Media inferiore tutta da ridere; la morte diventa solo «fiction»

Media inferiore tutta da ridere; la morte diventa solo «fiction» LETTERE AL GIORNALE Media inferiore tutta da ridere; la morte diventa solo «fiction» «La scuola italiana alleva asini» E' tutto da ridere: un amico mi ha spiegato come avvengono le promozioni e le bocciature nelle medie inferiori che hanno pochi alunni e rischiano la soppressione. In prima e seconda si promuovono tutti, anche gli asini, perché la seconda e la terza siano più numerose. In terza si diventa severissimi e se ne bocciano tanti, perché così si combatte contro la soppressione della stessa terza media, che avrà più alunni. D'accordo che non si possono bocciare gli alunni per due volte; d'accordo che i professori saranno anche professionalmente bravi. Ma, come diceva Pirandello, non è una cosa seria! Sarà forse in qualche modo giustificabile la difesa del posto di lavoro, ma che razza di cittadini alleviamo? In una «Media» del Monferrato con pochi alunni, dov'era a scuola mio nipote, e proprio capitato cosi e quel mio amico m'ha detto che succedeva anche parecchi anni fa, quando era lui studente. La Media Inferiore italiana è proprio tutta da ridere. Vittorio Ziliani Alessandria Per i malati, psicologia della consolazione A proposito della lettera della signora Maria Antonietta Gorbini «Lasciate che i giovani conoscano il dolore» (La Stampa del 23 giugno). Concordo perfettamente nel suo assunto centrale, che bisognerebbe abituare i giovani ad affrontare la sofferenza. Nella odierna società si tende ad «analgesizzare» il dolore; si cerca di risparmiarlo ai propri figli commettendo un grave errore pedagogico. Si cerca di togliere dalla vita di un bambino e di un adolescente tutte le occasioni di dolore, e cosi per molti adolescenti la morte diventa una fiction, non certo un'esperienza reale, affettiva, di conoscenza. A questi giovani cui è stata evitata la visione del nonno mor- to, non è stata evitata ogni pena, è stata proibita un'esperienza. Non bisogna far crescere i figli in una specie di frigorifero, al riparo da ogni emozione. Riguardo poi ai volontari che si offrono per prestar servizio agli ammalati, ce ne sono per fortuna molti anche in Italia, i quali, senza che arrivi la cartolina precetto, trascorrono, ad esempio, delle vacanze diverse proprio nelle corsie degli ospedali o delle case di riposo o al Cottolengo. Non si finisce mai di imparare a stare con i malati. Mi sono sempre rammaricato che non ci sia una «psicologia della consolazione» che ci dica che cosa significa veramente consolare, essere consolati, soprattutto come si costruisce un gesto che consola. Per esempio, c'è un modo di parlare con chi soffre che e già consolazione, una medicina per il cuore; spesso il modo di dire le cose ad una persona che soffre conforta prima e più ancora di ciò che si dice perché esprime, di per se stesso, vicinanza e calore umano. L'amore fa trovare le parole buone, le parole buone fanno nascere l'amore. Un medico anziano diceva: «Ho conosciuto e somministrato infinite medicine, alcune efficaci, altre poco, altre niente, ma c'è una medicina che è sempre efficace, in tutte le malattie: una mano affettuosa sulla fronte!». E' una medicina che possiamo somministrare tutti, se vogliamo; non richiede la laurea, richiede il cuore. Purtroppo, noi gente «nonnaie» abbiamo bisogno della guerra, della fame, della disperazione per scoprire i tesori di umanità che ci vivono accanto. Mario Lago Santa Margherita Ligure E' ora di portare la fantascienza in tv La riforma della radiotelevisione pubblica di cui si parla ampiamente in questi giorni, mi trova consenziente soprattutto per quel che riguarda la lotta all'analfabetismo non più di tipo strumentale bensì culturale. Oggi, si sa, il continuo progredire della scienza e della tecnologia ha segnato il tramonto delle società statiche quali erano quelle contadine, e le ha sostituite con altre dal divenire perenne. Purtroppo, la cultura non si è adeguata a tale cambiamento ed è rimasta prevalentemente di tipo pre-scientifico e retorico-letterario. Se l'articolo 9 della Costituzione prescrive che la Repubblica deve promuovere lo sviluppo