In trincea di Marco Neirotti

 In trincea In trincea Piperno: «L'analisi si evolve» Monaco: «Due scienze alleate» p SICOANALISI addio? Davvero langue, si consuma fiaccata dai tempi lunghi e insidiata da «pillole della felicità»? Mentre a Parigi si prevedono «colonne d'Ercole del Duemila», a Lavarone, in un convegno sulle «frontiere della psicoanalisi», si incontrano editori come Bollati Boringhieri e Feltrinelli e altri più piccoli come Moretti e Vitale, con i colleghi di Astrolabio, Cortina, Boria per chiedersi: perché pubblichiamo saggi in questo campo? Qualcuno dice secco: «In un mondo berlusconiano dare un libro di qualità aiuta a crescere». Ma come stanno Freud e i suoi figli in Italia? Umberto Galimberti, autore del Dizionario di psicoanalisi, risponde: «Già nell'80 diedi loro vent'anni di vita. In America già si va dallo psicologo come dall'avvocato: ho un guaio, risolvilo». Pessimista, dunque? «Ci sono tre problemi. Il primo è il tempo: 4 o 5 anni di sedute, cose che potevano permettersi le isteriche del primo Novecento, ricche nullafacenti. Il secondo sono i costi: 10 milioni l'anno. Il terzo è che la psicoanalisi si fonda sostanzialmente sulla metafora sessuale e la sessualità non è più una barriera conflittuale». Ma la richiesta di aiuto rimane. Come rispondere? Dice la psicoanalista Laura Piperno: «La psicoanalisi si adegua, è cambiata molto. E' inalterato il metodo, la possibilità di usare se stesso come strumento, come cassa di risonanza delle emozioni proprie e del paziente. Una volta l'analisi era essenzialmente ricostruttiva, andava alla ricerca del trauma, ora è esperienziale, non storica». Ingiustificate, dunque, le campane a morto? «La psicoanalisi può finire se ci sono cattivi analisti e scuole incapaci a selezionare gli allievi». E' ottimista sul futuro? «Ci sono grandi prospettive se si riesce a preservare la psicoanalisi dagli attacchi: non deve essere confusa con psicoterapie o pervertita in giochetti che portano soldi. E' importante l'incontro con la neurologia, con le nuove conoscenze della vita fetale. Può vivere e vivrà, ma non può chiudersi. Aprirsi non significa cambiare metodo, ma integrare le conoscenze sulla mente e sulla persona con l'apporto di altre scienze». Per esempio gli psicofarmaci. Una pastiglia al giorno anziché cento sedute di analisi l'anno? Francesco Monaco, ordinario di Neurologia all'Università di Sassari e di Neurofarmacologia all'Università di Torino, condivide l'incontro fra analisi o psicoterapia da un lato e medicine dall'altro: «Per quanto riguarda gli psicofarmaci c'è un momento di riflessione sugli eccessi del passato, una "camicia di forza chimica" che aveva sostituito quella vera o l'elettroshock. Però il farmaco ha una potenza notevole, non usarla sarebbe assurdo». Ma, avverte Monaco, la chimica non risolve tutto: «Occorre andare alla base dei conflitti. Se io posso prevenire il rischio massimo, che è 0 suicidio, ben vengano le pillole. Ma devo anche andare alla radice dei problemi. Neurofisiologia e psicodinamica non sono nemiche, possono integrarsi. Il cervello non è fatto a compartimenti stagni, quindi lavorare in tandem non può che portare vantaggi». Marco Neirotti

Persone citate: Bollati Boringhieri, Boria, Feltrinelli, Francesco Monaco, Freud, Laura Piperno, Moretti, Piperno, Umberto Galimberti

Luoghi citati: America, Cortina, Italia, Lavarone, Monaco, Parigi