La leggenda del «supernano» era solo un'illusione ottica di Fabio Galvano

La leggenda del «supernano» era solo un'illusione ottica Nuove rivelazioni e crudeli fotografie in una biografia inglese del più popolare pittore impressionista La leggenda del «supernano» era solo un'illusione ottica La deformità rendeva Toulouse-Lautrec incapace di normali relazioni amorose LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Basta una fotografia a rivelare il vero dramma di ToulouseLautrec: le lettere, quelle che Julia Frey ha scoperto una decina d'anni fa e che ora le servono per una biografia dell'artista che viene accolta in Inghilterra come «la più completa», non sono che un'appendice. La foto è del giovane Henri con tre cuginette, tutte e tre deformi e paralitiche. Le lettere sono quelle da cui emerge la concertata disonestà della famiglia nel mascherare le vere cause delle deformità e delle sofferenze: una macchia genetica. Padre e madre di Henri erano cugini primi. Ciò spiega forse il fatalismo, parente stretto del cinismo, che accompagnò Toulouse-Lautrec nella sua breve esistenza, tra¬ scorsa nella prigione di quel corpo infelice. E poi gli stravizi, la vita disordinata, le compagnie di prostitute, le follie che le zie attribuivano all'alcol, perché sifilide era una parola impronunciabile. In questo clima di vergogna la versione ufficiale della deformità parlava di due successivi incidenti. Ma ora l'alibi per quelle atrofie ossee cade. Il piccolo Henri aveva appena sei mesi che già, nelle privatissime lettere di una famiglia di nobiltà medievale, faceva parlare di «certe stranezze» del piede del «caro piccolo». A otto anni quel vivace ed energetico ragazzino era ben avviato verso l'invalidità. Aveva già un difetto di pronuncia, le ossa non si sviluppavano, soffriva in continuazione di crampi, di dolori alle giunture u di terribili mal di denti. Sua madre, profondamente religiosa, lo portò persino a Lourdes, sperando nel miracolo. A dicci anni non era più a scuola ma viveva con il suo medico. Gli era stato regalato un triciclo fatto su misura, con il quale girovagava fra gli animali del giardino. Il suo torso sproporzionato, le labbra gonfie, le narici dilatate, i soffi nasali provocati da una sinusite cronica non erano che alcuni degli altri sintomi di quell'eredità fatale che la famiglia non seppe mai ammettere. L'alibi, successivamente, furono sempre le sue fratture al femore. Eppure lui, già bambino, firmava le sue letterine con il germe del cinismo di poi: «Monsieur ClochPied». Da meravigliarsi se il giovane Toulouse-Lautrec si sentisse in vena di pagliacciate? Eccolo, nelle foto rivelatrici, in strani costumi, quasi a voler punire quei genitori così formali, che nel libro di Julia Frey, edito da Weidenfeld, appaiono quasi torbidi, lui ferocemente irresponsabile e lei capace soltanto di pietà egoistica nei confronti del figlio. A un'altra leggenda - quella del satiro, del nano lubrico - la biografia restituisce una parvenza di realismo. Un «pene su due gambe», come era stato descritto? No, risponde la Frey: un uomo di voraci appetiti sessuali, ma non in grado di una relazione normale e duratura. Superdotato? No: un'illusione ottica, per via di quella gambe cortissime. Povero Toulouse: forse a quel mito un po' ci teneva. Fabio Galvano Autoritratto di Toulouse Lautrec: l'inglese Julia Frey gli ha dedicato una biografìa rivelatrice

Persone citate: Frey, Julia Frey, Toulouse, Toulouse Lautrec, Toulouse-lautrec

Luoghi citati: Inghilterra, Londra