Berlusconi niente tasse ma rigore

Il presidente va al G7, slitta la manovra. I sindacati e la Confindustria sono allarmati Il presidente va al G7, slitta la manovra. I sindacati e la Confindustria sono allarmati Berlusconi: niente tasse, ma rigore Mancano 15 mila miliardi ROMA. Berlusconi ha disertato a sorpresa il Consiglio dei ministri preferendo anticipare il trasferimento a Napoli «per curare le ultime fasi di preparazione del G7», come recita il comunicato ufficiale diramato da Palazzo Chigi. E così è slittato ancora una volta l'avvio della manovra economica, con evidente delusione di imprenditori e sindacati. Tanto che dal palazzone della Confindustria all'Eur, dopo la riunione della giunta, è partito un esplicito messaggio del presidente Abete contenente «una forte esortazione» al governo perché «decida al più presto le linee della politica economica» per il '95. «Abbiamo pensato di far passare agli italiani un week-end tranquillo» ha detto scherzosamente il ministro della Sanità Raffaele Costa. Mentre più asetticamente la nota di Palazzo Chigi ha spiegato come il vicepresidente Tatarella ha informato gli altri ministri che i provvedimenti su giustizia, lavoro ed economia sono rinviati alla prossima riunione perché «il presidente Berlusconi intende assumersene personalmente la responsabilità politica ed istituzionale.» Insomma, tutto rimandato al dopo-G7, quando si conosceranno anche le cifre del documento triennale di programmazione economica e finanziaria, come ha specificato il ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Da Napoli, comunque, fiutata l'aria di delusione e di strisciante polemica per l'ulteriore rinvio della manovra, Berlusconi ha ritenuto opportuno, ricordando i risultati dei primi 50 giorni del suo governo e vantando la creazione di 100 mila posti di lavoro, chiarire gli intendimenti economici del governo. Il premier ha annunciato, pertanto, che il disavanzo pubblico per il '94 è stimato adesso in 15 mila miliardi. «Il buco non sarà coperto con una manovrina o un intervento una tantum - ha dichiarato il presidente del Consiglio ma nel quadro di un'azione economica complessiva. Non ci saranno nuove tasse, né un aumento della pressione fiscale che vogliamo adeguare al livello europeo. La manovra sarà fondata sul rigore.» L'obiettivo per D prossimo anno, ha affermato Berlusconi, sarà di mantenere la crescita della spesa IL CANE A SEI ZAMPE E DINTORNI ROMA. Ancora una giornata convulsa di fronte all'ondata di rinnovi dei vertici delle aziende a partecipazione statale che si profila nelle prossime settimane. Il governo, infatti, dopo l'affondo lanciato due giorni fa dal vicepresidente del Consiglio di An, Giuseppe Tatarella, contro l'Eni e il suo amministratore delegato, Franco Bernabè, è tornato alla carica. Il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta, ieri ha confermato l'intenzione dell'esecutivo di analizzare il caso del gruppo petrolifero di Stato. Non se ne è occupato il Consiglio dei ministri di ieri, ha precisato Letta: «Presumo, però, che una dichiarazione di quel genere verrà discussa a livello collegiale, anche se ancora questo non è successo». L'intenzione c'è, dunque, ed eccome, anche se sarà una partita difficile da giocare. Il rischio è che dopo Tiri, la Rai, e l'Eni, la voglia di ricambi ai vertici da parte del nuovo governo si estenda anche ad altre aziende: prima fra tutte l'Enel, il cui presidente, Franco Viezzoli, è in pericolo già da mesi dopo i problemi giudiziari scoppiati per la centrale di Gioia Tauro. E' per questo che ieri si sono levate diverse voci preoccupate. Gli industriali privati hanno rotto l'idillio finora esistente con l'esecutivo, invitandolo a fare in fretta per la