Caccia al paladino delle balene

Il canadese Paul Watson è salpato per una nuova missione inseguito da una taglia di 40 milioni Il canadese Paul Watson è salpato per una nuova missione inseguito da una taglia di 40 milioni Caccia al paladino delle balene Affonda le barche dei pescatori di frodo AMSTERDAM. Sulla testa di Paul Watson, pirata per amore di delfini e balene, i pescatori a strascico di Taiwan hanno messo una taglia di quaranta milioni. Anche il governo norvegese gli dà la caccia, spelando di coglierlo in flagrante e chiuderlo in prigione, almeno per tutta la stagione della caccia alla balena. Gli islandesi, ai quali aveva affondato due baleniere, per ritorsione gli sequestrano la nave. Ma le autorità preferirono sbarazzarsi subito di lui. «I criminali temono il Tribunale» commentò Watson. Un pizzico di ragione, tutto sommato, l'aveva. Gli aggrediti, infatti, sono dalla parte del torto: uccidono le balene di frodo, in barba a una convenzione intemazionale, che dall'86 proibisce la caccia commerciale e la ammette solo se finalizzata alla ricerca. Norvegesi e giapponesi ignorano tranquillamente la legge. E quindi possono fare ben poco contro quell'ossesso pallido e nerboruto, che sabota le loro lance per salvare le balene. Watson e i venti marinai del suo equipaggio hanno lasciato in questi giorni il piccolo porto olandese dov'erano nascosti e adesso navigano nelle acque del Nordatlantico, alle calcagna delle baleniere norvegesi. Li chiamano terroristi, loro si sono autoproclamati «Sea Shepherd», pastori del mare. «Quei macellai violano la legge - si difende Watson -. Io li costringo a rispettarla». Il suo amore per gli animali, os- sessivo e rancoroso, risale naturalmente all'infanzia, nei grandi spazi canadesi. A otto anni passò un'intera estate con un piccolo castoro, che aveva chiamato Bucky. L'estate successiva, del castoro non c'era più traccia: un cacciatore di pelli l'aveva ucciso e scuoiato. Il ragazzino si vendicò rincorrendo e distruggendo, per tre inverni di fila, le trappole del suo nemico. A sedici anni s'imbarcò come marinaio su una nave mercantile, poi passò tra le guardie costiere canadesi. E con un gruppo di amici fondò Greenpeace. Tessera numero 7. Ma era troppo pieno di livore contro chi uccide gli animali per rispettare l'ambientalismo pacifico che animava i suoi compagni. Nel '78 ruppe con Greenpeace, dando vita a una sua organizzazione, molto più aggressiva e mirata ai cetacei, che battezzò appunto «Sea Shepherd». Della sua rottura con Greenpeace ci sono due versioni, che collimano soltanto nell'evento che diede origine alla lite: aveva aggredito un cacciatore di foche, dopo aver fatto naufragio sulle coste del Labrador. E questo andava contro il principio di «pace», caposaldo del movimento. Lo denunciarono e lo cacciarono, raccontano a Greenpeace: «Era un alienato mentale, un pazzo, un egocentrico». La versione di Watson, ovviamente, è opposta: «Me ne sono andato io, non sopportavo più quella banda di avvocati, elemosinieri e vigliacchi». «Sea Shepherd» nacque con un'anima violenta e un eroe da imitare: John Wayne. «Ho imparato molto da lui - ama raccontare Watson, che oggi ha 43 anni Aveva uno stile sublime». Raccolse i disillusi di Greenpeace, issò sul ponte la bandiera nera con il teschio e cominciò le azioni piratesche: speronava le lance delle baleniere o con un sottomarino minava gli scafi d'acciaio. La prima nave a colare a picco fu un peschereccio portoghese, ormeggiato nel porto di Lisbona: Watson aprì le valvole, tutto si svolse rapidamente. Era il '79. Da allora le sue incursioni non si contano. E nemmeno i suoi ammiratori: sono 28 mila in tutto il mondo. La nave sulla quale è imbarcato ora, la «Whales Forever» (Balene per sempre), gli è stata regalata dagli amici europei, che hanno scucito quasi mezzo miliardo. A bordo, c'è un piccolo sommergibile dove prendono posto due uomini per le azioni di sabotaggio. C'è anche un paio di cannoni per difendersi dalle ritorsioni delle baleniere aggredite. Il navigatore è un giovanotto biondo che ha disertato dalla Marina militare norvegese ed esibisce uno spirito combattivo in perfetta sintonia con il suo capo: «Questa è un'autentica guerra» ri¬ pete. E' andato su tutte le furie vedendo alcune magliette norvegesi con la scritta: «Uccidiamo le balene per divertimento». La rappresaglia non sarà tenera: «E noi, per divertimento, affonderemo i cacciatori di balene». Finora i Pastori del mare non hanno ancora ucciso: «Ci chiamano assassini dice Watson -. Proprio loro, che passano la vita a uccidere». Fanno paura, comunque. Nei porti delle baleniere si rafforzano i servizi di vigilanza. Il costo delle assicurazioni sale. Chi va a caccia, sa di essere nel mirino. Ma naturalmente ignora a chi toccherà la prossima volta. Marina Verna al paladino delle balene le barche dei pescatori di frodo Paul Watson è uno dei fondatori di Greenpeace, che lasciò per creare un suo movimento, i Pastori del Mare Paul Watson è uno dei fondatori di Greenpeace, che lasciò per creare un suo movimento, i Pastori del Mare

Luoghi citati: Amsterdam, Labrador, Lisbona, Taiwan