GIORNI DAVICHINGH

GIORNI DAVICHINGH GIORNI DAVICHINGH Vita quotidiana, mille anni fa in Scandinavia Mercanti, navigatori, guerrieri ma non barbari SI può vivere un giorno da Vichinghi? E cioè ricostruire la vita quotidiana di quel popolo nei suoi aspetti più individuali e modesti, al di là delle guerre e delle conquiste, delle manifestazioni estrinseche del potere e della fede? E' un quesito che si pone per ogni popolo del passato, perché nell'immagine ricostruita dei nostri più o meno lontani predecessori cerchiamo anzitutto e soprattutto questo: l'umana avventura della gente comune, come in massima parte noi siamo. Ma la risposta non è facile, perché le fonti della nostra conoscenza (quelle letterarie, quelle archeologiche) si concentrano abitualmente proprio sulla «grande storia», mentre tendono a trascurare gli avvenimenti privati, le consuetudini di coloro che non fecero parte del ceto dominante. In più, nel caso specifico dei Vichinghi, ciò che sappiamo in generale è poco, sfumato nel tempo e nello spazio. Solo uno studioso insigne e un elegante scrittore poteva, dunque, tentare l'impresa: il che fa Régis Boyer, professore all'Università di Parigi, nel libro La vita quotidiana dei Vichinghi (800-1050), edito nella Bur. Chiediamoci, anzitutto, chi furono i Vichinghi. Si tratta di una popolazione vissuta tra il IX e l'XI secolo della nostra èra nell'area scandinava. Una popolazione Addito. oni e carri nati in ci re e corbbon che già nel nome si differenzia: in senso stretto, infatti, vikingr (vichingo) si applica solo a coloro che operarono in Occidente, mentre si chiamano voering (varego) coloro che scelsero come zona di attività la Russia e l'Asia. Una popolazione dispersa, come si vede; eppure connotata da alcune caratteristiche che consentono di riconoscerla e di qualificarla. Il vichingo, dunque, è «un mercante scandinavo (danese, norvegese, svedese e, a partire dal 900 circa, islandese) particolarmente dotato per il commercio e per la navigazione, grazie alla straordinaria imbarcazione che ha messo a punto nel corso di secoli di tentativi... Il vichingo, a seconda delle circostanze, tratta o saccheggia, ruba, incendia, mercanteggia, baratta o cattura. Il fine non cambia: esso è "acquistare delle ricchezze", come dicono le iscrizioni runiche, fare ritorno in condizioni di maggiore ricchezza che all'andata». In realtà, la nostra conoscenza dei Vichinghi è fortemente condizionata dalla natura delle fonti. Abbiamo i resti delle loro navi, slanciate e dall'alta prua ricurva, che sono state ricostruite in cantiere; e possiamo dimostrare che talvolta esse venivano usate come tombe, a conferma della loro preminenza in ogni aspetto della vita. Abbiamo le pietre in forma di stele con le iscrizioni di cui di- cevamo, allusive a tradizioni e leggende. Abbiamo resti di carri da guerra e da trasporto, ornati in argento; e pure in argento ci re stano stoviglie pregiate per le corti, monete per gli scambi. Abbon dano le armi: come dubitarne? Nell'insieme, malgrado le limitazioni, alcuni aspetti della vita quotidiana, di cui dicevamo larmente o e per la straordiha messo oli di tenonda del sacchegercantegall'inizio, possono ricostruirsi. Proviamo, dunque, ad assistere al rito tra tutti emblematico, il matrimonio. Ecco, Helga sposa Bjòrn: o meglio, viene fatta sposare perché il matrimonio conseuna grande festa, alla quale gl'invitati giungono recando doni che all'inizio, possono ricostruirsi. Proviamo, dunque, ad assistere al rito tra tutti emblematico, il matrimonio. Ecco, Helga sposa Bjòrn: o meglio, viene fatta sposare, perché il matrimonio consegue all'accordo tra due famiglie di pari rango, realizzato attraverso un mediatore, personaggio indispensabile nella circostanza. Già un anno è trascorso da quando si è svolta ìafestarmàl, la cerimonia di fidanzamento. La sposa compie un bagno purificatorio insieme alle sue damigelle, segno di un antico rito lustrale. Indossa un grande velo di lino. Riceve le chiavi della casa e delle casseforti, che porterà alla cintura. Il matrimonio si celebra con sare, perché il matrimonio consevitati giungono recando doni, che m m una grande festa, alla quale gl'invitati giungono recando doni, che gli sposi registrano accuratamente, perché dovranno ricambiarli a uno a uno: in una società mercantile, la regola del dare-avere non consente eccezioni! Comincia il banchetto di nozze, un festino che dura ore, preceduto da un singolare giuramento: i commensali promettono che non terranno conto di ciò che diranno quando saranno ubriachi, cosa evidentemente prevista e abituale. Poi, la prima notte di nozze; dopo la quale Bjòrn offre a Helga un Dalla conquista del Bianco a Mesmer: toma la «Storia» di Gian Piero \lfi amata da Mila UANDO abbiamo di M & fronte un branco di HI A scnT1Panzé che semfe S bra si spulcino a vi- H cenda in quell'operaH zione chiamata «grooH H ming», ma che in H W realtà ha lo scopo di ^ W rinforzare i legami so.ciali, vediamo in Il proiezione i nostri remoti antenati, quelli dai quali si distaccò il ramo che doveva dare origine all'Homo sapiens sapiens. Ma la cosa difficile è ripercorrere il cammino attraverso cui ha avuto luogo la prodigiosa trasformazione, le varie tappe del processo che si è dipanato attraverso il decorrere dei millenni. Se ne occupa una disciplina estremamente interessante, la paleoantropologia, che cerca di ricostruire il nostro albero genealogico facendo luce sulla storia evolutiva dell'uomo. E di paleoantropologia tratta, con dovizia di particolari e di riflessioni filosofico-antropologiche, un bel libro di Francesca Giusti, La scimmia e il cacciatore. L'autrice fa un'attenta scrupolosa disamina dello statu quo cui sono giunte le ricerche nel campo dell'evoluzione umana, cercando di comporre un quadro quanto più completo e rigoroso possibile della lunghissima storia evolutiva che ha portato dalla scimmia all'uomo. Una storia che si cerca faticosamente di ricostruire mediante la documentazione fossile, ma soprattutto attraverso le ipotesi e le interpretazioni degli studiosi. Interpretazioni spesso divergenti che suscitano polemiche e dibattiti. Se non è facile seguire l'evolversi della struttura fisica che ha portato dal quadrupedismo al bipedismo, che ha fatto crescere il cervello dai 400-500 centimetri cubi dell'Australopithecus, ai 1500 dell'uomo moderno, ancora più difficile è inquadrare le varie fasi dell'evoluzione sociale con tutte le sue implicazioni, dalla cooperazione maschile nella caccia, all'origine della famiglia, dal ruolo materno e paterno, alle cure parentali. I reperti fossili, sia pure scarsi e frammentari, ci possono fare da guida nella interpretazione di alcuni aspetti fisici delle varie forme di ominidi che si sono succedute nel tempo, come la statura, il volume del cervello o l'andatura, ma nulla ci può aiutare a decifrare il modo in cui' questi nostri remoti antenati si comportavano. Per la semplice ragione che i comportamenti non fos¬

Persone citate: Boyer, Francesca Giusti, Gian Piero, Giorni Davichingh Vita, Mercanti, Mila Uando

Luoghi citati: Asia, Bur, Russia