nomina del direttore generale di Bankitalia per evit». e una situazione di «incertezza e instabilità» che rischia di bloccare di nuovo il lento avvio dell'economia italiana. Il presidente della Confindustria, Luigi Abete, ha chiarito di considerare «sterile» e, tutto sommato, «poco elegante» la discussione in corso, chiedendo solo il rispetto delle regole che già esistono. «Come industriali non partecipiamo al dibattito - ha affermato Abete, in occasione della giunta perché esistono leggi che devono solo essere applicate. Sollecitiamo solo tempi brevi perché le candidature vere o presunte di eccellenti personaggi corrono il rischio di essere strumentalizzate dal dibattito politico. Laddove esistono pubblica di circa un punto al di sotto del tasso di incremento del Pil, preventivato nel 2,5%. Resta, naturalmente, da attendere il dettaglio della Finanziaria per verificare le reali intenzioni del governo Berlusconi. Al momento, c'è da registrare comunque un crescente grado di inquietudine negli ambienti confindustriali per l'attendismo di Palazzo Chigi. «Ci rendiamo conto degli impegni oggettivi del governo - ha infatti affermato Abete - ma certo il fattore tempo è importantissimo per le imprese come per i mercati. Quindi se non lanciamo ultimatum, se non stabiliamo noi delle scadenze, non possiamo esimirci da una esortazione molto forte perché si proceda in fretta a definire la politica economica del '95, «evitando di disorientare i cittadini con indiscrezioni o dichiarazioni contrastanti fra di loro.» In sintesi, le «guidelines» della politica economica governativa dovrebbero basarsi, secondo Confindustria, su questi punti principali: 1) Revisione del sistema pensionistico aprendo la via alla previdenza complementare, sulla scia di quanto è previsto nel nuovo contratto dei metalmeccanici. 2) Mantenere «sotto controllo» il pubblico impiego, e nei rinnovi contrattuali del settore tener conto delle ridotte possibilità della finanza statale evitando incrementi di personale. 3) Premere l'acceleratore sulle privatizzazioni già previste, come nelle telecomunicazioni e nell'energia. 4) Varare al più presto i preannunciati e poi rinviati provvedimenti sul mercato del lavoro. Ancora più irritati di fronte alle mosse del governo sono i sindacati. Il leader della Ini, Larizza, afferma infatti che «il '94 comincia ad essere inquietante e pericoloso, con un '95 ancora tutto da costruire» e denuncia il rischio che i diritti dei lavoratori vengano rimessi in discussione. Mentre la Cgil rimbecca duramente il sottosegretario Letta per aver detto che i provvedimenti sul mercato del lavoro saranno attuati in ogni caso, con o senza l'accordo dei sindacati. La tregua sembra ormai agli sgoccioli. Paolo Patruno Ferrara «spara» contro la Rai, Tatarella boccia Bernabè, Prodi si è già UN CONDONO TIRA L'ALTRO [Dati in miliardi di lire] GETTITO SOMME PREVISTO INCASSATE 1976 VALUTARIO 200 5.000 1982 FISCALE 10.000 11.308 1985 EDILIZIO 10.000 5.800 1987 SANATORIA INPS 6.000 1.600 1987 SANATORIA INAII 1.600 800 1989 FISCALE IMMOBILI 2.000 140 1989 FISCALE IRREGOLARITA' 4.500 680 FORMAL! 1989 FISCALE DICHIARAZIONE 2.040 80 SOSTITUTIVA 1992 FISCALE GENERALE 12.000 17.750 dimesso. Le polemiche crescono Gustavo Minervini è il nuovo presidente della Fondazione Banco di Napoli. Lo ha reso noto il Tesoro ieri al termine dei lavori del Cicr (il comitato interministeriale perii credito e il risparmio) che ha anche provveduto a dare parere favorevole alla trasformazione in spa dell'Artigiancassa. Minervini ò titolare della prima cattedra di diritto commerciale alla facoltà di Giurisprudenza dell'UI niversità La Sapienza di Roma. Gustavo Minervini [st. e]

Luoghi citati: Gioia Tauro, Napoli, Roma