Missoni, uno stile lungo 40

Una festa e mostra a Firenze Una festa e mostra a Firenze Missoni, uno stile lungo 40 FIRENZE. Quarant'anni di lavoro. Rosita e Ottavio Missoni li hanno festeggiati ieri a Firenze. Un traguardo che, attraverso una mostra, riassume la filosofia anarchica dello stile creato dalla coppia più affiatata della moda. Dove, punti e colori diversi si incontrano dando vita a un genere assolutamente inimitabile che gli americani hanno chiamato «put-together», mettere insieme. I due stilisti hanno brindato al giro di boa con un grande evento. Una kermesse, battezzata «Missonologia» che si è inauguarata a Palazzo Vecchio nel salone dei Cinquecento. Lì è avvenuta la consegna del premio Pitti Immagine - una coppa disegnata da Sotsass - e la presentazione della monografia dei Missoni. Un libro di 160 pagine, edito da Electa, curato da Isa Vercelloni e Cristina Brigidini. Mentre la mostra, che illustra per temi i capi storici, è ospitata al Ridotto del Teatro La Pergola. E durerà fino al 27 luglio. Oltre ai vari modelli, l'allestimento comprende una video installazione che rimanda spezzoni di interviste, sfilate e ritratti della famiglia. Quella dei Missoni è una saga. I migliori collaboratori di Tai e Rosita sono infatti i figli Angela, Luca e Vittorio. La giornata si è conclusa con un ricevimento alla «Limonaia» di piazza del Carmine - innaffiato da fiumi di vino - a cui hanno partecipato 220 invitati. Fra i quali Enzo Biagi, Monica Vitti, De Crescenzo, la famiglia Ferragamo, i Pucci e tutta la nobiltà fiorentina. Ottavio Missoni, Tai porgli amici, parla volentieri del passato, della dura gavetta. Se li ricorda i primi modelli? «Eccome. Erano vestiti a righe, coloratissimi. Nacquero in uno scantinato di Gallarate, 40 anni fa. Su quelle macchine da maglieria Rosita ed io lavoravamo come matti. Quanto tempo è passato. Già. Fu La Rinascente a chiederci quegli abiti. Una sera andammo a vederli di nascosto nelle vetrine del grande magazzino. I manichini avevavo gli occhi bendati, come nel gioco della mosca cieca. Mentre ce ne stavamo lì, arrivò una coppia. Lui in milanese disse a lei:"Hai visto, hanno coperto gli occhi per non far vedere come sono conciati". Era il 1958 e di capi del genere non se ne erano mai visti. Volete sapere perché le righe? Le nostre tre macchine eseguivano soltanto quel tipo di lavorazione. Facevamo tutto noi, anche i pacchi. Rosita li preparava e io li spedivo». Come sono fra di voi i rapporti di lavoro? «Ottimi. Ma si discute anche parecchio. E' per questo che siamo ancora uniti. Casa e bottega. Non è male. Perché dopo uno scontro in azienda, con tua moglie, alla sera non hai più voglia di litigare, così finisce che ti rilassi e dimentichi tutto». Il primo fatturalo degno di nota? «Non parlerei di fatturato, ma di crescita. Quella vera avvenne alla fine degli Anni Sessanta. Ci vogliono almeno 10 anni per fare bene un mestiere. Io, in quel periodo, ero finalmente a posto con le banche, niente dare e niente avere. I conti tornavano. Una bella soddisfazione». Quali erano e quali sono i vostri clienti? «Difficile ricordarli tutti. Da Lauren Bacali al costumista Tirelli. Schwarzenegger una volta mi telefonò per farmi i complimenti: disse che era del Santa Monica fans club Missoni. Poi Nurejev. Il ballerino acquistava i nostri golf come panini. Era un amico carissimo. In quelle maglie ritrovava una certa cultura tribale. Anche a Gianni Brera piacevano. Da ragazzo ero svelto di gambe, correvo i 400 metri e nel '38 conquistai il titolo mondiale. Ma avevo anche, come dire..., un bell'aspetto. E queste due cose insieme, a Trieste, sono sinonimo di "mona". Ma Brera mi dette subito credito. Diventammo inseparabili. Quante notti a bere vino e a discutere. Il vino rappresenta una mentalità ben precisa. O è buono o è cattivo. Proprio come l'umanità che si divide fra quella che rompe e quella che non rompe. L'amico Gianni stava scrivendo una biografia su di noi dal titolo: "Primo sul filo della Lana". Ho qui le prime 100 cartelle». La carovana dei Missoni come trascorre il tempo libero? «Stiamo molto insieme. Finché i ragazzi non si sono sposati andavamo in vacanza negli stessi posti. Adesso con otto nipoti è un gran caos. Ma a noi piace così. Io dico sempre che quando arrivano i bambini esco io. Ma non è vero». Antonella Amapane Ottavio e Rosita Missoni, una delle coppie più affiatate nel campo della moda. In questi giorni stanno festeggiando i quarant'anni della loro attività. La lo-v. saga viene ricordata anche con una monografia

Luoghi citati: Firenze, Gallarate, Trieste