Eltsin vince il Mondiale degli Otto

2. Il carisma del leader russo mette in ombra Clinton: non porto la giacca rossa da tre anni Eltsin vince il Mondiale degli Otto Mosca conquista un posto fisso al tavolo dei Grandi NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO «lo non porto più la giacca rossa da almeno tre anni». Il G-8 è finito e Boris Eltsin è soddisfatto. «Capita l'allusione?». I giornalisti americani ridono fragorosamente. Certo che l'hanno capita. Il Presidente russo è come un tornado di battute, sotto la cui possanza anche il baldo Bill vacilla sorpreso. L'incontro con la stampa è dominato da Eltsin, che cancella tutto e tutti. «Finalmente la Russia è stata riconosciuta come un Paese democratico a tutti gli effetti. E' solo l'inizio, ma l'orso russo non intende sfondare una porta aperta. Quando saremo in ordine anche con l'economia, allora diventeremo partners a tutti gli effetti». Clinton aveva esordito, senza enfasi, più o meno con gli stessi concetti, ma senza il supporto immaginifico di giacche rosse e orsi russi. «Condividiamo gli stessi scopi». E aveva annunciato «sviluppi promettenti sul Baltico». Nel colloquio diretto appena finito, di un'ora e mezza, aveva interposto i suoi buoni uffici come mediatore tra Russia ed Estonia sulla spinosa questione del ritiro delle truppe russe. Scontata e impertinente la prima domanda (americana) a Eltsin: «Ritirerete le vostre truppe dall'Estonia entro il 31 agosto?». Boris la coglie al balzo: «Perché impertinente? Potrei risponderle: no! Invece le dirò così: il 31 agosto noi completeremo il ritiro delle nostre truppe dalla Germania, tra grandi rulli di tamburi. Altrettanto faremo dalla Lettonia. Per quanto concerne l'Estonia, invece, resta il problema dei diritti dei russi che vi risiedono. Incontrerò personalmente il Presidente estone e ne discuterò con lui». Il ritiro, insomma, resta condizionato, anche se Eltsin è contento delle parole che Clinton ha speso nel Baltico a difesa dei russi. Qualche punzecchiatura qua e là (di nuovo sul pacchetto di aiuti che è arrivato solo al 50 per cen- to), ma è chiaro che tra Russia e America l'unico contenzioso è l'accesso «a condizioni paritarie con tutti, senza privilegi, ma senza limitazioni» ai mercati mondiali. «Con l'Europa, a Corfù, quest'obiettivo è stato raggiunto - dice Eltsin - Clinton mi ha promesso che a settembre (il 27 e 28 di quel mese, Eltsin andrà a Washington, N.d.r.) lo dichiarerà solennemente anche lui». Qui Clinton è costretto un po' a difendersi. Certo, dice, «occorre creare un altro sistema al posto del Cocom (il Comitato per il controllo delle tecnologie esportabili, N.d.r.), ma l'America è perfino più avanti dell'Europa nei grandi progetti di cooperazione, vedi quello spaziale». Eltsin farà capire, senza entrare in polemica diretta, che la Russia, intanto, terrà bene aperti i suoi sbocchi all'esportazione militare. Con una sola remora: ai Paesi sospettati di inclinazioni terroristiche. Su Bosnia, Medio Oriente, Corea, il cielo delle relazioni UsaRussia è limpido e senza nubi. E tra Bill e Boris è idillio. «Noi due non chiacchieriamo di filosofia quando c'incontriamo», esclama Eltsin mentre Clinton lo osserva tra il divertito e l'imbarazzato, senza riuscire a rubargli il tempo. «Ogni volta sono 30-35 problemi da passare in rassegna e troviamo sempre un accordo». Sull'Ucraina parla solo Clinton: «Continueremo insieme per promuovere la riforma economica, il processo di disarmo nucleare...». Quasi un protettorato congiunto, su cui Eltsin preferisce sorvolare in attesa dei risultati elettorali di ieri. Spazio per domande impertinenti su questo tema non ce n'è. Ma l'asse Mosca-Washington è solido su tutti gli appoggi sostanziali e lo sarà anche sul tema Ucraina. Intanto - riassume Eltsin - «Per il prossimo vertice di Halifax ho già ricevuto l'invito del premier Chretien. E sarà molto diverso che a Tokyo e a Monaco: partecipazione piena dal punto di vista politico». Diverso, dunque, anche rispetto a Napoli, dove la Russia è già diventata partner politico, ma dove il comunicato politico finale non c'è stato. Sostituito da una «dichiarazione del Presidente» ospitante che, per quanto impercettibilmente, riduce la portata formale delle «conclusioni a otto» politiche rispetto a quelle «a sette», economiche. Giuliette Chiesa I premier Silvio Berlusconi saluta la folla all'uscita del ristorante dove ha pranzato col sindaco di Napoli Bassolino