Nostalgia di un'ex moglie che non sa più ridere

Nostalgia di un'ex moglie che non sa più ridere LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B, Nostalgia di un'ex moglie che non sa più ridere Non siamo strappabambini Alcuni giorni fa, in una scuola di Cuneo, una bimba di anni nove veniva prelevata e portata di corsa in una comunità. E questo grazie a un blitz di operatori sociali, autorizzati dal Tribunale per i Minorenni di Torino, che un mese prima aveva emesso un decreto urgente: la bimba andava allontanata in attesa di chiarimenti. Ma qui non è in discussione l'intenzione, bensì lo strumento violento attraverso il quale ne è stata data esecuzione. Provate a immaginare per un attimo la scena. Persone adulte che si presentano a una bimba durante la lezione a scuola e le dicono: «Devi venire con noi». Un brivido di paura trafigge quella bimba e il suo cuore comincia a battere forte forte. Impallidisce dal terrore. Comincia a piangere e mille perché le si aggrovigiiano nella mente, mentre un nodo alla gola le impedisce di parlare per lo sbigottimento e la rabbia. Tra i singulti, viene caricata su una macchina per raggiungere una destinazione che non conosce. Il fatto in sé è quello del sequestro, o quanto meno della violenza ai minori. Che poi non debba essere considerata violenza né sequestro perché c'è di mezzo un Tribunale è un altro paio di maniche. Provate a pensare se, al posto di quella bimba, ci fosse stata la vostra. Come vi sareste comportati? Quella bimba ha subito uno choc, uno stress emotivo di portata crudele. Turbamento psichico che lo stesso estensore del provvedimento aveva previsto tanto che aveva richiesto la collaborazione delle insegnanti per contenerlo. Certamente la crudeltà dell'esecuzione non può non aver procurato allo Stato uno perdita di immagine e un calo di fiducia verso l'istituzione che dovrebbe garantire maggior rispetto verso la persona umana. E non mi si venga a dire che il Tribunale lo ha fatto per perseguire fini buoni, perché in un caso del genere vengono sviliti da uno strumento cattivo, capace di provocare sofferenze psichiche nel minore. Tra l'altro, l'inopportunità dello strumento sta nel fatto che il provvedimento urgente è stato eseguito un mese dopo che era stato emesso. I! che vuol dire che non esisteva alcun peri¬ colo circa la permanenza della bimba nel suo ambiente familiare. Si tratta pertanto anche di un provvedimento illegittimo? Non posso rispondere su questo perché non sono un giurista. Ma posso rispondere sicuramente del fatto che la bimba ha subito un grosso turbamento sul piano emotivo, non confermato da un neuropsichiatra infantile perché il Tribunale non ha dato il permesso di far visitare la bimba a ridosso dei primi suoi giorni di vita comunitaria. In un caso del genere, dubito che il presidente Losana possa dire: «Abbiamo liberato un bambino dalla sofferenza» oppure «non siamo giudici strappabambini». dottor Vincenzo Buscemi Cuneo Gentile dottor Buscemi, la ringrazio per questa sua replica all'articolo: «Parla il Presidente Losana» apparso sulla Stampa del 24 giugno. Purtroppo, questa nostra privata corrispondenza soffre a volte di ritardi simili a quelli delle, per così dire, poste regolari. Ma per motivi diversi. A esempio lei ha usato il celere fax per inviare il suo civile intervento, ma, essendo la sua comunicazione necessariamente lunga, io ho trovato il giusto spazio solo questo lunedì, perché solo il lunedì ho abbastanza spazio per le lettere lunghe. Il che non vuol dire che quanto lei scrive non possa essere importante, e molto importante, anche oggi. Purtroppo, non sempre chi si occupa di bambini per legge si ricorda di essere stato anche lui bambino. [o.d.b.l Il paragone molesto Caro Signor Del Buono, ho letto di recente che non so quale associazione di padri abbandonati è stata accusata di ogni infamia e delitto da un'associazione di madri abbandonanti o roba simile, ma io non appartengo a nessuna associazione, pur essendo stato abbandonato. Non pretendo di essere innocente, mi sono accollato la mia parte di responsabilità, e, tutto sommato, la mia ex moglie e io andiamo d'accordo: sin dall'inizio siamo riusciti a non coinvolgere nostro figlio nelle miserie della separazione e posso vedere regolarmente mio figlio. Non dovrei lamentarmi, dunque, dato che, ripeto, riconosco le mie colpe passate. Da qualche tempo, però, è nato un certo motivo di turbamento. Quando riesco a vedere mio figlio e a passare con lui una mezza giornata e, a volte, una giornata intera, lui mi parla sempre più spesso dell'uomo che mi ha sostituito accanto alla mia ex moglie. Non so se lei lo sposerà mai, perché mi ha detto che un matrimonio le basta e avanza, ma questo non mi riguarda. Mi riguarda solo l'ammirazione che mio figlio nutre per quest'uomo di cui mi fa un gran parlare nei nostri incontri. A quanto mi racconta, quest'uomo è l'esatto contrario di me, è un uomo sicuro, forte, capace in tutto quello che fa. Mio figlio mi racconta le sue imprese e, a volte, le mette a confronto con alcune mie brutte figure che, evidentemente, gli deve aver raccontato la mia ex moglie perché risalgono addirittura a prima della sua nascita. Son brutte fi- gure da ridere, e infatti mio figlio ne ride e ne rido anch'io con lui, ma con una crescente inquietudine. Ammetto che sto dicendo delle vere stupidaggini, ma, insomma, di incontro in incontro con mio figlio, mi sento sempre più geloso per il sentimento che ormai lega mio figlio a questo uomo delle meraviglie che, sia detto tra parentesi, a me non pare proprio tale. Ma questo non devo neppure pensarlo, lo so, e tanto meno posso parlarne a mia moglie. Capisco che questa lettera è inutile, non le ho scritto per chiederle un consiglio, ma per sfogarmi. Oggi ho trova¬ to il coraggio (ma non so se si possa chiamare coraggio, temo proprio di no) di disdire all'ultimo momento l'incontro con mio figlio. Sandro Sandrini (o Sandroni, faccia lei) Lucca Gentile Signor Come si chiama, penso che non si tratti di coraggio, ma di prudenza. E' sempre meglio che rischiare di lasciarsi portare da una gelosia inammissibile. Secondo me, l'unica cosa che lei può fare quando suo figlio tornerà a citarle il paragone molesto, è di esagerare la parte da ridere delle sue disavventure. Chi fa volontariamente ridere di sé ò meglio accetto di chi corca di far piangere per sé, di farsi commiserare, e i personaggi comici sono più di compagnia di quelli tragici. Non ricorda la canzone di Mina: «Da quando non ci sei, non mi succede più di ridere per niente come quando c'eri tu...». Forse anche la sua ex moglie ha nostalgia di lei. [o.d.b.]

Persone citate: Buscemi, Cuneo Gentile, Del Buono, Losana, Lucca Gentile, Sandro Sandrini, Sandroni, Vincenzo Buscemi

Luoghi citati: Cuneo, Torino