della cultura, è bene che nella riforma del servizio pubblico radiotelevisivo si dia adeguato spazio alia diffusione della cultura scientifica, in modo da contrastare quella tradizionale che, per dirla con Piero Angela, è «analfabeta rispetto al suo tempo». Preciso che per cultura scientifica non intendo la semplice divulgazione di scoperte e invenzioni e la relativa applicazione al settore dell'industria, ma anche la produzione letteraria che alla scienza si ispira: la fantascienza. E' semplicemente scandaloso che tale lette¬ ratura, che ha più d'un secolo e mezzo di vita - il Frankenstein di M. Shelley risale al 1818 - e vanta scrittori di valore: Verne, Wells, Asimov, Clarke, Le Guin..., venga in Italia pesantemente discriminata sia dalla cultura alta che dai mass media. Nel nostro Paese, ad es., operano da anni, nel settore della fantascienza, scrittori (Lino Aldani, Vittorio Catani, Franco Forte, Renato Pestriniero, ecc.) e saggisti (Carlo Pagetti, Antonio Caronia, Massimo Del Pizzo, il sottoscritto, ecc.), ma per l'uomo della strada sono degli illustri sconosciuti, perché mai, che io sappia, le loro opere e i loro nomi hanno avuto l'onore di una sia pur fugace citazione sul piccolo schermo. L'auspicio 'unque che, in sede di riforme l radiotelevisione pubblica, si dia. azio alla letteratura di fantas ^nza, perché essa aiuta la gente ad avvicinarsi alla scienza, in quanto presenta in forma narrativa probk ni scientifici di grande importanza e complessità. Personalmente, dirigo da otto anni una rivista di saggistica e narrativa di fantascienza, Future Shock, a cui collaborano docenti universitari (Bruno Brunetti, Nicola Pantaleo, Bruno Pompili) e giovani studiosi (Alberto Corda, Renato Ghezzi, Gian Filippo Pizzo). Purtroppo, per la scarsa circolazione nel nostro ambiente di notizie riguardanti la fantascienza, la rivista non riesce non dico a competere con la mitica Urania, ma rischia addirittura di chiudere per l'esiguo numero di lettori. Non sarebbe una grossa iattura, se non fosse che... è l'unica rivista in Italia che ripropone, attraverso la fantascienza, il discorso dell'integrazione umanizzante tra la scienza e l'uomo, ossia l'umanesimo scientifico. Antonio Scacco, Bari Il marchingegno salva-organi Non si può non concordare con quanto espresso dal prof. Massimo Bondì (La Stampa del 22 giugno) circa l'espianto di organi in corso di morte cerebrale a cuore battente. Né le attuali vigenti disposizioni e nemmeno le più complesse tecnologie, (R.M.N; Tep; Spect; Hmpao) peraltro non previste in merito, ci possono assicurare il «non ritorno». Difatti è presumibile che certe parti del tronco encefalico non siano completamente esplorabili e pertanto, come in certi casi sembra si sia verificato, è possibile una ripresa della vita. Senza volere, per ragioni di spazio, ulteriormente dilungarsi sull'argomento (con l'augurio che la concisione non nuoccia alla chiarezza) sarebbe pertanto auspicabile che, prima di una presumibile morte concreta e verificabile (come definito dal prof. Bondì) 0 immediatamente dopo di essa, si trovasse un marchingegno che mantenesse gli organi nelle condizioni ottimali per essere trapiantati. Tale evenienza, eliminando una lunga serie di inconvenienti, costituirebbe un innegabile progresso in questo campo della medicina. Andrea Marrazzi, Cagliari Medico Mafia e regime surrogati della Giustizia A suo tempo, una vedova, con figli, fu sfrattata e si rivolse al locale federale fascista (non alla Giustizia di Stato) e così vide immediatamente annullato lo sfratto, poiché il padrone di casa fu minacciato di espulsione dal partito. Questo tipico caso di surrogazione della Giustizia è solo un ricordo di un regime dittatoriale, ma sembra che non si discosti dalla prassi della mafia, nelle zone in cui essa ha radici storiche profonde. Che la nostra Giustizia civile soffra di un arretrato pauroso non è un segreto: sotto questo profilo ci si domanda se si sia coerenti quando si persegue, con il dovuto impegno, la criminalità, ma si continua a rinviare, incautamente, il potenziamento strutturale della Giustizia civile. dott. Cesare Cesari, Bari I

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