Tgr, Scaramucci trasloca a Milano di Maria Grazia Bruzzone

Tgr, Scaramucci trasloca a Milano I presidenti Pivetti e Scognamiglio in dirittura d'arrivo sui nomi del Cda Tgr, Scaramucci trasloca a Milano E Sgarbi nomina Paissan relatore del salva-Rai ROMA. Trasloca a Milano il Tgr, la testata telegiornalistica regionale diretta da Barbara Scaramucci. Sembrava tutto fermo alla Rai, in attesa del nuovo cda. Invece la solerte Scaramucci, come da copione dei «professori», ha deciso di attuare comunque il piano. E di trasferire armi e bagagli la direzione a Milano. Illustrando subito ai vicedirettori di corso Sempione i grandi progetti che, nel nuovo palinsesto approvato in extremis un paio di settimane fa, assegnano a Milano un ruolo nazionale. Basterà per ingraziarsi la Lega di Bossi, che proprio ieri ha incontrato l'ex presidente Dcmattè, facendogli peraltro fare un'ora di anticamera mentre lui si intratte¬ neva piacevolmente coi giornalisti? Sul ruolo tv di Milano Bossi ha sempre messo il cuore. Ma Scaramucci ha pubblicamente legato la sua sorte alla permanenza del direttore generale Locatelli, non sgradita a Forza Italia, ma mal vista dagli alleati, a cominciare da An. Sulle nomine dei nuovi consiglieri Bossi si dice «ottimista». «Non sento puzza di lottizzazione e se la Lega dovesse sentirla avviserebbe ii Paese», assicura. Mentre il presidente Pivetti, alla radio si lascia andare e racconta le alte qualità - professionalità, capacità manageriale, cultura e competenza tecnica - che dovranno caratterizzare la «squadra». Sminuendo il suo incarico - e quello dei prossimi consiglieri - col dirsi d'accordo con Scognamiglio che «queste nomine vanno al più presto sottratte ai presidenti delle Camere». Silenzio sui nomi, naturalmente. Anche se il toto consiglieri fa registrare un calo di Sergio Giunti, che ha declinato l'invito a fare il presidente (ma Scognamiglio e Pivetti non lo considererebbero del tutto «fuori»). Uno stazionario Innocenzo Cipolletta (ma come consigliere). Un contatto con Enzo Biagi, che, reduce da una remota quanto fulminea esperienza di direttore di tg, avrebbe declinato. «Secondo me andrebbe benis"' mo Montanelli, come presidente o in qualsiasi altro posto», butta lì il sempre-scherzoso ministro delle Poste Tatarella. Mentre i seriosi Ccd hanno mandato, sul serio, una delegazione ai presidenti di Camera e Senato per chiedere che nel nuovo cda «sia garantita una presenza cattolica». Protesta invece dal fronte progressista, irritato dalla presenza di Gianni Letta agli ultimi colloqui fra presidenti delieCamere. Il pds annuncia un'interrogazione al presidente del Consiglio per chiedere «come mai il sottosegretario alla Presidenza ritenga di poter essere presente». Intanto, alla commissione Cultura della Camera il vulcanico Sgarbi, non pago delle audizionishow con tutti i Baudo, Funari, Santoro e compagnia, ne ha pensata un'altra delle sue. Ha affidato il ruolo di relatore sul discusso decreto salva-Rai al progressista Mauro Paissan. Suscitando un vespaio nella maggioranza, che minaccia di convocare i capigruppo. «Sono il presidente della commissione e non quello della maggioranza - risponde lui -. D'altra parte, il decreto salva-Rai non è che la reiterazione di quello di Ciampi. Volato qualche mese fa dallo stesso Paissan. E io punto all'unanimità». Maria Grazia Bruzzone

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