Colette: gli uomini passano la mia Marguerite resta

Le lettere all'attrice Moreno testimoni di un grande amore Colette: gli uomini passano la mia Marguerite resta JPARIGI L Louvre sta per chiudere. Ne faranno un bordello a più piani». A Colette piaceva raccontare storie completamente inventate, per il divertimento in sé della provocazione. Ben lo sapeva Marguerite Moreno, la grande attrice amica di una vita di Colette e che anzi soprattutto questo in lei amava, la perfetta tranquillità nell'inventare qualsiasi cosa, anche la più inverosimile, purché la divertisse. A lei Colette scrisse un giorno «la strepitosa novità» relativa al Louvre. Le due donne intrattennero una fitta corrispondenza per più di cinquant'anni, non interrotta neppure quando si trovavano entrambe a Parigi e si vedevano ogni giorno, per il bisogno e il piacere di scambiarsi pensieri intimi. L'integralità delle Lettres à Marguerite Moreno esce adesso da Flammarion con gran dovizia di mediti, tra cui le lettere che Colette continuò a scrivere all'amica anche dopo la morte di lei nel '48. Nel '51 ancora le scriveva: «Da tre notti sogno intensamente che viaggio con te in Italia. Un'eccellente atmosfera di sogno, dove niente è penoso né ^verosimile». Furono amanti, lei e Marguerite Moreno. Tutti i biografi lo affermano, facendo però seguire l'affermazione dalla riserva del dubbio. Le due donne fecero di tutto perché di loro lo si dicesse, ma che allo stesso tempo la cosa non fosse palese e provata (come fu invece per altre storie con donne che ebbe Colette). Le divertiva sommamente il fiorire di pettegolezzi intorno a loro. Ma a leggere le lettere (la raccolta comprende anche una scelta delle risposte di Marguerite a Macolette, come lei la chiamava, scritto tutto attaccato, nome di tenerezza) l'amore salta agli occhi: nel tono, nell'allegria e nella complicità. Marguerite Moreno aveva due anni più di Colette, essendo nata nel 1871. Monceau di vero nome, aveva adottato quello da sposare della madre - di origine spagnola come pseudonimo per la scena. Da ragazza aveva incantato Mallarmé, che avrebbe voluto vederla interpretare Hérodiade benché all'epoca il suo talento di attrice fosse ancora nascosto dall'irruenza. Molto in vo- ga presso i poeti, affascinò successivamente José-Maria de Heredia, Henri de Régnier e Paul Valéry. Amante di Catulle Mandès, fece soffrire negandoglisi Jules Renard. Paul Léautaud non provò mai «emozione più grande» che vederla recitare. Marcel Schwob infine riuscì a sposarla, amandola di un amore bizzarro ma appassionato. Era ormai partenaire artistica di Sarah Bernhardt, al culmine di una carriera che avrebbe poi conosciuto intorno al '25 un triste stallo. Più che mai in quel periodo di difficoltà, prima che il cinema si accorgesse di lei trasformandola in vedette dello schermo, Colette le fu vicina, solo lei fedele a oltranza nonostante i rovesci della fortuna. Il loro incontro risaliva al 1894. Era avvenuto a un memorabile pranzo in casa di Catulle Mandès, sotto forma di visione: «L'ora del mezzogiorno aureole di luce una lunga silhouette di giovane donna magra». Marguerite portava in braccio un bimbo biondo di 18 mesi, l'unico suo figlio che sarebbe morto di meningite di lì a poco «dopo aver lottato contro la morte con una forza già virile» come scrisse poi Colette. Quella visione in controluce rapì completamente la poco più che ventenne Colette: «Non ebbi occhi né orecchie che per lei». «Un timbro di voce che l'orecchio coglieva con gratitudine, il bianco senza sfumature del suo colorito, la sua grande matassa di capelli castani, qua e là dorati...». «Fin da quel primo incontro, la amai» scrisse molto tempo dopo Colette, rimasta per sempre rapita come all'istante iniziale, e ugualmente stupita: «Il sorprendente è che lei rispose al mio sentimento». Un amore che non si curò dei matrimoni passeggeri: «Ci maritammo, ci smaritammo, ci rimaritammo». «Gli uomini passano, Marguerite resta». E Marguerite che, più grande, passò per prima in lettera al tu, le scrisse ricordando l'immagine del primo incontro: «La tua treccia interminabile ti avvolgeva come un serpente. Rivedo i tuoi occhi, il tuo piccolo mento appuntito, i tuoi capelli insieme composti e arruffati, risento il tuo accento che arrota le erre ...». Con il suo «enigmatico volto triangolare a muso di gatto», spezzettava interminabilmente mollica di pane sulla tovaglia. Colette le spiegò che era persa nel viso di lei. Non ci furono ombre maschili sul loro amore che con gli anni divenne meno furioso ma non meno sensuale. Furono invece varie le ombre femminili, le sole che reciprocamente suscitassero gelosia in loro. Anche quando non si trattava di avventure erotiche, una semplice amicizia poteva suscitare tristezza profonda e senso irreparabile di abbandono. Tra tutte però una in particolare preoccupò Marguerite: l'infatuazione di Colette, che poi diventò il tempo di una breve stagione vero amore, per Renée Hamon. Una passione dell'età matura per una poco più che fanciulla, curiosa persona. Donna molto bella eppure poco femminile. Colei che Colette chiamò «il piccolo corsaro» perché questo lei fece essenzialmente nella sua corta vita, viaggiare per le isole e i mari del Sud. Contemporaneamente alle lettere a Marguerite Moreno, Flammarion pubblica il molto più piccolo fascio delle Lettres au petit corsaire, testimonianza di quel tradimento. Colette vi fu indotta dalla tenacia della giovane Renée che mise, nella conquista della famosa e affascinante scrittrice, la stessa foga e determinazione che metteva nelle imprese del Pacifico. Alle lettere, nel volume che esce ora, sono alternati i brani del diario di Renée in cui annotava per ogni incontro avuto con Colette le frasi precise che lei aveva pronunciato. A farla cedere era pervenuta a furia di gran mazzi di fiori, che Renée coltivava personalmente. Il loro fu un amore floreale. Colette introdusse poi il piccolo corsaro in letteratura convincendolo a scrivere il racconto dei propri viaggi. Volle che Marguerite condividesse la tenera amicizia. Lei si oppose. Renée morì anzitempo, con l'amata ad assisterla. E la calma tornò tra Colette e Marguerite, con una dolcezza nuova. Gabriella nosco Le lettere all'attrice Moreno testimoni di un grande amore Una passione durata 50 anni in un turbine di flirt femminili ice Moreno rande amore Una passione durain un turbine di flirAnche Paudella belladi lei. Non ci floro amormeno furile. Furonfemminilmente suAnche quventure amicizia La Moreno aveva incantato Stéphane Mallarmé Anche Paul Valéry subì il fascino della bella Marguerite

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