Usa sbatte la porta la zarina anti-Aids di Franco Pantarelli

Usa, sbatte la porta la zarina anti-Aids SANITÀ' Gli attivisti della lotta al virus attaccano: «Clinton non ha mantenuto le promesse elettorali» Usa, sbatte la porta la zarina anti-Aids Si dimette la responsabile della Casa Bianca: non avevo poteri NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Kristine Gebbie, la responsabile dell'amministrazione di Bill Clinton per la lotta contro l'Aids, ha deciso di andarsene e non sembra lasciare molti rimpianti. Le associazioni impegnate su questo fronte non amavano molto questa donna, che il Presidente aveva messo a quel posto prendendola dall'incarico di responsabile sanitario nello Stato di Washington. Secondo loro, Kristine Gebbie era piena di buona volontà ma era anche inefficiente, sebbene riconoscessero che non tutte le colpe erano sue. Il problema vero, dicono ora, era ed è che i compiti della Gebbie non sono mai stati chiariti del tutto e che il suo potere è sempre stato scarso. Lei stessa, poco dopo avere informato Leon Panetta, il nuovo capo dello staff di Clinton, delle sue dimissioni, ha fatto presente questa incongruenza. «Era un lavoro del tutto nuovo, con quasi nulla di scritto a indicare in cosa doveva consistere, e le aspettative erano troppo alte. Non si riuscirà mai a soddisfarle, finché questo ruolo non sarà quello di un vero "zar", con il potere di gestire il denaro e gli incarichi». Lei, nonostente le esemplificazioni giornalistiche che l'avevano definita, appunto, «la zarina dell'Aids», di fatto non era stata mai tale, stretta fra le competenze dei vari enti federali e quelle degli Stati. E infatti l'esortazione con cui la Gebbie chiude la sua lettera di dimissioni è che l'amministrazione renda chiaro che il lavoro del suo successore debba essere quello di «coordinatore fra varie agenzie». E anche coloro che operano «sul campo» auspicano che le sue dimissioni consentano una «nuova partenza». Con l'avvento di Clinton, l'attività contro l'Aids ha acquistato più vigore: i soldi per la ricerca sono aumentati e i programmi di prevenzione sono stati riorganizzati. E' uno sviluppo positivo (sul quale peraltro l'azione di Kristine Gebbie ha influito relativamente) se paragonato al «poco e confuso» fatto prima, secondo l'espressione corrente ai tempi di Bush; ma è deludente se paragonato alle promesse elettorali di Clinton. A suo tempo, quello che era il candidato democratico si impegnò molto sull'Aids. Una donna affetta dal male parlò alla «convention» democratica di New York spiegando le incongruenze esistenti e la sostanziale indifferenza del governo. E Clinton, nel suo discorso di «accettazione della candidatura», promise un «progetto Manhattan» su questo problema, simile a quello di Roosevelt che portò alla produzione della bomba atomica. Ma una volta alla Casa Bianca quelle intenzioni sono state ridimensionate. La nomina della Gebbie, dicono gli esperi di Aids, e stata un'iniziativa più di faccia¬ ta che di sostanza. Lei, per fare gli esempi più vistosi, non ha avuto nessuna voce nella norma che impedisce ai malati di Aids di entrare negli Usa (una nonna stabilita da Bush che ha sollevato proteste nel resto del mondo e che è stata mantenuta da Clinton), né sul problema delle «siringhe di ricambio» da fornire ai tossicodipendenti, una cosa consentita in alcuni Stati e vietata in altri. Dalle parole con cui Clinton, a Napoli, ha commentato le dimissioni di Kristine Gebbie, non si capisce bene se il suo successore avrà i «mezzi necessari» che lei auspica. «Ci sono molte cose da fare - ha detto il Presidente - e molte ne sono state fatte per combattere l'Aids». Lei «ha dato a questa battaglia uno slancio che era disperatamente necessario». Per trovare il successore, c'è tempo fino al 2 agosto, giorno in cui la Gebbie lascerà. Franco Pantarelli

Luoghi citati: Manhattan, Napoli, New York, Usa, Washington