«Devo tutto a mio nonno»
«Devo tutto a mio nonno» «Devo tutto a mio nonno» Guidi: mi ha aiutato a vincere la sfida ROMA. Gli anziani come problema e come risorsa, come spia della tenuta democratica di un Paese e come obiettivo di una politica sociale non dosata sui ritmi dell'emergenza. Anziani e strutture sociali. Anziani e famiglia. Nonni e nipoti. Solitudine dei vecchi e diritto di tutti alla salute, alla vita di relazione, all'affettività, al rispetto di sé. Un'indagine Istat accende i riflettori sulla condizione dei milioni di cittadini che hanno superato i sessant'anni e rende impossibile ignorare la dimensione e la profondità del problema anziani. Ma il ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale Antonio Guidi vuole sottolineare il valore risorsa che gli anziani rappresentano. Ammette: «Il tema mi emoziona». Racconta: «Io sono nato con alcuni problemi e il rapporto con i miei genitori è stato decisivo. Loro erano spontaneamente contrari a qualsiasi forma di emarginazione, e mi hanno sempre trattato in maniera normalizzante anche eccessiva. Ma importantissimo per me è stato il rapporto con i nonni. Erano l'intreccio di due culture. Lui, Angelo Flavio Guidi, era giornalista. Era stato amico di Roosevelt, un disabile che ce l'aveva fatta. Era vissuto negli Stati Uniti, una Paese che con i disabili si è misurato da tempo e ha elaborato una cultura per fronteggiare il problema. Aveva fatto il direttore del "Progresso italoamericano" e il caporedattore del "Time". E aveva sposato una donna fuori dal comune. Mia nonna Franca era figlia di un medico morto di febbre gialla in Brasile, dove si trovava in missione fra gli indios. Era molto sensibile all'arte. Era stata una modella, negli Anni Trenta». Figlio unico per dieci anni, «finché i miei genitori - grazie al potere che gli veniva dalla cultura, dal sapere - hanno avuto il coraggio e la forza di avere un altro figlio, Francesco, che fa il medico anche lui», il ministro è cresciuto a fianco di questi nonni amatissimi. Abitavano tutti insieme in una piccola casa a Roma, e passavano lunghe estati al mare nelle Marche. Nel guardarsi indietro, si definisce «davvero fortunato». Spiega: «La qualità della relazione fra nonni e nipoti non ha niente a che fare con lo stato sociale e il livello culturale. Anche le persone più umili hanno una cultura, un'identità, una storia che portano con sé e che per il bambino è preziosa. Il bimbo vive un eterno presente, con le insicurezze e le angosce per quanto non conosce. L'anziano gli garantisce il futuro, la continuità nel tempo: gli dà una rassicurazione psicologica essenziale. Trascurare l'importanza di questo rapporto significa espropriare bambini e anziani di una grande esperienza. Me l'hanno insegnato anni di professione. E la mia vita stessa». Quel nonno che ancora gli fa brillare gli occhi «era tornato dall'America pensando di aver chiuso con la sua professione». Invece si mise di nuovo a fare il giornalista: «Perché c'ero io. Le scuole non mi volevano, studiare era un'avventura, non rassegnarsi all'emarginazione era una sfida. Io, con la mia condizione, lo aiutai a non mettersi da parte, a non sentirsi un vecchio senza futuro». Liliana fV.adeo
Persone citate: Angelo Flavio Guidi, Antonio Guidi, Guidi, Roosevelt
Luoghi citati: America, Brasile, Marche, Roma, Stati Uniti
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