«Israele avrà un posto nella Carta dell'Olp» di Aldo Baquis

Ma due attentati infiammano i Territori Ma due attentati infiammano i Territori «Israele avrà un posto nella Carta dell'Olp» Arafat: emenderò ipunii che negano l'esistenza dello Stato ebraico TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO GERMANIA GRAN BRETAGNA La sentenza dei giuristi dagli accordi con l'Olp «dato che Arafat non ha mantenuto fede all'impegno di rielaborare la Carta palestinese». In due giorni a Parigi fitti di colloqui, Rabin e Arafat si sono impegnati a rilanciare le trattative bilaterali sull'onda del successo conseguito da quest'ultimo con il suo ingresso nelle zone autonome di Gaza e di Gerico. Rabin e Shimon Peres hanno fatto un passo significativo verso il loro interlocutore acconsentendo a intavolare già dalla settimana prossima, al Cairo, i colloqui sulle elezioni in Cisgiordania e a Gaza. «Non sarà certo Israele - ha assicurato Rabin, prima di rientrare in patria - a impedire ai palestinesi di esercitare un loro diritto democratico». Ma lo svolgimento delle elezioni (che potrebbero essere tenute già in autunno) comporta l'evacuazione da parte dell'esercito dei principali centri urbani della Cisgiordania e implica anche complesse considerazioni di tipo logistico. Una delle principali riguarda gli spostamenti dei circa 100 mila coloni ebrei in una Cisgiordania presidiata da agenti palestinesi. Ad ogni modo Rabin e Peres sono finora «ragionevolmente soddisfatti» della realizzazione degli accordi con l'Olp. «I palestinesi - ha constatato Rabin - ci hanno perfino permesso di far transitare carri armati attraverso la zona di Gerico». Ieri, intanto, una ragazza israeliana è stata uccisa nei pressi di Hebron (forse da un coinmando di Hamas), mentre il cadavere di un soldato di Gerusalemme è stato trovalo crivellato da pallottole e pugnalate nel villaggio palestinese di Akeb. Il leader dell'Olp Yasser Arafat ha annunciato ieri a Parigi al premier israeliano Yitzhak Rabin che «quanto prima» convocherà a Gaza il Consiglio nazionale palestinese (Cnp) allo scopo di abrogare di quei paragrafi della Carta costituzionale dei palestinesi che negano (esplicitamente o implicitamente) il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele. Quest'impegno era stato già preso da Arafat al momento del riconoscimento reciproco fra Israele e Olp. Ma per mesi il presidente palestinese si era astenuto dal convocare quello che è considerato il «Parlamento in esilio» del popolo palestinese nel timore di uno scontro frontale con l'opposizione interna, che giudicava prematuro. Adesso, a quanto pare, Arafat si ritiene in grado di sconfiggere in seno al Cnp le correnti massimaliste di sinistra (gli islamici di Hamas non vi sono rappresentati) e quei quadri dello stesso Al Fatah che tuttora osteggiano la sua politica di riappacificazione con lo Stato ebraico. A Rabin, Arafat ha ieri ricordato di non essere comunque lui il «padre politico» della Carta palestinese: «La elaborò il mio predecessore, Ahmed Shukeiry», ha ricordato. L'abrogazione di quei paragrafi è considerata una carta importante per il governo laborista di Rabin che pure deve far fronte, in casa, all'opposizione della destra nazionalista. In quasi tutti i dibattiti parlamentari i deputati del Likud chiedono sarcasticamente a Rabin se Arafat abbia già smesso di invocare la liquidazione d'Israele e promettono che, se e quando torneranno al governo, non si riterranno vincolati Aldo Baquis