Non basta giurare per essere mafioso di Roberto Martinelli

Non basta giurare per essere mafioso Non basta giurare per essere mafioso NON basta essere stati «combinati» nell'esercito di Cosa Nostra per rispondere automaticamente di concorso in associazione mafiosa. La sanzione penale scatta solo quando il soggetto tenga un comportamento che dimostri la volontà concreta di volerne far parte ed agire all'interna di una struttura illegale. Con una sentenza apertamente garantista, la Corte di Cassazione ha cancellato di colpo la sua giurisprudenza più recente (e conformista) e ha decretato la morte di quel reato di concorso in associazione mafiosa troppo spesso contestato da alcune procure distrettuali antimafia sulla parola dei pentiti. /.0706 9771122176083 mafiosa ò stato il collante che quasi tutte le procure hanno usato per arrestare, incriminare, indagare, denunciare migliaia di persone probabilmente arruolate negli eserciti delle diverse mafie che controllano il nostro territorio, ma sulle quali erano stati raccolti scarsi elementi specifici di colpevolezza. La sentenza della Cassazione che ha annullalo la possibilità di continuare su questa strada non è definitiva e riguarda il caso particolare di un avvocato che con i suoi comportamenti si sarebbe reso responsabile di concorso in associazione mafiosa. Può darsi che una tale interpretazione cambi o che altri collegi si pronuncino in modo diverso al fine di provocare l'intervento delle Sezioni Unite. Di certo essa avrà un effetto immediato su due processi clamorosi che sono all'esame della magistratura giudicante: i casi Contrada e Andreotti. Due vicende diverse l'ima La decisione è stata pronunciata da quella stessa prima sezione penale tanto biasimata ai tempi in cui era presieduta da Corrado Carnevale, il magistrato poi sospettato di aver con il suo garantismo esasperato vanificato il lavoro dei giudici palermitani. In sostanza, dice la Cassazione, le regole cui fare riferimento non devono essere quelle mafiose ma le norme del diritto penale. Può verificarsi cioè che un personaggio considerato «uomo d'onore» può non essere penalmente perseguibile, mentre un altro, soltanto «avvicinato» dalla mafia, potrà essere perseguito qualora si sia comportato in modo da «contribuire alla conservazione e al rafforzamento» dell'organizzazione. E' una sentenza che segnerà probabilmente una svolta imprevedibile in tutti i processi di mafia che stanno per venire al pettine. Il concorso in associazione dall'altra distanti tra loro anni luce, entrambe tuttavia partorite dalle verità dei pentiti e poi gestite con risultati diversi dalla pubblica accusa. L'ex questore Contrada stenta a scrollarsi di dosso l'accusa di contiguità con la mafia, l'ex presidente del Consiglio è invece convinto di vincere una battaglia dura ma non impossibile. Ad entrambi la pubblica accusa ha contestato il concorso in associazione mafiosa. Una scelta obbligata perche sia per l'uno che per l'altro sarebbe stato davvero arduo dimostrare che i due erano associati a tempo pieno nell'esercito di Cosa Nostra. E solo qualche settimana fa, forse presagendo la sentenza della Cassazione, Andreotti è stato iscritto nel registro degli arruolati e la sua imputazione è passata da concorso in associazione mafiosa ad associato vero e proprio. Roberto Martinelli

Persone citate: Andreotti, Corrado Carnevale