lui sono i protagonisti dell'intera commedia, cioè i presi- denti delle due Camere. In pubblico ha consigliato alla Pivetti di darsi al calcio e in privato non ha salvato neanche Scognamiglio: «E' la seconda frittata che mi combina - ha spiegato - dopo quella dell'elezioni dei presidenti di commissione al Senato». Proprio per mettere in soffitta subito questa brutta storia, il pre¬ sidente del Consiglio ha fatto una sola richiesta ai personaggi che ha sentito nelle ultime 48 ore (Tatarella, Fini, Scognamiglio, Maroni): «Fate presto». Gli è venuto in aiuto, come al solilo, quello che Ber- lusconi considera i! suo alleato «più leale», cioè Gianfranco Fini. Il leader di An ha messo da parte la candidatura di Gentile e ha tirato fuori dal cilindro il nome di Mauro Miccio, amministratore delegato dell'agenzia Asca e braccio destro del presidente della Confindustria Abete, ma anche grande amico di Fini. «Bisogna trovare un personag¬ gio super partes - ha spiegato ai suoi il segretario di An domenica sera - ho il nome in testa ma questa volta non lo dico neanche a mia moglie». Ieri, attraverso l'abituale tamtam che salva almeno le forme, il nome di Miccio è arrivato al presidente del Senato. In questo modo I Scognamiglio, Berlusconi e Fini hanno siglato un accordo di ferro su tre nomi: Presutti, Moratti e Miccio. La Pivetti, invece, se l'è dovuta vedere per tutto il giorno con Umberto Bossi, che ha tentato in ogni modo di «azzerare» i nomi «ti della vecchia proposta. Ma invano: il presidente della Camera è rimasto immobile sulle sue posizioni, mentre nei palazzi della politica sono girati per tutto il giorno dei «boatos» che hanno tirato in ballo i nomi di Ostellino, Luca Goldoni ed altri. A sera, quando i presidenti delle due Camere si sono incontrati nello studio della Pivetti a Montecitorio, di fatto c'era poco da scegliere: Scognamiglio aveva già in tasca i suoi tre nomi e alla Pivetti non è rimasto che escludere uno dei suoi. Alla fine, per non darla del tutto vinta a Berlusconi-Fini e soci, il presidente della Camera ha salvato Cardini e ha mollato Mugherli che aveva dalla sua solo Scalfaro e il cardinal Ruini. Risultato: Berlusconi e Fini hanno conquistato la maggioranza nel cda della Rai e probabilmente Presutti sarà il prossimo presidente della azienda di Viale Mazzini; Bossi è rimasto a bocca asciutta; la Pivetti, infine, l'ha spuntata nella difesa di due dei suoi tre candidati (Cardini e Marchini). Ma forse, in fondo in fondo, hanno perso un po' tutti. «Siamo all'improvvisazione - è stato il commento amaro di fine giornata del presidente della Commissione di vigilanza Marco Taradash - e tutto questo è accaduto anche perché questa vicenda è stata gestita da un "figlio di papà" e da una "suorina"». Augusto Minzolini Taradash: «Brutta vicenda perché gestita da un figlio di papà e da una suorina» Da sinistra, il presidente Scalfaro, Carlo Scognamiglio e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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