QUANTI SOMARI SUL SET

QUANTI SOMARI SUL SET QUANTI SOMARI SUL SET Due antologie sui memorabili errori sparsi nei film Da «Indiana Jones» agli «Intoccabili», dal «Padrino» a «La Umica, SONO divertenti, i due libri sul cinema somaro usciti contemporaneamente, antologie degli errori commessi nei film: divertenti perché interessanti, perché del tutto privi della futilità gretta degli stupidarii o della voluttà pedante di condannare sbagli altrui, perché seri o colti. Bloopers di Matteo Molinari (Zelig, pp. 89, L. 18.000) elenca «250 memorabili errori dai film» per brevi frammenti, con allegria, senza scandalizzarsi troppo: ne «I predatori dell'Arca perduta», che si svolge nel 1936, la cartina geografica su cui è indicato il volo di Indiana Jones dagb' Stati Uniti al Nepal prevede la Thailandia, mentre solo nel 1939 il Siam diventò Thailandia; ne «Gli intoccabili», collocato negli Anni Trenta, si vede come simbolo del Canada quella foglia d'acero adottata soltanto nel 1965; nel «Padrino parte III» è un giornale datato 27 marzo 1980 a dare notizia dell'elezione del papa Giovanni Paolo I che avvenne il 26 agosto 1978. E poi: in «Die Hard-Trappola di cristallo» Bruce Willis entra in un cunicolo con la canottiera bianca e ne esce con la canottiera verde; ne «Il delinquente del Rock &• Roll II» Elvis Presley ha sul petto in una scena il numero carcerario 6239,in un'altra scena il numero 6240; sono innumerevoli i film in cui si vedono chiaramente microfoni, fili di nylon, accorgimenti per effetti speciali che avrebbero dovuto restare invisibili. Matteo Molinari, 28 anni, genovese, collaboratore di Antonio Ricci per programmi televisivi come «Drive In» o «Striscia la notizia» e di Gino & Michele per la trilogia «Anche le formiche», scopre errori d'ignoranza o di disattenzione dei cineasti, ma soprattutto errori di «continuity», ossia discrepanze, contraddizioni o carenze tra una scena e l'altra del film dovute a cialtroneria e mancati controUi: la sua diventa quindi una critica tecnico-professionale, oltre che un'occasione per ridere. I corsari del tempo di Sergio Bertelli con Ileana Florescu collaboratrice (Ponte alle Grazie, pp. 358, L. 30.000), realizzato con il contributo di altri esperti e di studenti dell'Università di Firenze dove l'autore è docente di storia moderna, esamina errori e anacronismi dei film a soggetto storico. Il grande castagno intorno al quale si incentra la vita di «Casa Howard» è in realtà un fiorito ippocastano. Ne «La tunica», tra le statue del Circo figura il David di Michelangelo. Ne «La regina di Saba», «Cleopatra», «I dieci comandamenti», «La regina delle piramidi», «Spartacus», «Sansone e Dalila» e infiniti altri film, danzatrici e regine, Liz Taylor, Anne Baxter, Jean Simmons e Hedy Lamarr, portano il reggipetto: indumento sconosciuto alle donne dell'antichità che si fasciavano il petto con una benda. Sylva Koscina regina di Lidia, come tante altre vanesie, si guarda in uno specchio a figura intera: ma all'epoca gli specchi vitrei non esistevano e le donne ricorrevano a metalli levigati. Antichi eroi cretesi appaiono nei film sempre a torso nudo e gambe nude: però, sostiene il professore, soltanto i momenti rituali d'offerta del proprio corpo alla divinità prevedevano simili nudità, escluse dal clima invernale di Creta che esigeva mantelli e cappe. Al di là dei singoli sbagli, è errata la visione globale dell'antichità » Sopra: Liz Taylor. Sotto: Mar/ori Brando nel «Padrino». Accanto: Elvis l'rrslcr Liz- Taylor- Cleopatra con il reggipetto, le canottiere che cambiano colore di Milla, i diversi numeri carcerari di Presley biblico-greco-romana, osserva il professor Bertelli. Tutto si perde in un indistinto che rende identici secoli e millenni. Ittiti e babilonesi, egizi e popolo d'Israele, fenici, greci e romani si confondono in un Altrove mitizzato eppure sembrano agire, pensare, conversare, tano sempre candidi, d'un biancore spettrale, mentre erano spesso colorati, dipinti, ornati di statue di divinità pure dipinte, pavimentati di marmi multicolori. I comportamenti in presenza di sovrani ignorano le regole d'epoca di deferenza e umiltà, di rispetto e distanza gerarchici: in «1492. La scoperta del paradiso» Cristoforo Colombo/Depardieu entra nello studiolo della regina Isabella arrivandole di spalle, senza essere annunciato, «e manca poco che non si bacino, dopo aver scoperto d'essere coetanei!». Naturalmente, quasi tutti i film in costume non pretendono affatto d'essere storicamente attendibili; anche quando vanta esattezza e studio, la Storia del cinema è una convenzione romanzesca; gli spettatori lo sanno benissimo, anacronismi, errori e kitsch fanno parte del gioco e lo moltiplicano. La critica di Corsari del tempo può sembrare a volte ovvia, speciosa o fiscale, ma nasce da preoccupazioni non accademiche: ignoranza e grossolanità rischiano «di veicolare un'interpretazione sbagliata d'un determinato periodo storico, che può fissarsi come uno stereotipo nell'animo dello spettatore (l'antichità come età di decadenza, il Medioevo barbarico ecc.)... Quanti luoghi comuni vengono perpetuati, quanta informazione corrotta viene fornita?». Analizzando il messaggio storico trasmesso dai film e smentendolo, il libro raggiunge un triplo risultato: partendo dalla cosa falsa popolare insegna la cosa vera colta, stimola nel lettore l'esercizio della critica e procura un gran divertimento. amare come noi oggi pensiamo, conversiamo, amiamo. Nel mondo altomedievale l'alfabetizzazione era privilegio d'una élite, invece in «Magnificat» i contadini dell'anno 926 leggono senza difficoltà. L'agorà di Atene o il foro di Roma, città ed edifici grecoromani, risul-

Luoghi citati: Atene, Canada, Indiana, Israele, Nepal, Roma, Stati Uniti, Thailandia