La «privatizzazione» entra in ospedale di Bruno Ghibaudi

la «privatizzazione» entra in ospedale Via libera del ministero ai servizi a pagamento in corsia: «Così si dedicheranno di più ai pazienti» la «privatizzazione» entra in ospedale I medici potranno svolgere la libera professione ROMA. Da oggi i medici ospedalieri possono svolgere la libera professione all'interno delle strutture sanitarie pubbliche, e cioè ospedali, policlinici e istituti di ricerca. Lo stabilisce una circolare del ministro della sanità indirizzata alle Regioni con la quale Raffaele Costa attiva precise disposizioni legislative che stabiliscono l'obbligo, per i presidi ospedalieri, di dedicare spazi adeguati per l'esercizio della libera professione «intramuraria». E oltre agli spazi dovranno essere messi a disposizione ambulatori, posti letto e camere a pagamento. Tutte queste strutture, gestibili in maniera privatistica, dovranno rappresentare una quota non inferiore al 5% e non superiore al 10% del totale delle strutture presenti nel complesso ospedaliero. Per limitarci ad un esempio, se i posti letto sono 300, alla libera professione devono essere destinati tra i 15 e i 30 posti letto. «Fino ad oggi queste norme venivano adottate solo in poche aree e in un numero ridotto di ospedali - spiega Costa. - Ho ritenuto opportuno generalizzarle per far sì che i medici siano invogliati a rimanere più a lungo in ospedale, per ridimensionare l'attività esterna dei medici e i conseguenti dirottamenti illegali di pazienti nelle cliniche private, per stimolare un'attività privatistica di medici e infermieri senza compromettere l'attività istituzionale». Toccherà alle Regioni stabilire i criteri e disciplinare le modalità per l'esercizio dell'attività liberoprofessionale, nel rispetto degli obiettivi e dei limiti fissati dalle norme. Quali siano questi limiti è anco¬ ra il ministro Costa a spiegarlo. «A prescindere dal rapporto unico d'impiego del personale medico e paramedico con il Servizio Sanitario Nazionale, che non è assolutamente messo in discussione, l'esercizio delle attività libero-professionali intramurarie deve avvenire, come prevede la legge 412 del 1991, con precisi limiti e secondo determinate modalità». Quindi aggiunge: «Può cioè svolgersi solamente al di fuori dell'orario di servizio, dell'eventuale plus-orario, dei turni di pronta disponibilità e di guardia medica e del lavoro straordinario. Deve inoltre esercitarsi all'interno delle strutture ambulatoriali e degli spazi che le Usi e gli ospedali devono mettere a disposizione, garantendo però nel contempo la piena funzionalità dei vari servizi». Costa insiste poi sulla necessità di garantire un'assistenza sanitaria di livello qualitativo uniforme e di offrire al cittadino l'opportunità di scegliere fra i servizi ospedalieri del Ssn, erogati gratuitamente, e quelli erogati dai medici nel regime di libera professione. «Sarà quindi necessario assicurare al cittadino-utente un'adeguata informazione circa le modalità di prenotare le prestazioni, le tariffe, i preventivi di spesa e nello stesso tempo vigilare affinché la scelta dell'attività libero-professionale sia effettivamente una libera scelta e non un'imposizione. Non si dovranno più in alcun modo verificare le sottili pressioni psicologiche, purtroppo frequenti in passato, che deviavano i pazienti dalle strutture pubbliche a quelle private». Bruno Ghibaudi ...«.ve*»***' * - . Per i medici la possibilità di svolgere la libera professione anche all'interno delle strutture pubbliche

Persone citate: Raffaele Costa

Luoghi citati: Roma