Alba di paura nel cuore di Milano

A un anno dall'esplosione in via Palestra, il nuovo attentato evitato da un passante che ha dato l'allarme A un anno dall'esplosione in via Palestra, il nuovo attentato evitato da un passante che ha dato l'allarme Alba di paura nel cuore di Milano Disinnescata una bomba davanti alla Borsa MILANO. Questione di minuti. Chissà, forse di secondi. E un anno dopo via Palestro, poteva essere di nuovo attentato a Milano, questa volta nel luogo simbolo della City meneghina, in piazza Affari, su quei quattro scalini di un'entrata secondaria del prefabbricato che da sette anni ospita la Borsa. Non c'è stato scoppio, né fiammata, né esplosione ieri mattina in piazza Affari a Milano. Per caso e per fortuna. Grazie a un passante che alle 5.20 ha visto nella piazza deserta quella borsa di tela blu, dimenticata e misteriosa. Dopo 50 metri ha incrociato una pattuglia della polizia, una delle tante che tengono d'occhio questa zona ritenuta a rischio dai giorni dell'attentato di via Palestro, un anno fa. E cosi l'allarme è scattato. Allarme rosso. Nella borsa con la chiusura per metà aperta c'erano fili e un contenitore metallico: insomma, una bomba, rudimentale ma pur sempre una bomba. Via tutti, l'ordine è di isolare la piazza e le vie adiacenti già per fortuna deserte vista l'ora e il giorno di riposo della Borsa. Tocca all'artificiere aprire la borsa blu. Dentro c'è una pentola a pressione riempita con quattro chili di polvere verde, il radisol, un diserbante per l'agricoltura molto infiammabile mescolato con zucchero, un trucco per aumentare l'infiammabilità. Sono le sei meno venti quando l'artificiere vede la miccia che esce dalla pentola attraverso il foro della valvola a pressione smontata, un breve filo che finisce nell'innesco: una scatolina di cartone riempita con altra polvere infiammabile, cinque pile comuni collegate a una lampadina alla quale è stato tolto il vetro. E poi il timer-interruttore, uno di quelli usati nelle cucine per i tempi di cottura, che può trasformare una tranquilla pentola a pressione in un ordigno micidiale. Già, ma per quando è programmato il timer? Sessanta minuti, non uno di più, non uno di meno. Ma questo l'anonimo artificiere ancora non lo sa: lavora ih fretta, delicatamente, evitando gesti bruschi, movimenti che producano lo scoppio. Un attimo che sembra un'eternità, poi la fine dell'incubo. E gli applausi di Achille Serra, il questore di Milano: «Devo sottolineare la grande professionalità e il grande coraggio dell'artificiere che ha dovuto operare in fretta, senza sapere quanto fosse il tempo che aveva ancora a disposizione», dice. Poi ricorda: «Avvicinandosi a un ordigno simile, nel 1981 perse la vita a Como l'artificiere Luigi Carluccio». Alle sei meno dieci, l'emergenza è finita. Quasi nessuno se ne è accorto nella City deserta di un sabato mattina di luglio. Ma l'eco di quanto avvenuto e di quanto avrebbe potuto succedere si diffonde presto: un'attentato alla Borsa, terrorismo o malavita? Serra, il questore, non si sbilancia: «Le indagini fa sapere - sono aperte in ogni direzione». Altri, tra i suoi collaboratori, fanno capire che questo tipo di ordigno non è usato dalla malavita comune e che invece proprio di una pentola a pressione si erano serviti - per i tre precedenti attentati a Milano, tutti e tre a obbiettivi finanziari, banche ed enti economici spagnoli - gli uomini dell'Età. Coin¬ cidenze? In assenza di rivendicazioni, ogni particolare ha la sua importanza. Certo, chi ha messo quella borsa blu all'ingresso secondario (riservato alla stampa e ai visitatori) non l'ha fatto a caso. Quello, spiegano gli inquirenti, è l'unico lato della piazza non controllato dalle telecamere della Borsa e dei tanti uffici - dalla sede milanese della Consob alla sede dell'Iritel - che guardano sulla piazza. Ancora: davanti all'ingresso secondario passa l'unica strada accessibile alle auto in tutta la piazza, basta rallentare un attimo, depositare la borsa e la via di fuga è assicurata. Di sicuro, per ora ci sono i tempi. Tutto è avvenuto attorno alle 5. «Prima la borsa non poteva esserci perché sarebbe stata sicuramente vista da poliziotti, carabinieri e guardie giurate che controllano giorno e notte la zona», conferma Serra. Il resto è lavoro per gli inquirenti: con i potenti del G7 riuniti a Napoli a discutere di dollaro e di problemi economici, piazza Affari può essere bersaglio-simbolo per molti. Bersaglio sì ma ancora per poco. Già, perché il prefabbricato azzurro-grigio senza finestre (immediatamente soprannominato «gabbiotto») costruito in mezzo a piazza Affari nell'87 per consentire la ristrutturazione di palazzo Mezzanotte, sede storica della Borsa , tra pochi giorni sarà vuoto. La Borsa telematica, tutta fatta via computer, ha reso inutile il vecchio tabellone luminoso con i prezzi. Dal 18 luglio il «gabbiotto» sarà smontato per essere ricostruito a Gaza, sede della prima Borsa palestinese. Armando Zeni nel cuore di Milano bomba davanti alla Borsa NELLA PENTOLA A PRESSIONE SONO CONTENUTI 4 KG DI POLVERE ESPLOSIVA [DISERBANTE CHIMICO E ZUCCHERO] IL TIMER DA CUCINA FA PASSARE LA CORRENTE FORNITA DA CINQUE BATTERIE AD UN INNESCO A INCANDESCENZA[UNA LAMPADINA ALLA QUALE E' STATO LEVATO IL VETRO]. L'INNESCO DA' FUOCO ALLA MICCIA COLLEGATA CON LA VALVOLA DELLA PENTOLA A PRESSIONE INGRESSO PRINCIPALE SU PIAZZA AFFARI «E' un'azione dimostrativa legata al vertice di Napoli» 4,45. VIENE COLLOCATO L'ORDIGNO NASCOSTO IN UNA BORSA DI TELA 5,20. UN PASSANTE VEDE LA W] BORSA E AVVISA UNA ' PATTUGLIA NELLE VICINANZE 5,40. LA BOMBA VIENE DISINNESCATA DAGLI ARTIFICIERI 5,45. L'ESPLOSIONE AVREBBE i FATTO SALTARE I VETRI DEGLI EDIFICI CIRCOSTANTI FINO ALL'ULTIMO PIANO

Persone citate: Achille Serra, Luigi Carluccio, Zeni